sabato 4 giugno 2011

232 - ASCENSIONE DEL SIGNORE IN CIELO - 05 Giugno 2011 – Settima domenica di Pasqua - (Atti 1,1-11 Efesini 1,17-23 Matteo 28,16-20)

L’ascensione di Gesù invita a riflettere sulla sua nuova forma di presenza: termina la missione terrena di Gesù e inizia la sua presenza sacramentale, nel mistero della Chiesa. L’ascensione non si offre a speculazioni. Essa rappresenta, alla luce della fede, la risposta alla nostra speranza. Dio si è manifestato in Gesù, ora tocca a noi seguirlo. È un chiaro richiamo al presente, nel quale occorre che noi abbiamo la capacità di assumerci le nostre responsabilità. Noi viviamo alla sua presenza, nell’attesa del suo ritorno: “ Uomini di (oggi) … questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo!”. Il Vangelo ci garantisce che Gesù sarà presente, con noi, fino alla fine del mondo. Il compito a noi affidato è di proclamare il suo messaggio a tutti i popoli. L’orizzonte del vangelo è ora l’umanità intera. La fede cristiana non è passiva, ma è cammino di missione nel e per il mondo intero. Luca ha posto il racconto dell’ascensione di Gesù alla fine del suo vangelo e all’inizio degli Atti degli Apostoli. La prima lettura ci propone oggi proprio questo inizio, con la promessa dello Spirito Santo. Sotto la sua guida i cristiani potranno annunciare Gesù fino ai confini della terra.
Ma il compito missionario della comunità non è disgiunto dalla promessa della misteriosa, ma efficace assistenza del Risorto verso i suoi. Essa non sarà saltuaria, ma incessante, così che i discepoli potranno contare in ogni momento sulla presenza invisibile, ma vera e potente, del loro Signore che non li lascerà mai soli e realizzerà per loro quella promessa che aveva accompagnato la nascita di Gesù, ossia la venuta nella storia umana di Emanuele, il “Dio con noi”. Ogni timore dei discepoli è più che motivato se essi considerano le proprie debolezze, esitazioni e paure, ma deve essere fugato, perché Gesù è sempre con i suoi: “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (v.20). Matteo vuole sottolineare che non solo questo mondo avrà una fine, una consumazione che coinciderà con la venuta gloriosa del Figlio dell’uomo (Mt 24,3), ma che questo tempo di attesa è comunque già ricolmo della presenza divina, che si attua attraverso il Risorto. ancora una volta appare chiaro come l’ascensione di Gesù al cielo – ossia la sua continuazione come Signore dell’universo – non comporti un’assenza, ma una modalità diversa di presenza. Se Israele ha riconosciuto come centro della propria esperienza di fede la presenza della Shekināh divina, ossia della dimora di Dio in mezzo al suo popolo, il discepolo di Gesù afferma che tale presenza si realizza nel Risorto, che è là dovunque due o tre siano uniti nel suo Nome (cfr. Matteo 18,20): e dove è il Cristo, vi è necessariamente anche il Padre che ascolta sempre la preghiera dei suoi figli riuniti nel nome del Figlio!
Preghiera - Tu ascendi al cielo, Gesù, ma non per abbandonarci alle nostre difficoltà, alle nostre prove, alle nostre fatiche, alle nostre oscurità. Tu entri nella gloria per essere maggiormente vicino ad ognuno di noi, a tutti quelli che ti cercano con un cuore sincero, a quanti desiderano ascoltare e mettere in pratica la tua parola, a quanti ne fanno la bussola sicura della loro esistenza.
Ora tu puoi raggiungere ogni uomo e ogni donna di tutti i tempi e di tutte le epoche, di ogni lingua e di ogni cultura. Non c’è più nessun limite al potere del tuo amore, non c’è più nessun ostacolo che possa costituire un impedimento insuperabile fra te e l’umanità.
A ciascuno di noi, tuttavia, tu chiedi di fare la sua parte. Tu affidi a noi la Buona Notizia, il Vangelo della liberazione, della misericordia e della grazia. Tu metti nelle nostre mani un lavacro di rigenerazione, che trasforma ogni creatura in un figlio, in una figlia di Dio.

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