L’aurora più sfolgorante della storia poggia su un’assenza significativa che sembra negare una presenza essenziale. La prima produce sconcerto, ribaltoni ed ansia. La presenza risulta ancor più necessaria per esaltare la vita, per costruire la pace, per rendere nuova la gioia. E tutto ruota attorno a Lui che manca e tutto il resto sembra irrimediabilmente scomparso. Questo capovolgimento delle attese crea lo sconvolgimento dei dati di fatto. E per ritrovare l’ordito della verità pasquale si inizia la corsa della ricerca, dell’annuncio, della conferma.
È stato tanto il bene compiuto da Gesù; sono stati illuminanti i messaggi da Lui consegnati alla storia degli uomini; è risultata una questione di vita o di morte la sua presenza o la sua assenza tra di noi. Ora che non è più, si scopre l’essenzialità della presenza del Messia: è insufficiente farne memoria, bisogna celebrarne il memoriale. La legge, la dottrina e le parole non bastano. Per incontrare, conoscere e vivere il suo messaggio bisogna ritrovarlo Risorto sulle nostre strade, accoglierlo come pane azzimo capace di soddisfare la fame di vita di ogni vivente, sperimentarlo come costruttore di pace nel groviglio delle conflittualità violente del tempo presente.
Tutto questo evidenzia come senza di Lui siamo poveri di verità, mendicanti di infinito, segnati da debolezze esistenziali. Solo la sua risurrezione mette in atto le vertigini che ci immettono nella nuova storia dell’umanità. Solo la sua presenza ci dona la paressia necessaria per annunciare l’evento pasquale fino ai confini della terra. Solo la Pasqua ci libera dalla codardia dei pusillanimi nello spirito. E tuttavia solo di fronte al Risorto emerge la relatività della nostra storia perché la storia, ormai, deve fare i conti con Lui.
Si riparte col nuovo di fronte al sepolcro vuoto: “ so che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto come aveva detto”. Questa novità inizia con l’incredibile atteggiamento dell’apostolo amato che, giunto al sepolcro “si chinò, vide i teli posati là … poi entrò, e vide e credette”.
La Pasqua è, per ogni cristiano, l’inizio del pellegrinaggio al sepolcro vuoto. Ogni domenica il sepolcro ci attende per riempirlo della pienezza della Parola in quanto tutto si è compiuto “secondo le Scritture”. Ed è la fecondità della Parola che ce lo fa incontrare risorto nel gesto dello spezzare il pane. Solo i ricercatori appassionati e instancabili del Risorto diventano gli annunciatori credibili e completi di questo evento pasquale. E qui che trova senso il pianto della gioia. E qui la gioia nata dal pianto della vita diventa contagiosa.
È stato tanto il bene compiuto da Gesù; sono stati illuminanti i messaggi da Lui consegnati alla storia degli uomini; è risultata una questione di vita o di morte la sua presenza o la sua assenza tra di noi. Ora che non è più, si scopre l’essenzialità della presenza del Messia: è insufficiente farne memoria, bisogna celebrarne il memoriale. La legge, la dottrina e le parole non bastano. Per incontrare, conoscere e vivere il suo messaggio bisogna ritrovarlo Risorto sulle nostre strade, accoglierlo come pane azzimo capace di soddisfare la fame di vita di ogni vivente, sperimentarlo come costruttore di pace nel groviglio delle conflittualità violente del tempo presente.
Tutto questo evidenzia come senza di Lui siamo poveri di verità, mendicanti di infinito, segnati da debolezze esistenziali. Solo la sua risurrezione mette in atto le vertigini che ci immettono nella nuova storia dell’umanità. Solo la sua presenza ci dona la paressia necessaria per annunciare l’evento pasquale fino ai confini della terra. Solo la Pasqua ci libera dalla codardia dei pusillanimi nello spirito. E tuttavia solo di fronte al Risorto emerge la relatività della nostra storia perché la storia, ormai, deve fare i conti con Lui.
Si riparte col nuovo di fronte al sepolcro vuoto: “ so che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto come aveva detto”. Questa novità inizia con l’incredibile atteggiamento dell’apostolo amato che, giunto al sepolcro “si chinò, vide i teli posati là … poi entrò, e vide e credette”.
La Pasqua è, per ogni cristiano, l’inizio del pellegrinaggio al sepolcro vuoto. Ogni domenica il sepolcro ci attende per riempirlo della pienezza della Parola in quanto tutto si è compiuto “secondo le Scritture”. Ed è la fecondità della Parola che ce lo fa incontrare risorto nel gesto dello spezzare il pane. Solo i ricercatori appassionati e instancabili del Risorto diventano gli annunciatori credibili e completi di questo evento pasquale. E qui che trova senso il pianto della gioia. E qui la gioia nata dal pianto della vita diventa contagiosa.
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