Premessa - Il tempo pasquale è il centro dell’anno liturgico. La centralità compete a questo tempo per il fatto che è un tempo privilegiato per la memoria di Gesù Cristo, crocifisso e risorto. È memoria dell’evento pasqua che resta presente nella sua piena efficacia, e perciò anche esperienza vitale che anima la fede dei cristiani, confessione e testimonianza della vita nuova inaugurata dalla risurrezione di Gesù.
Le letture di questo tempo pasquale esortano a porre l’esistenza quotidiana in continuo riferimento con questa memoria del mistero della Pasqua. La professione di fede nel Risorto comporta sempre anche la consapevolezza di quanto Dio ha operato in lui per noi. Il richiamo all’agire di Dio nella storia dà valore anche al presente e orienta ad un futuro nuovo da costruire. Dio ci chiama ad essere collaboratori.
La fede pasquale può allora comunicare anche un realistico senso di ottimismo. Il cristianesimo non è esperienza di indifferenza o di scetticismo, ma consapevolezza che Dio opera nella storia per condurla ad un fine buono. Nei vangeli pasquali ricorre spesso la promessa dello Spirito che dona la pace. Si allude qui allo shalom di cui parla spesso la Bibbia: non una semplice assenza di conflitti, ma una presenza riconciliante e capace di costruire armonia nell’uomo e tra gli uomini. Un’armonia che ha la sua radice nell’armonia dell’uomo con Dio, frutto della Pasqua di Gesù.
Dedicheremo il tempo pasquale a meglio conoscere tutti i brani dei vangeli che parlano della resurrezione di Gesù Cristo, nostro Signore.
Un nuovo inizio - Il testo del vangelo di Giovanni (20,1-9) della visita alla tomba vuota costituisce un racconto di rivelazione del mistero di Cristo come colui che ha vinto la morte e che perciò la morte non ha potuto trattenere nel sepolcro. Ma è anche un racconto di trasformazione, perché in uno dei due discepoli che corrono alla tomba avviene qualcosa che è come l’inizio della fede, il principio di un’apertura al nuovo mondo di Dio.
Vi è un nuovo inizio, anche se i protagonisti umani della vicenda non lo sanno ancora. Per questo l’evangelista introduce il racconto con l’intrigante formulazione: “Il primo giorno della settimana” (letteralmente: l’uno dopo il sabato). Annotazione cronologica con valore simbolico, allusiva alla nuova creazione, che è ormai in atto e che diventerà evidente nel racconto dell’incontro tra il Risorto e Maria di Magdala, dove lui è come il nuovo Adamo, custode del giardino di Dio. L’altra indicazione cronologica riguarda l’ora del giorno: “ … di mattino, quando era ancora buio”. Di mattino perché è già iniziato il giorno della risurrezione; quando è ancora buio perché i protagonisti umani, che si muovono intorno al sepolcro di Gesù, sono ancora immersi in un’atmosfera d’incredulità. La prima ad apparire in scena è Maria di Magdala, che corre al sepolcro, vede la pietra tolta da esso e corre a segnalare il fatto a due dei discepoli, che nel racconto giovanneo hanno un ruolo di spicco: Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava. Maria è certamente mossa da un profondo affetto per il Maestro, affetto che traspare dal suo andare al sepolcro di primo mattino, e poi dal suo ritornare di corsa a comunicare la notizia per lei sconvolgente circa il sepolcro di Gesù. Non c’è ancora in lei un atteggiamento di fede, che sgorgherà solo quando la parola del Risorto la raggiungerà interpellandola per nome. Pertanto il sepolcro è solo un mnēmêion, cioè un luogo per la memoria, ma non per l’appuntamento con un vivente. L’assenza del corpo di Gesù nel sepolcro è interpretata da lei con schemi meramente umani, e cioè come risultato di un trafugamento del cadavere. Ella non pensa affatto ad una possibile azione di Dio; il suo amore per Gesù è grande, e lei non è riuscita a comprendere il senso di quella morte, che le appare solo come la fine irrimediabile. In questa ottica, Maria di Magdala rappresenta quell’umanità che guarda a Gesù con simpatia, con sincera ammirazione, magari anche facendone propri gli insegnamenti, ma non riconoscendo in lui colui che ha vinto la morte e che ha fatto trionfare la vita. Se Maria di Magdala si aprirà alla fede nella risurrezione, ciò non sarà dovuto ad una sua autonoma maturazione interiore, ma all’azione del Risorto, alla forza della sua parola e del suo Spirito. In definitiva, ella si aggira nelle tenebre perché in lei non è ancora sorto il sole della fede; e, del resto, nelle tenebre restano per il momento avvolti anche gli altri discepoli.
Le letture di questo tempo pasquale esortano a porre l’esistenza quotidiana in continuo riferimento con questa memoria del mistero della Pasqua. La professione di fede nel Risorto comporta sempre anche la consapevolezza di quanto Dio ha operato in lui per noi. Il richiamo all’agire di Dio nella storia dà valore anche al presente e orienta ad un futuro nuovo da costruire. Dio ci chiama ad essere collaboratori.
La fede pasquale può allora comunicare anche un realistico senso di ottimismo. Il cristianesimo non è esperienza di indifferenza o di scetticismo, ma consapevolezza che Dio opera nella storia per condurla ad un fine buono. Nei vangeli pasquali ricorre spesso la promessa dello Spirito che dona la pace. Si allude qui allo shalom di cui parla spesso la Bibbia: non una semplice assenza di conflitti, ma una presenza riconciliante e capace di costruire armonia nell’uomo e tra gli uomini. Un’armonia che ha la sua radice nell’armonia dell’uomo con Dio, frutto della Pasqua di Gesù.
Dedicheremo il tempo pasquale a meglio conoscere tutti i brani dei vangeli che parlano della resurrezione di Gesù Cristo, nostro Signore.
Un nuovo inizio - Il testo del vangelo di Giovanni (20,1-9) della visita alla tomba vuota costituisce un racconto di rivelazione del mistero di Cristo come colui che ha vinto la morte e che perciò la morte non ha potuto trattenere nel sepolcro. Ma è anche un racconto di trasformazione, perché in uno dei due discepoli che corrono alla tomba avviene qualcosa che è come l’inizio della fede, il principio di un’apertura al nuovo mondo di Dio.
Vi è un nuovo inizio, anche se i protagonisti umani della vicenda non lo sanno ancora. Per questo l’evangelista introduce il racconto con l’intrigante formulazione: “Il primo giorno della settimana” (letteralmente: l’uno dopo il sabato). Annotazione cronologica con valore simbolico, allusiva alla nuova creazione, che è ormai in atto e che diventerà evidente nel racconto dell’incontro tra il Risorto e Maria di Magdala, dove lui è come il nuovo Adamo, custode del giardino di Dio. L’altra indicazione cronologica riguarda l’ora del giorno: “ … di mattino, quando era ancora buio”. Di mattino perché è già iniziato il giorno della risurrezione; quando è ancora buio perché i protagonisti umani, che si muovono intorno al sepolcro di Gesù, sono ancora immersi in un’atmosfera d’incredulità. La prima ad apparire in scena è Maria di Magdala, che corre al sepolcro, vede la pietra tolta da esso e corre a segnalare il fatto a due dei discepoli, che nel racconto giovanneo hanno un ruolo di spicco: Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava. Maria è certamente mossa da un profondo affetto per il Maestro, affetto che traspare dal suo andare al sepolcro di primo mattino, e poi dal suo ritornare di corsa a comunicare la notizia per lei sconvolgente circa il sepolcro di Gesù. Non c’è ancora in lei un atteggiamento di fede, che sgorgherà solo quando la parola del Risorto la raggiungerà interpellandola per nome. Pertanto il sepolcro è solo un mnēmêion, cioè un luogo per la memoria, ma non per l’appuntamento con un vivente. L’assenza del corpo di Gesù nel sepolcro è interpretata da lei con schemi meramente umani, e cioè come risultato di un trafugamento del cadavere. Ella non pensa affatto ad una possibile azione di Dio; il suo amore per Gesù è grande, e lei non è riuscita a comprendere il senso di quella morte, che le appare solo come la fine irrimediabile. In questa ottica, Maria di Magdala rappresenta quell’umanità che guarda a Gesù con simpatia, con sincera ammirazione, magari anche facendone propri gli insegnamenti, ma non riconoscendo in lui colui che ha vinto la morte e che ha fatto trionfare la vita. Se Maria di Magdala si aprirà alla fede nella risurrezione, ciò non sarà dovuto ad una sua autonoma maturazione interiore, ma all’azione del Risorto, alla forza della sua parola e del suo Spirito. In definitiva, ella si aggira nelle tenebre perché in lei non è ancora sorto il sole della fede; e, del resto, nelle tenebre restano per il momento avvolti anche gli altri discepoli.
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