venerdì 6 maggio 2011

198 - LA MORTE E’ IL ‘CASO SERIO’ DELLA VITA - 03 Maggio 2011 – Martedì 2ª sett. di Pasqua

Il rifiuto di Tommaso ad accogliere la loro testimonianza non è la gretta obiezione del sensista, disposto a riconoscere soltanto quanto i sensi comunicano, e neppure la più raffinata resistenza del razionalista, che riconosce solo le evidenze dimostrabili dalla sua ragione. Se resiste nella sua negazione di quanto i discepoli affermano è perché non vuole giocare con la serietà della morte. Egli non può verificare con qualche favoletta il dramma che ha coinvolto il suo Maestro e che ha travolto l’intero gruppo dei discepoli. La morte è il caso serio della vita, e soluzioni facili non sono per lui accettabili, perché sono solo farmaci inefficaci, palliativi per non cadere nella disperazione. Tommaso esige allora che la vittoria sulla morte proclamata dai discepoli sia in qualche modo tangibile e non una pia frode per non ammettere con se stessi la tragedia. Ecco allora la sua provocazione: “ Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo” (Giovanni 20,25). Nella sua richiesta vi è qualcosa di analogo a quella di Maria di Magdala, quando reclamava dal giardiniere il corpo di Gesù. Ma non è soltanto la pretesa di poter sperimentare il contatto fisico con il corpo risorto di colui che era stato crocifisso, bensì anche il desiderio di non scordare mai quanto quell’uomo li aveva amati, tenendo fisse nella mente le ferite dei chiodi, le mani trafitte, il costato squarciato. Propriamente, Tommaso non dice di non credere alla possibilità della risurrezione, ma esige che la morte di Gesù non venga messa tra parentesi. D’altra parte ha la pretesa di imporre le sue condizioni, rivendicando i diritti di un assente. E qui è la sua incredulità, perché è una fede il cui cammino si è arrestato a metà, e sembra irrimediabilmente arenato.

Preghiera a Maria – Tu che eri assidua alle preghiere, intuivi qualcosa del mistero nascosto in quelle arcane parole che l’angelo faceva risuonare dentro il tuo cuore e, dopo l’immediato, umano turbamento, hai dato l’adesione di fede dicendoti ‘serva della divina volontà’. Serva sei stata in tutti gli istanti della tua vita, vissuta accanto a quel Figlio … Per questo, ora siedi regina presso il trono di Cristo Signore, da dove intercedi per noi grazia e pietà. Insegnaci, sorella e madre, a comprendere che soltanto servendo Dio e i fratelli, possiamo trovare, come te, pienezza di vita e di gioia. Amen.

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