venerdì 6 maggio 2011

201 - LA CONFESSIONE DI TOMMASO - 05 Maggio 2011 – Giovedì 2ª sett. di Pasqua

Il cammino dei discepoli, che nel quarto vangelo era iniziato già nella settimana inaugurale all’interno della cerchia dei simpatizzanti del Battista, giunge ora al suo apice, proprio nella confessione di fede di Tommaso. Sulla sua portata i commentatori non sono concordi, ma ci sembra decisamente più convincente la valutazione di questo atto di fede come la suprema dichiarazione cristologica del quarto vangelo. Va subito notato che il testo non offre alcuna indicazione che consenta di dire che Tommaso ha avuto effettivamente bisogno di ‘toccare’; in ogni caso le sue parole vanno ben oltre ciò che gli occhi possono vedere e i sensi sperimentare, perché la confessione giunge ad affermare la divinità stessa di Gesù. Questi ha invitato Tommaso a non voler diventare incredulo, ma a divenire/restare credente; ebbene, il discepolo eleva la sua proclamazione di fede, che letteralmente suona così: “Il mio Signore e il mio Dio!”. Dichiarando che Gesù è il suo Signore, Tommaso evidenzia la relazione che si stabilisce tra la sua persona, la sua intera esistenza, e il Crocifisso risorto; è un’appartenenza intima, profonda, assolutamente esclusiva di altre “signorie”. È una signoria che dà senso alla sua vita, le dà uno scopo e una direzione. Ma c’è di più: Tommaso riconosce in colui che gli appare come il Crocifisso risorto la rivelazione di Dio, la presenza di una divinità che gli occhi non possono vedere, ma che si mostra alla fede. All’esclamazione di Tommaso segue la parola di Gesù sulla beatitudine della fede: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (v.29). Anche su questa frase le opinioni dei commentatori sono molto diverse. Vi è chi coglie nella prima parte una domanda con una punta di rimprovero. Non a caso si citano testi rabbinici che esaltano colui che assume il giogo della Legge senza aver vissuto di persona gli eventi del Sinai. In altre parole si tratterebbe di una fede insufficiente, che ha bisogno di vedere e non si fonda sulla nuda parola. Per altri commentatori è preferibile leggere la frase come una felicitazione verso Tommaso da parte del Risorto: il vedere di Tommaso è sfociato nella fede, nel suo vero traguardo. Peraltro, in direzione di questa lettura può portare la promessa di Gesù ai suoi discepoli durante l’ultima Cena: “ Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi” (Giovanni 14,19-20). Tommaso ha dunque visto il vivente, ma ha conosciuto anche qualcosa che gli occhi non possono vedere, e cioè l’unità tra Gesù e il Padre, conoscenza che lo porta allora a confessare Gesù come il suo Dio!

Preghiera a Maria – O Signora, mia santissima, madre di Dio, piena di grazia. Dopo la Trinità, signora universale, dopo il Paraclit, altro consolatore, dopo il Mediatore, mediatrice di tutti gli uomini. In te ho speranza, e vedrò realizzato il mio desiderio; in te trovo motivo di gloria; non volgere il tuo sguardo da me, indegno tuo servo, a causa dei miei numerosi errori e peccati. Tu che hai generato in modo misterioso una persona della Trinità, il Figlio di Dio, l’hai portato in braccio, l’hai nutrito al tuo seno, ricorda i giorni della sua prima infanzia; unisti le tue sofferenze alle sue, alla croce, al sangue, alle ferite che ci hanno salvato. Non privarmi, ti prego, della tua protezione, ma aiutami e vieni sempre in mia difesa. Amen. (preghiera alla Madre di Dio composta in Siria nel VI secolo)

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