sabato 18 giugno 2011

244 - PENTECOSTE – I DONI PER LA COMUNITÀ - 17 Giugno 2011 – Venerdì di Pentecoste

Anzitutto i doni dello Spirito Santo vanno considerati in relazione al mistero di Dio, come Padre, Figlio e Spirito Santo. Così i carismi (=doni) sono tali perché collegati allo Spirito Santo, che è il dono di Dio per eccellenza; sono chiamati ‘ministeri’, cioè ‘servizi’, in quanto hanno a che fare con Cristo, che è il diacono/ministro di Dio; sono definiti ‘attività’ in relazione a Dio, la cui attività creatrice è a fondamento di tutto. In definitiva, nei dono spirituali i credenti devono saper riconoscere la molteplice azione del Dio trinitario per introdurre gli uomini nella comunione con sé, comunione al cui servizio sta la comunità cristiana.
L’altro criterio è quello espresso in 1ªCorinti 12,7 ed è cioè quello dell’edificazione della comunità, del concorrere di ogni dono spirituale al bene comune: “A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune”. La totalità dei carismi non è mai appannaggio del singolo, ma del corpo della comunità. Essi sono poi caratterizzati dalla molteplicità, dalla diversità, per cui l’individuo ne possiede solo alcuni. D’altra parte è importante notare che Paolo parla di una manifestazione particolare dello Spirito Santo data a ciascuno, proprio per ribadire come nessuno, nella comunità dei battezzati, sia totalmente privo dei doni dello Spirito Santo.
In considerazione della finalità di essi, Paolo sosta poi sul mistero della comunità come un corpo solo. La metafora del corpo e delle membra è una splendida illustrazione dell’unità ecclesiale cui devono concorrere le pluralità e la diversità dei doni spirituali, anzi, la realtà della comunità è addirittura quella di essere misteriosamente il Cristo stesso, rispetto al quale i credenti rappresentano la molteplicità delle membra di un solo corpo.
L’Apostolo passa subito alla motivazione di questa realtà cristologica. Parte dall’esperienza comune a tutti i membri della comunità: il loro battesimo. Ebbene, nel loro battesimo è all’opera l’unico Spirito Santo che sta all’origine e promuove l’azione dei vari carismi che Dio accorda liberamente a ciascuno, secondo il suo volere.
Esperienza dello Spirito Santo è dunque esperienza di unità: “Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito” (1ªCorinti 12,13). Si può vedere un’evocazione non solo del battesimo (nominato in modo esplicito), ma anche dell’eucarestia. Ebbene, l’indicazione di Paolo è chiara: i momenti strutturanti l’esperienza comunitaria sono in vista dell’edificazione della comunità medesima, e perciò anche i carismi non possono non concorrere a questa finalità. Si tratta di realizzare, tramite lo Spirito, una comunione profonda, in cui le barriere sono abolite e le distinzioni non sono separazioni, ma fattori per un’unità più alta. Ciò non è in potere dell’uomo, ma dello Spirito Santo, che è appunto principio di comunione.
Sequenza allo Spirito Santo
Vieni Santo Spirito, / manda a noi dal cielo / un raggio della tua luce.
Vieni Padre dei poveri, / vieni datore dei doni, / vieni luce dei cuori.
Consolatore perfetto, / ospite dolce dell’anima, / dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo, / nella calura, riparo, / nel pianto, conforto.
O luce beatissima, / invadi nell’intimo / il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza, / nulla è nell’uomo, / nulla senza colpa.
Lava ciò che è sòrdido, / bagna ciò che è arido, / sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido, / scalda ciò che è gelido, / drizza ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli / che solo in Te confidano / i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, / dona morte santa, / dona gioia eterna: Amen! Alleluia!

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