Il commento dell’evangelista è rivolto al proprio lettore perché diventi consapevole che un cammino di fede, una sua autentica maturazione, non può prescindere dall’incontro con le Scritture, in quanto testimonianza del piano salvifico di Dio. È vero che il discepolo amato comincia a constatare l’azione di Dio in quella tomba, e perciò in quella morte dl maestro, ma dovrà anch’egli superare l’ignoranza delle Scritture e giungere con esse e comprendere come la croce non sia estranea al piano salvifico di Dio, ma faccia un’unità indissolubile con la risurrezione. Sono proprio le Scritture a rendere comprensibile l’evento della morte, collocandolo nel piano della rivelazione divina in favore della vita del mondo ( “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito …” Giovanni 3,16). Esse impediscono di percorrere le false piste di rappresentazione della realtà del Risorto e della risurrezione semplicemente come una messa tra parentesi o un annullamento di quanto è avvenuto con la morte di Gesù. I segni che il discepolo amato ha visto quel mattino sono transitori, non disponibili ad altri e tanto meno alle generazioni successive, mentre le Scritture sono accessibili in ogni momento e a tutti coloro che le aprono con fede. È chiaro, per Giovanni, che le Scritture rivelano il volto di un Dio che entra nella storia degli uomini e che si fa imponente per manifestare in modo irreversibile la sua fedeltà alla promessa. La risurrezione di Gesù è l’atto che pone definitivamente il sigillo della fedeltà di Dio sulla vicenda del Nazzareno. Il v. 10 (non riportato purtroppo dalla pericope liturgica) vede i due discepoli tornare nuovamente a casa: “ I discepoli perciò se ne tornano di nuovo a casa”. In un certo senso le tenebre da cui erano partiti non sono ancora del tutto dissipate e il rischio del ripiegamento su se stessi è ancora molto forte. Per questo ci vorrà il dono dello Spirito! Quando il discepolo amato sarà rivestito della forza dello Spirito, nella sera di quel medesimo giorno, diventerà quello che è chiamato ad essere: il testimone dell’amore di Cristo.
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