mercoledì 18 maggio 2011

215 - PIETRO IN CRISTO PRONTO A DONARE LA VITA PER LE PECORELLE - 19 Maggio 2011 – Giovedì 4ª sett. di Pasqua

Gesù nel suo colloquio con Pietro (Cfr. Giovanni 21,15-19) usa la parola agapáo, che indica l’amore originario e gratuito con il quale Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio (3,16), l’amore estremo con il quale Gesù ci ha amati (13,1), che è lo stesso con il quale il Padre ama noi (15,9). È l’amore con il quale ora anche noi possiamo amarci gli uni gli altri (13,34; 15,12.17), fino a dare la vita (15,13). È quell’amore la cui forza è la debolezza di chi espone, dispone e depone la propria vita per l’amato, gli lava i piedi e gli si dona senza riserva, come nel boccone offerto a Giuda. Gesù chiede a Pietro se ha accolto l’amore che gli ha mostrato. Ora, dopo la croce, può capirlo. Si, Signore, tu sai che ti sono amico. La risposta affermativa di Pietro non si fonda sulla sua sicurezza di dare la vita per Gesù (cf. 13,37). Si fonda su quanto il Signore sa: gli aveva predetto la sua defezione (13,38), ma pure che lo avrebbe seguito più tardi (13,36b). Pietro lascia perdere l’emulazione con gli altri: non risponde al “più di costoro”. Inoltre non usa la parola di Gesù (agapáo), bensì philéo, che significa essere amico. Non è una semplice variazione stilistica. Il verbo agapáo indica l’amore che dà la vita: origine di questo amore è solo lui, il Signore. Quando accettiamo che lui ci lavi i piedi, allora anche noi possiamo amare come lui. Il verbo philéo aggiunge sfumature di amicizia e reciprocità affettiva, ormai possibile perché abbiamo accolto il suo amore assoluto. “Nessuno ha un amore più grande di questo, che qualcuno ponga la propria vita per i suoi amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che vi comando” (15,13s), amandovi gli uni con gli altri con l’amore con cui io ho amato voi(15,12).
Grazie all’esperienza di amore ricevuto, Pietro è associato alla missione del buon Pastore. L’essere pastore non è onore, ma onere. Scaturisce dal pondus amoris, da quel peso di amore noto solo a colui al quale è perdonato di più. Pietro è posto a servizio dell’unità tra i fratelli perché, nel suo peccato perdonato, ha coscienza dell’amore di Cristo. Per questo il suo ministero sarà contrassegnato da perdono e riconciliazione. La sua preminenza non è nel dominio, ma nel servizio di misericordia e perdono (cf. 20,21-23). Istituzione e amore non vanno mai separati. Senza amore ogni istituzione è perversione; anzi, più l’istituzione è perfetta, più grande è la perversione. La Chiesa è in’istituzione che ha come fine quello di amare l’uomo perché sia libero di amare. Cristo ci ha liberati per questa libertà (cf. Gal 5,1.13).
Preghiera a Maria - Per te, Maria, ringraziamo Dio Padre perché ti ha donata al popolo cristiano come ausiliatrice e madre. Tu conosci tutte le nostre lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, e su di esse fai splendere la tua immagine di ‘donna’ vittoriosa, prefigurata fin dai primordi del genere umano. Per questo confidiamo che, sotto la tua protezione, possiamo affrontare il buon combattimento della fede e, ancorati alla parola di Dio e all’insegnamento della Chiesa, procedere sicuri tra le tempeste del mondo. Il tuo aiuto efficace faccia di noi cristiani, nella compagnia degli uomini e delle donne di oggi, quello che l’anima è per il corpo, fino a che, insieme a tutti i nostri fratelli e sorelle, possiamo giungere alla gioia perfetta, nella patria celeste.

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