venerdì 13 maggio 2011

206 - DI CHE COSA DISCUTETE? - 10 Maggio 2011 – Martedì 3ª sett. di Pasqua

Noi siamo avvantaggiati perché sappiamo che l’anonimo pellegrino è Gesù, quindi più che interessarci alla sua identificazione siamo liberi di analizzare gli atteggiamenti e le reazioni dei due ex discepoli, e così riconoscervi anche le nostre problematiche di fede. Il loro atteggiamento è di divisone, come suggerisce la domanda che delicatamente Gesù pone loro e che suona letteralmente così: “che parole sono queste, che vi lanciate contro l’un l’altro?”. E ancor più è uno stato interiore di profonda tristezza e delusione che traspare dai loro volti scuri, cupi, perché privi di luce. Per loro la domanda di Gesù suona come una provocazione, che causa in loro una sorta di meraviglia stizzosa: non si può essere all’oscuro di fatti tanto gravi e recenti! Infatti la morte di Gesù è stata pubblica, come il suo ministero, e questo viandante che li interroga sull’oggetto della loro discussione non può che essere un forestiero, uno straniero. Si avverte una delicata ironia lucana, che fa emergere le domande che spesso si agitano nel cuore umano, quando ci si chiede se Dio non sia per caso straniero alla propria vita, incapace di capire i problemi che angustiano. Ebbene, il Signore non è estraneo ad alcun turbamento, ad alcuna difficoltà, anche se il credente non sa avvertirne la presenza! E così i due raccontano al viandante “ciò che riguarda Gesù, il Nazareno”, facendo una specie di sintesi del racconto evangelico, privo però della luce della fede. Dicono anche le loro attese nei confronti di Gesù, quanto li aveva affascinati: “Noi speravamo …”. Per loro è stato un grande sogno da cui hanno dovuto bruscamente risvegliarsi per ritornare alla dura realtà. Le loro parole tradiscono una visione che Gesù non aveva per nulla appoggiato, ma che essi non avevano mai messo in discussione, e cioè un’attesa messianica di tipo politico, per cui il regno di Dio deve essere una realtà mondana che si manifesta in termini di potere e di successo. Il tutto ammantato di una certa religiosità ispirata alla vicenda esotica della liberazione, ma sostanzialmente estraneo a quanto Gesù invece ha inteso proclamare. I due viandanti di Emmaus hanno definito ‘forestiero’ il loro compagno di viaggio, ma indubbiamente i ‘forestieri’ erano proprio loro, lontano dal messaggio di Gesù e dal senso delle sue opere. Implicitamente vogliono anche giustificare il loro allontanarsi da Gerusalemme, il loro percorrere il cammino di smobilitazione rispetto al loro essere discepoli: tutto si è arrestato davanti alla morte e al sepolcro. E se questo è stato trovato vuoto, non significa però nulla e le voci delle donne sono solo inattendibili fantasie: “Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto” (v.24). Si può apprezzare l’ironia lucana, perché proprio mentre i due pronunciano queste parole, hanno davanti a sé Gesù in persona, ma non lo sanno riconoscere. Ancora una volta non è lui il fallito, ma loro gli incapaci!
Preghiera a Maria - Nel cammino della vita il tuo esempio, santa Maria, brilla sempre davanti a me, come stella luminosa. Sono incapace, ma alla tua luce e sotto la tua protezione posso tutto. Prendimi alla tua scuola e insegnami come si fa ad essere attento alla voce dello Spirito; a dire “Eccomi!” senza alcun timore se non quello di Dio; a tenere il cuore sveglio ‘cullando’ la parola del Signore; a seguirlo con amore fino alla croce e servirlo incondizionatamente nei fratelli. Prendimi alla tua scuola e insegnami soprattutto a pregare, tu che sei maestra perché sei orante e puoi dire parole di sapienza perché sei silente. I varchi si passano pregando e soltanto dalla preghiera può sgorgare la vita vera.

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