sabato 28 maggio 2011

225 - GESÙ RISORTO, LO SPIRITO SANTO, I DISCEPOLI - 29 Maggio 2011 – Sesta domenica di Pasqua - (Atti 8,5-8.14-17 1ª Pietro 3,15-18 Gv 14,15-21)

Gesù è in mezzo ai suoi anche attraverso il suo Spirito. In tal modo si rafforza la relazione tra il Risorto e coloro che lo riconoscono. La fedeltà alla sua parola, perciò, non ha nulla di servile: si tratta di un atto d’amore, che si esprime nell’accoglierlo e nel seguirlo come rivelazione dell’amore del Padre in tutti i contesti della vita. Il cristianesimo non può diventare né moralismo ne formalismo. Non è teoria a soddisfazione dell’intelletto, né un insieme di regole e neppure un apparato di usi e costumi a cui conformarsi per abitudine. È scelta di vita, è esperienza di una relazione forte e profonda. Una relazione che non si riduce a esteriore conformismo, ma umanizza perché avvicina a Dio. Il Vangelo di oggi proclama la promessa rassicurante di Gesù: non vi lascerò orfani, ritornerò a voi! Le parole di Gesù assumono però significati profondi: esse rivelano la volontà di presenza, e il progetto di comunione da realizzare nell’umanità. Per questo Gesù affida ai discepoli le sue consegne per il tempo successivo alla risurrezione, il tempo dello Spirito e della Chiesa.
Nei discorsi di addio(capitoli 13-17) il vangelo di Giovanni dimostra un particolare interesse al tema dello Spirito, come appare dalle promesse del Paraclito. Ognuna sottolinea un aspetto particolare della presenza dello Spirito nella vita dei discepoli, una sua attività. Nella prima promessa ancor più che un’attività precisa dello Spirito si sottolinea la sua intimità al discepolo e la sua relazione con il Cristo. Va subito detto che il vangelo di Giovanni mostra una forte concentrazione cristologica del tema dello Spirito, come appare già dal fatto che gli unici abilitati a parlarne sono appunto Gesù, il Battista, in quanto suo testimone, e il narratore come colui che dà voce al discepolo amato, che rende testimonianza. Per cogliere meglio la portata delle singole promesse è poi opportuno non isolarle dal contesto dei discorsi della Cena, ma collegarle alle domande che i discepoli pongono a Gesù in relazione alla loro sequela, al mistero della sua persona, alle paradossali modalità della rivelazione divina che si attua in lui. Ebbene, i discepoli potranno superare la loro incomprensione del mistero di Cristo e del senso della loro sequela proprio grazie al dono dello Spirito.
Preghiera - Vivere in relazione con te, Gesù, non significa accontentarsi di belle idee, di principi che entusiasmano, di parole piene di saggezza, di professioni di fede colme di luce. Tu ci chiedi di mettere alla prova la nostra relazione con te, di verificarne l’autenticità con un criterio semplice, ma sicuro. Tu ci domandi, infatti, di accogliere i tuoi comandamenti, di realizzarli, giorno dopo giorno, nelle scelte che costellano il nostro percorso quotidiano, con atteggiamenti concreti che rivelano la fedeltà a quanto tu ci hai insegnato.
È così, infatti, incarnando le tue parole, anche quelle più esigenti, nella nostra storia, individuale e comunitaria, che noi permettiamo al tuo amore di modellarci, di trasformarci proprio come fa un vasaio con la sua argilla. È così che il tuo Spirito agisce in modo discreto, ma efficace, liberandoci da quanto risulta non conforme al Vangelo e portando a maturazione ogni seme deposto in noi.
Preghiera a Maria – Il Signore ti ha esaltata, o Regina, per la tua umiltà. Umiltà con cui hai detto: “Eccomi, sono la serva del Signore”; umiltà con cui hai generato e custodito il tuo Figlio divino; umiltà con cui lo hai accompagnato nei giorni della sua missione; umiltà con cui hai condiviso l’ignominia della croce. Da dove ora siedi, Regina accanto al Re, intercedi per tutti noi: fa che possiamo giungere, come te, alla gloria del Regno eterno promesso dal Figlio tuo, Gesù, a chi lo segue sulla via del servizio, nell’amore e nell’umiltà.

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