Dopo il dialogo con Gesù, la donna corre in città non riportando con sé la brocca d’acqua, quasi ad indicare che ormai sta avvenendo per lei ciò che Gesù ha promesso: lei stessa è diventata una sorgente d’acqua! Quanto lei fa in città è riportato dall’evangelista, intrecciato con l’intermezzo del dialogo di Gesù con i discepoli, ritornati al pozzo (dialogo su cui qui non possiamo sostare). Ebbene, arrivata in città, la Samaritana, disposta a riconoscere al Messia un’autorità di rivelazione totale, fa affermazioni su Gesù da porsi in relazione a tale certezza: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?” (v. 29). È la parola di Gesù che fonda questa sua prima professione di fede. E se sembra proclamarla solo cautamente, quasi in modo reticente, è in realtà perché i suoi ascoltatori possano giungere loro stessi ad una conoscenza personale di fede. D’altra parte possiamo ammirare l’astuzia di questa donna, che come evangelizzatrice non può certo farsi ascoltare dai propri compaesani dicendo: “Venite a vedere un giudeo che annuncia l’abolizione del nostro tempio, nonché di quello di Gerusalemme, e che anzi propone un’adorazione di Dio in spirito e verità!”. Nondimeno ella si compromette personalmente in questa testimonianza di fede, non esitando a parlare di se stessa, e lasciare trasparire un giudizio negativo su di sé. Facendo ciò, obbliga gli abitanti di Sicar a prendere posizione a loro volta, ad accettare o a rifiutare. Ed essi si mettono in cammino per andare ad incontrare Gesù, mossi dalle parole della donna, che appartiene dunque a quella serie di testimoni che conducono altre persone a Cristo, come il Battista, o i primi discepoli, e come lo stesso autore del Vangelo. L’adesione iniziale deve crescere attraverso l’esperienza più diretta e prolungata ed è su questa esperienza che vediamo qui sostare il brano. Le’esperienza dei Samaritani è meglio fondata. Infatti, la motivazione (“noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”) è una confessione più piena e universale; la loro confessione cristologica giunge ad affermare che Gesù è il Salvatore del mondo (v. 42).
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