Terminiamo la nostra riflessione su Luca 24,35-48. Dopo il riconoscimento, seguono la promessa agli Apostoli e la missione loro affidata. In pochi versetti Luca condensa tutta una serie di indicazioni di grande valore teologico. In primo luogo Gesù ricorda ai discepoli che la loro testimonianza di fede ha due radici, tra loro integrate. Essi dovranno riferirsi sia all’esperienza personale della loro vita con Gesù fino a quest’ultimo incontro (“Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi” v.44), sia alle Scritture date da Israele, in quanto sono profezia del mistero di Cristo e aiutano a comprendere il significato della sua persona, centro profondo di esse. La prima fonte della testimonianza è allora l’esperienza apostolica e per questo all’inizio degli Atti degli Apostoli, quando si tratterà di integrare agli Undici una persona che sostituisca Giuda il traditore, si richiederà che costui abbia avuto una comunità di vita con Gesù, dal battesimo di Giovanni fino alla sua risurrezione (Atti 1,21-22). Per quanto riguarda la Scrittura, Luca accumula una serie di precisazioni per indicare la totalità: Legge – Profeti – Salmi. Nella formulazione è riconoscibile la tripartizione del canone ebraico; i Salmi prendono qui il posto degli Scritti, e questo è tanto più comprensibile in quanto la Chiesa delle origini ha attinto in misura estremamente abbondante ai Salmi, sia per la sua vita liturgica, sia per annunciare il mistero di Gesù come compimento delle Scritture. Luca annota che Gesù “aprì loro la mente per comprendere le Scritture” (v.45). E’ l’intelligenza delle Scritture che, come chiariscono i vv. 46-47, sa cogliere il centro di esse nel mistero pasquale di Cristo; inoltre riconosce che la finalità è di aiutare il cammino di conversione del credente. Ebbene, qui Luca pone sulla bocca di Gesù la medesima finalità, e cioè capire che il mistero di Cristo quale centro delle Scritture deve essere predicato a tutti i popoli per “la conversione e il perdono dei peccati”. Si apprezza qui lo stretto nesso tra la conversione e la remissione dei peccati, come appare anche da At 5,30-31 e viene ribadito il legame di questo perdono con il mistero pasquale di Gesù. Vi è continuità tra l’intervento divino che si manifesta nella morte di Gesù e nella sua risurrezione dai morti e l’azione divina che ridesta i cuori, li spinge su un cammino di conversione per il perdono dei peccati. Il perdono è gloria del Crocifisso, anticipo della risurrezione finale, segno di quella, già avvenuta, di Gesù (convergenza e collegamento tra Luca 24,47-48 ed Atti 1,8ss); la missione degli apostoli è dunque un essere sospinti dalla forza del perdono per offrire a tutti un perdono senza limiti! L’annuncio evangelico è l’annuncio della vita (Atti 11,18: “Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!”) e la vita è riconciliazione con l’autore della vita.
“Cominciando da Gerusalemme”- Gerusalemme è stato il punto di arrivo della vita di Gesù: da lì partirà l’annuncio per tutto il mondo, si espanderà il Vangelo per tutte le genti. È questo il tema che guida il racconto degli Atti degli Apostoli, detto sovente anche “il Vangelo della Chiesa”. Gesù non si limita ad affidare agli apostoli questa missione rivolta alle genti, ma sorreggerà il mandato con una promessa: l’invio dello Spirito Santo. Lo Spirito è qui chiamato il ‘promesso’, in quanto promesso dal Padre, come attestano le antiche Scritture, allorché attendono un’effusione sovrabbondante dello Spirito per i tempi messianici. E indubbiamente la comunità primitiva non comprenderà subito il significato di una missione universale e le sue conseguenze concrete: saranno necessarie varie rivelazioni ed incitamenti ripetuti da parte dello Spirito perché questa volontà venga finalmente accettata e realizzata.
“Di questo voi siete testimoni”- La funzione testimoniale degli Undici viene qui ufficialmente riconosciuta ed è basata appunto sull’esperienza di vita con Gesù e sull’aver ricevuto la rivelazione pasquale.
“Cominciando da Gerusalemme”- Gerusalemme è stato il punto di arrivo della vita di Gesù: da lì partirà l’annuncio per tutto il mondo, si espanderà il Vangelo per tutte le genti. È questo il tema che guida il racconto degli Atti degli Apostoli, detto sovente anche “il Vangelo della Chiesa”. Gesù non si limita ad affidare agli apostoli questa missione rivolta alle genti, ma sorreggerà il mandato con una promessa: l’invio dello Spirito Santo. Lo Spirito è qui chiamato il ‘promesso’, in quanto promesso dal Padre, come attestano le antiche Scritture, allorché attendono un’effusione sovrabbondante dello Spirito per i tempi messianici. E indubbiamente la comunità primitiva non comprenderà subito il significato di una missione universale e le sue conseguenze concrete: saranno necessarie varie rivelazioni ed incitamenti ripetuti da parte dello Spirito perché questa volontà venga finalmente accettata e realizzata.
“Di questo voi siete testimoni”- La funzione testimoniale degli Undici viene qui ufficialmente riconosciuta ed è basata appunto sull’esperienza di vita con Gesù e sull’aver ricevuto la rivelazione pasquale.
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