Una volta giunto al sepolcro ed entratovi, Pietro osserva qualcosa che attira la sua attenzione: “Osservò i teli posati là , e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte” (vv. 6-7). I teli funebri sono collocati con una disposizione tale da far capire che la tomba non è stata violata, perché non ci sono segni di saccheggio, di trafugamento. Se i teli son là dove devono essere, mentre il corpo è inspiegabilmente assente, la cosa è diversa per il sudario, che è “in disparte, ripiegato in un luogo”. La posizione del sudárion ha dunque per l’evangelista un significato particolare, che però è oggetto di interpretazioni molto varie. La differenza con il racconto della risurrezione di Lazzaro è palese, perché Lazzaro era uscito dal sepolcro ancora avvolto nei teli funerari e con la faccia coperta dal sudario. ( “Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario” Giovanni 11,44). Nel caso della tomba di Gesù, gli ‘addobbi’ della morte sono svuotati o allontanati. Va notato anche il participio passivo per indicare il sudario ripiegato, quasi a suggellare un atto che decreta la sconfitta della morte. È una smobilitazione degli addobbi che deve preparare all’intuizione della fede, e cioè che in quella tomba Dio ha agito. Ma quanto Pietro vede resta per lui enigmatico ed egli non coglie affatto i segni della morte sconfitta in quel sepolcro vuoto, in quei teli svuotati e in quel sudario avvolto in un luogo a parte. Peraltro quest’ultima espressione, dato che il termine ‘luogo’ è nel quarto vangelo solitamente riferito al tempio, potrebbe anche essere un’annotazione polemica: l’istituzione che ha decretato la morte di Gesù è ora posta sotto la sentenza di morte, mentre il condannato è riabilitato.
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