venerdì 13 maggio 2011

209 - IL RITORNO A GERUSALEMME - 13 Maggio 2011 – Venerdì 3ª sett. di Pasqua

Il ritorno a Gerusalemme è quindi opposto al cammino che essi hanno fatto poco prima. Se per l’innanzi erano tristi, senza più speranza, ora hanno ritrovato la gioia, anzi un entusiasmo senza limiti e una speranza assolutamente certa. Pur essendo ormai sera e nonostante il viaggio di ritorno a piedi sia piuttosto lungo, i due non esitano a correre a Gerusalemme. È davvero un giorno che non finisce mai, perché ormai è dentro di loro la luce. È un giorno che preannuncia l’interminabile tempo della missione della Chiesa, in cui ogni uomo deve essere raggiunto dalla buona notizia. Clèopa e il suo amico non possono più tenere solo per sé la meravigliosa notizia, ma si devono fare evangelizzatori, annunciatori della risurrezione di Gesù; è la parabola dell’annuncio cristiano. Il testimone di Cristo non potrà tenere segreto l’incontro che egli ha fatto con il suo Signore e il cambiamento di vita che ha sperimentato: deve comunicarlo ai suoi fratelli. Il fatto che Gesù li abbia preceduti e sia già apparso a Simone è segno ulteriore della grazia divina che sta convocando i discepoli dopo lo scacco della morte di Gesù. La condivisione della medesima scoperta li avvince e li fa diventare nuovamente comunità di Cristo. Questa è la Chiesa: la comunione tra coloro che si riconoscono nella storia di Gesù come il Vivente, confessano insieme la loro fede e mettono in comune la loro esperienza di discepoli. Con questa conclusione, Luca rafforza il parallelismo che viene a stabilirsi tra la vicenda dei due discepoli di Emmaus e l’episodio, narrato in Atti 8,26-40, dell’incontro tra Filippo e l’eunuco della regina d’Etiopia. In questo caso il compagno di viaggio non è immediatamente Gesù, ma è un ‘altro’ Gesù, cioè il discepolo che si è fatto missionario, evangelizzatore. E come con i due discepoli di Emmaus Gesù si accosta a percorrere con loro un tratto di cammino, così Filippo sale sul carro del funzionario regale per condividere con lui le Scritture e portarlo a riconoscere che esse parlano di Gesù. Sia i due discepoli di Emmaus sia l’eunuco etiope hanno bisogno di qualcuno che si faccia per loro interprete delle Scritture, mostrandone il fulcro vitale: il mistero di Cristo, morto e risorto. Ad Emmaus Gesù spezza il pane e mostra la centralità dell’eucarestia per l’esperienza del discepolo; similmente Filippo introduce l’eunuco nella vita cristiana attraverso un segno sacramentale: il battesimo. E la corsa gioiosa, quasi frenetica dei due discepoli di Emmaus per portare agli altri l’annuncio pasquale, trova un suo parallelo nel viaggio che l’eunuco prosegue sotto il segno della gioia piena (Atti 8,39).
Preghiera a Maria - Gesù ha pregato alla vigilia della sua passione perché i discepoli fossero una cosa sola ed è morto in croce per attirare tutti a sé, riunendo i figli di Dio dispersi. E presso la croce, eri tu, Maria, a generare, con Cristo, l’una e indivisa Chiesa. E tu eri pure nel cenacolo a invocare, insieme con gli apostoli, il Santo Spirito perché tenesse unita nella concordia e nella pace la prima comunità cristiana. Senza una madre non c’è unità! Ti preghiamo di vegliare ancora sulla Chiesa e di affrettare l’esaudimento della preghiera sacerdotale di Gesù. Ti preghiamo anche di vegliare sull’umanità intera e di ottenere che formi l’unico popolo della nuova alleanza.

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