Abbiamo già commentato la seconda parte del capitolo 24 del vangelo di Luca riguardante l’incontro di Gesù risorto con i due discepoli di Emmaus (nn. 205-210). In questa settimana mediteremo sulla prima parte e sulla conclusione del capitolo. Apriamo le nostre riflessioni con una breve meditazione sulla nostra risurrezione.
“Finché c’è vita, c’è speranza” dice un proverbio. L’uomo naturalmente pensa che la morte ponga fine a ogni speranza. La risurrezione non può che suscitare incredulità o ilarità (cfr At 17,32; 26,24). Ai sadducei, che non la ritenevano possibile, Gesù aveva detto: “Non siete voi forse in errore, dal momento che non conoscete le Scritture né la potenza di Dio?” (Mc 12,24). Indeducibile da qualsiasi premessa umana, essa è rivelata a chi conosce la promessa e la potenza di Dio. È la realizzazione piena della sua salvezza. Amante della vita, Dio, non vuole la morte. Ha creato l’uomo per l’immortalità, la cui radice è la conoscenza della sua potenza (Sapienza 11,26; 1,13.23; 15,3). In Gesù ce l’ha manifestata totalmente, mostrandoci come in lui tutta la creazione, insieme con noi, è destinata alla risurrezione, espressione piena della nostra verità di figli di Dio (Romani 8,19-23). Per questo non siamo “come gli altri che non hanno speranza” (1ªTessalonicesi 4,13) oltre la morte. Se “abbiamo avuto speranza in Cristo solo in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini” (1ªCorinti 15,19). “Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato. Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1ªCor 15,13s). Con la nostra risurrezione, sta o cade quella di Cristo e il senso stesso di tutta la fede cristiana. La fede infatti è esperienza del Cristo risorto. La nostra vita, pur non ignorando nessuna delle tribolazioni comuni a tutti, è illuminata dalla gioia pasquale; e trova nell’incontro con il Signore glorificato la forza per camminare fin dove lui già ci attende. La nostra risurrezione sarà corporea, come la sua. Non si tratta però di rianimazione di cadavere: un ritorno alla vita di prima. È creazione nuova, passaggio a un’altra vita. Il nostro corpo sarà animato dallo stesso Spirito di Dio e parteciperà della sua vita. Infatti “si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso; si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1ªCorinti 15,42ss). Questa vita nuova, superiore a ogni conoscenza umana, consiste nell’essere con Gesù, il Figlio unito al Padre nell’unico amore: “Saremo sempre con il Signore” (1ªTessalonicesi 4,17). Saremo con colui che è venuto a stare con noi fin sulla croce per poterci dire: “Oggi sarai con me in paradiso”(Luca 23,43).
Preghiera a Maria – Per un mirabile disegno della Provvidenza divina, tu, Vergine Maria, hai generato l’autore della nostra salvezza. In lui, la tua intercessione sempre ci accompagna e procura i beni del Cielo, come a Cana ha procurato agli sposi il vino della gioia. In particolare ti prendi cura di chi lotta, soffre e spera, così come una madre premurosa assiste ciascuno dei suoi figli. Con fiducia dunque, ancora ti preghiamo così: “Sotto la tua protezione, cerchiamo rifugio, santa madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta” (antica antifona mariana).
“Finché c’è vita, c’è speranza” dice un proverbio. L’uomo naturalmente pensa che la morte ponga fine a ogni speranza. La risurrezione non può che suscitare incredulità o ilarità (cfr At 17,32; 26,24). Ai sadducei, che non la ritenevano possibile, Gesù aveva detto: “Non siete voi forse in errore, dal momento che non conoscete le Scritture né la potenza di Dio?” (Mc 12,24). Indeducibile da qualsiasi premessa umana, essa è rivelata a chi conosce la promessa e la potenza di Dio. È la realizzazione piena della sua salvezza. Amante della vita, Dio, non vuole la morte. Ha creato l’uomo per l’immortalità, la cui radice è la conoscenza della sua potenza (Sapienza 11,26; 1,13.23; 15,3). In Gesù ce l’ha manifestata totalmente, mostrandoci come in lui tutta la creazione, insieme con noi, è destinata alla risurrezione, espressione piena della nostra verità di figli di Dio (Romani 8,19-23). Per questo non siamo “come gli altri che non hanno speranza” (1ªTessalonicesi 4,13) oltre la morte. Se “abbiamo avuto speranza in Cristo solo in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini” (1ªCorinti 15,19). “Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato. Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1ªCor 15,13s). Con la nostra risurrezione, sta o cade quella di Cristo e il senso stesso di tutta la fede cristiana. La fede infatti è esperienza del Cristo risorto. La nostra vita, pur non ignorando nessuna delle tribolazioni comuni a tutti, è illuminata dalla gioia pasquale; e trova nell’incontro con il Signore glorificato la forza per camminare fin dove lui già ci attende. La nostra risurrezione sarà corporea, come la sua. Non si tratta però di rianimazione di cadavere: un ritorno alla vita di prima. È creazione nuova, passaggio a un’altra vita. Il nostro corpo sarà animato dallo stesso Spirito di Dio e parteciperà della sua vita. Infatti “si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso; si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1ªCorinti 15,42ss). Questa vita nuova, superiore a ogni conoscenza umana, consiste nell’essere con Gesù, il Figlio unito al Padre nell’unico amore: “Saremo sempre con il Signore” (1ªTessalonicesi 4,17). Saremo con colui che è venuto a stare con noi fin sulla croce per poterci dire: “Oggi sarai con me in paradiso”(Luca 23,43).
Preghiera a Maria – Per un mirabile disegno della Provvidenza divina, tu, Vergine Maria, hai generato l’autore della nostra salvezza. In lui, la tua intercessione sempre ci accompagna e procura i beni del Cielo, come a Cana ha procurato agli sposi il vino della gioia. In particolare ti prendi cura di chi lotta, soffre e spera, così come una madre premurosa assiste ciascuno dei suoi figli. Con fiducia dunque, ancora ti preghiamo così: “Sotto la tua protezione, cerchiamo rifugio, santa madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, ma liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta” (antica antifona mariana).
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