Premessa -La pericope evangelica proposta dalla liturgia della seconda domenica di pasqua è articolata sulle due scene delle apparizioni di Gesù ai discepoli: la prima in assenza di Tommaso (Giovanni 20,19-23); la seconda con la sua presenza (20,24-29); infine vi è la prima conclusione del vangelo giovanneo, con una riflessione sul ruolo del Libro nel cammino di fede (20,30-31). Qui sosteremo sull’apparizione di Gesù in presenza di Tommaso e sul finale giovanneo.
Tommaso e il ‘caso serio’. “Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù” (v.24). Il luogo in cui è ambientata questa scena pasquale è il medesimo della prima apparizione; l’atmosfera interiore resta quella della gioia che ha pervaso il cuore dei discepoli, ma uno ne sembra escluso, e cioè colui che era assente alla sera del primo giorno della settimana, quando il Risorto era venuto dai suoi. Si tratta di Tommaso, che rimane ancora nelle tenebre dell’incredulità, in quelle tenebre in cui all’inizio si erano trovati Maria di Magdala, Pietro e lo stesso discepolo amato. Eppure Tommaso ha una relazione intensa con Gesù, quasi come quella che lega due gemelli tra loro. È proprio questo che l’evangelista mette in rilievo, ricordando il nome aramaico, che significa appunto ‘gemello’ e traducendolo anche nel corrispondente termine greco, dato che dìdymos significa appunto ‘gemello’. Tommaso aveva manifestato una forte solidarietà discepolare con il Maestro, allorché si era dichiarato disposto ad affrontare la morte con lui, in occasione del viaggio in Giudea per andare da Lazzaro: “Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: ‘Andiamo anche noi a morire con lui!’” (Giovanni 11,16). Un’intenzione simile sembra implicita nella sua richiesta, durante la Cena, di poter conoscere la meta di Gesù e la strada da percorrere con lui. In tale occasione, però, non si mostra del tutto sicuro di poter davvero camminare con il Maestro (“Gli disse Tommaso: ‘Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?” - Giovanni 14,5). Ora la sua situazione sembra confliggere totalmente con il significato del suo nome: il gemello non c’era, quando era venuto Gesù! Così, di fronte ai condiscepoli che cercano di comunicargli insistentemente la loro fede pasquale (“gli dicevano …”), egli appare arroccato nella sua chiusura, che va però compresa senza deformazioni caricaturali.
Preghiera a Maria – Vergine Santa, tu sei stata prediletta dall’eterno Padre che ti ha scelta per essere la madre del suo Figlio. Ma, in Lui, sei anche madre della Chiesa e di ogni cristiano. Vieni sempre, premurosa, a noi, come sei andata da Elisabetta, portandoci il frutto benedetto del tuo seno. Vieni sempre, piena di grazia, a noi, per donarci l’autore della nostra salvezza. Non cesseremo di chiamarti con il dolce nome di ‘madre’. E tu donaci la tua parola che ci riporta sul retto cammino, il tuo esempio che ci attrae alla sequela di Cristo, la tua preghiera che ci ottiene il perdono e la pace. Amen.
Tommaso e il ‘caso serio’. “Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù” (v.24). Il luogo in cui è ambientata questa scena pasquale è il medesimo della prima apparizione; l’atmosfera interiore resta quella della gioia che ha pervaso il cuore dei discepoli, ma uno ne sembra escluso, e cioè colui che era assente alla sera del primo giorno della settimana, quando il Risorto era venuto dai suoi. Si tratta di Tommaso, che rimane ancora nelle tenebre dell’incredulità, in quelle tenebre in cui all’inizio si erano trovati Maria di Magdala, Pietro e lo stesso discepolo amato. Eppure Tommaso ha una relazione intensa con Gesù, quasi come quella che lega due gemelli tra loro. È proprio questo che l’evangelista mette in rilievo, ricordando il nome aramaico, che significa appunto ‘gemello’ e traducendolo anche nel corrispondente termine greco, dato che dìdymos significa appunto ‘gemello’. Tommaso aveva manifestato una forte solidarietà discepolare con il Maestro, allorché si era dichiarato disposto ad affrontare la morte con lui, in occasione del viaggio in Giudea per andare da Lazzaro: “Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: ‘Andiamo anche noi a morire con lui!’” (Giovanni 11,16). Un’intenzione simile sembra implicita nella sua richiesta, durante la Cena, di poter conoscere la meta di Gesù e la strada da percorrere con lui. In tale occasione, però, non si mostra del tutto sicuro di poter davvero camminare con il Maestro (“Gli disse Tommaso: ‘Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?” - Giovanni 14,5). Ora la sua situazione sembra confliggere totalmente con il significato del suo nome: il gemello non c’era, quando era venuto Gesù! Così, di fronte ai condiscepoli che cercano di comunicargli insistentemente la loro fede pasquale (“gli dicevano …”), egli appare arroccato nella sua chiusura, che va però compresa senza deformazioni caricaturali.
Preghiera a Maria – Vergine Santa, tu sei stata prediletta dall’eterno Padre che ti ha scelta per essere la madre del suo Figlio. Ma, in Lui, sei anche madre della Chiesa e di ogni cristiano. Vieni sempre, premurosa, a noi, come sei andata da Elisabetta, portandoci il frutto benedetto del tuo seno. Vieni sempre, piena di grazia, a noi, per donarci l’autore della nostra salvezza. Non cesseremo di chiamarti con il dolce nome di ‘madre’. E tu donaci la tua parola che ci riporta sul retto cammino, il tuo esempio che ci attrae alla sequela di Cristo, la tua preghiera che ci ottiene il perdono e la pace. Amen.
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