mercoledì 18 maggio 2011

212 - IL DINAMISMO MISSIONARIO DELLA RISURREZIONE DI GESU’ - 16 Maggio 2011 – Lunedì 4ª sett. di Pasqua

Al capitolo 20 del vangelo di Giovanni abbiamo dedicato la prima (nn. 190-195) e la seconda (nn.196-203) settimana di Pasqua.In questa settimana meditiamo il capitolo 21 composto di due sezioni, separate dall’annotazione dell’evangelista al versetto 14: “Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti”. Nella prima parte c’è la terza apparizione di Gesù, dopo le prime due descritte nel capitolo 20, la quale inizia con la pesca miracolosa e si compie nel pasto conviviale (21,1-13); nella seconda parte sempre del capitolo 21 l’attenzione si concentra prima su Pietro e poi sul discepolo amato indicandone, seppure in modo misterioso, la sua missione.
Quella di partenza del racconto è una situazione di stallo: si rievoca qui ciò che nei sinottici è presente come racconto di vocazione. In Luca 5,5 è Pietro a rispondere a Gesù dicendo: “Abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla”. Al mattino l’incontro con Gesù rende possibile un nuovo inizio, una svolta: è la vera e definitiva chiamata, quella del Risorto, che coinvolge nel dinamismo missionario della sua risurrezione tutta la vita dei discepoli. Difatti l’elemento dell’abbondanza materiale dei pesci evoca il racconto dei pani (Giovanni 6,5-13) e contribuisce così a delineare lo sfondo simbolico dell’attività dei pescatori: tale abbondanza indica già in modo eloquente l’azione evangelizzatrice che i discepoli compiranno e i suoi frutti. Al contempo indica che ogni frutto della missione non è che un’obbedienza dei discepoli al comando del Signore: essi non hanno preso nulla per tutta la notte e solo il Signore è la vera garanzia di successo per l’evangelizzazione. Infine ancora il segno dell’abbondanza del pescato diviene indicatore anche dell’identità di colui che ha impartito il comando, ancora non identificato dagli apostoli. Qui si innesta il primato del discepolo amato: come egli è stato colui che davanti alle bende “vide e credette” (20,8), così ora è il primo a vedere e credere. Ma da qui in poi tutta l’attenzione del narratore è incentrata su Pietro. È interessante il dettaglio del camiciotto che Pietro si stringe attorno e che ritornerà al termine del capitolo: arriverà il momento in cui sarà qualcun altro a cingergli la veste. C’è qui un simbolismo molto profondo: Pietro sarà chiamato a dare la vita per il Signore. Proprio lui che si vergogna di comparire nudo al cospetto del suo Signore, avendolo tradito, ora sta per essere riabilitato dal Signore stesso per un dono particolare del suo amore. Ed egli risponderà a sua volta con il dono della sua vita, gettandosi nel mare della morte per raggiungere così il suo Signore. Il ruolo di Pietro è centrale anche nel seguito della narrazione: è lui che trascina da solo la rete piena di pesci, la quale non si spezza. Il Signore aveva usato lo stesso verbo (elkÝō) per indicare la forza di attrazione che egli, una volta innalzato, avrebbe esercitato su tutti gli uomini (12,32). E se la rete non si spezza vuol dire che il lavoro apostolico di Pietro avrà successo: egli sarà il garante dell’unità e dell’efficacia dell’attività di tutti gli apostoli e di tutta la Chiesa. È importante poi sottolineare che Gesù offre ai discepoli un pasto già preparato da lui stesso: gli elementi non sono costituiti da ciò che hanno portato i discepoli, e dunque simbolizzano l’offerta di sé che il Signore risorto fa loro, ristabilendo una comunione che sempre e di nuovo verrà attualizzata nell’eucarestia.
Preghiera a Maria - Tu, Vergine Madre, hai dato alla luce di questo mondo Colui che del mondo è la consolazione, promessa dai profeti. Tu, afflitta presso la croce del Figlio dell’Altissimo, sei stata confortata con la speranza della risurrezione. Tu, unita agli apostoli nel cenacolo, hai atteso con fiducia lo Spirito consolatore. Ed ora che sei gloriosa in cielo, non dimenticare le tristezze della terra. Abbi pietà di tutti coloro che soffrono per la malattia, la solitudine, la separazione; di quanti lottano per sopravvivere e di quanti hanno tutto,proprio tutto, ma non trovano il senso della vita. Dona consolazione e forza a chi si sente incapace di amare e perdonare. Noi, fiduciosi, ci rivolgiamo a te.

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