L’essere mandati nel mondo allo stesso modo di Gesù comporta un’abilitazione che superi i limiti di cui i discepoli hanno fatto già dolorosamente esperienza: è necessario il dono dello Spirito Santo! Ebbene, Gesù non si limita ad affidare ai suoi la missione, ma li riveste di quella forza che li renderà capaci di affrontare il compito ricevuto. Pertanto comunica loro il dono dello Spirito Santo alitando su di loro o, meglio ancora, soffiando dentro di loro. Propriamente, il verbo ‘soffiare’ non è associato qui ad un complemento oggetto esplicito, ma è usato in modo assoluto. Si può dire che Gesù, in questo momento, fa un tutt’uno con il suo soffio. Inoltre il termine evoca il racconto della creazione dell’uomo, quando Dio soffia nelle nerici della sua creatura per renderla un essere vivente (cfr Genesi 2,7). Questo alitare di Gesù dentro i suoi discepoli rimanda anche alle promesse profetiche, per cui lo Spirito Santo, quale vento/soffio di Dio, è all’opera nella nuova creazione, che ha al centro la trasformazione dei cuori.
Possiamo dire, allora, che questo soffio di Gesù è un atto di trasformazione, di ri-creazione dei discepoli, che da peccatori, da uomini pavidi, diventano persone che, sapendosi perdonate, assumono l’impegno della testimonianza senza paure. Sempre nei discorsi di addio, Gesù ha parlato della necessità dell’invio dello Spirito Santo, come suo testimone, a rendere possibile la testimonianza da parte degli stessi discepoli (Giovanni 15,26-27: “Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.”).
Questo gesto del soffio, da parte del Risorto, resterebbe però non del tutto chiaro se non fosse accompagnato dalle parole che lo chiariscono, e queste parole dicono appunto del dono dello Spirito, che essi devono accogliere: “Ricevete lo Spirito Santo”. Il dono interpella la libertà; allo stesso modo lo Spirito Santo non è conquista umana, non è il frutto di meriti morali o religiosi, ma è accoglienza libera dell’iniziativa divina, così come suggerisce appunto il verbo ‘ricevere’ (lambànō). Questa comunicazione dello Spirito va colta in unità con l’atto finale della vita di Gesù, quando, donando tutto se stesso, comunica lo Spirito: “Chinato il capo, consegnò lo spirito” (Giovanni 19,30).
L’invio di missione, con l’annuncio autorevole del perdono, è strettamente collegato al dono dello Spirito Santo. Quando Gesù si era rivolto ai giudei, si era definito come “colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo” (Giovanni 10,36) e nella preghiera sacerdotale aveva chiesto al Padre di santificare nella verità i suoi discepoli, per il fatto che essi erano inviati nel mondo (“Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo” Giovanni 17,17-18). Questa santificazione o consacrazione è ora attuata concretamente attraverso il dono dello Spirito Santo, ed è lo Spirito Santo che rende possibile il compimento della missione dei discepoli nel mondo. È lo Spirito Santo che, consacrandoli, attesta loro il perdono di Dio, che supera il loro precedente abbandono del Maestro e li fa portatori dell’annuncio del perdono. Non si tratterà solo di parole che essi dovranno pronunciare, ma della comunicazione di una realtà misteriosa ma effettiva, per cui chi accoglierà la loro parola sarà rivestito del perdono di Dio, proprio perché le loro parole diventeranno come quelle del loro Signore: spirito e vita.
Lo Spirito Santo, in quanto principio di nuova creazione, implica necessariamente il dono della remissione dei peccati, così come è esplicitamente asserito nella seconda parte di Giovanni 20,23: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati …”. È la prima e l’unica volta che il quarto vangelo parla del perdono dei peccati, ma in ciò si riconosce il compimento della parola del Battista proferita quando Gesù entra in scena la prima volta e viene presentato quale Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (cfr Giovanni 1,29). L’Agnello toglie il peccato del mondo offrendo se stesso fino alla morte e donando così il suo Spirito Santo!
Sequenza allo Spirito Santo
Vieni Santo Spirito, / manda a noi dal cielo / un raggio della tua luce.
Vieni Padre dei poveri, / vieni datore dei doni, / vieni luce dei cuori.
Consolatore perfetto, / ospite dolce dell’anima, / dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo, / nella calura, riparo, / nel pianto, conforto.
O luce beatissima, / invadi nell’intimo / il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza, / nulla è nell’uomo, / nulla senza colpa.
Lava ciò che è sòrdido, / bagna ciò che è arido, / sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido, / scalda ciò che è gelido, / drizza ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli / che solo in Te confidano / i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, / dona morte santa, / dona gioia eterna: Amen! Alleluia!
Possiamo dire, allora, che questo soffio di Gesù è un atto di trasformazione, di ri-creazione dei discepoli, che da peccatori, da uomini pavidi, diventano persone che, sapendosi perdonate, assumono l’impegno della testimonianza senza paure. Sempre nei discorsi di addio, Gesù ha parlato della necessità dell’invio dello Spirito Santo, come suo testimone, a rendere possibile la testimonianza da parte degli stessi discepoli (Giovanni 15,26-27: “Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.”).
Questo gesto del soffio, da parte del Risorto, resterebbe però non del tutto chiaro se non fosse accompagnato dalle parole che lo chiariscono, e queste parole dicono appunto del dono dello Spirito, che essi devono accogliere: “Ricevete lo Spirito Santo”. Il dono interpella la libertà; allo stesso modo lo Spirito Santo non è conquista umana, non è il frutto di meriti morali o religiosi, ma è accoglienza libera dell’iniziativa divina, così come suggerisce appunto il verbo ‘ricevere’ (lambànō). Questa comunicazione dello Spirito va colta in unità con l’atto finale della vita di Gesù, quando, donando tutto se stesso, comunica lo Spirito: “Chinato il capo, consegnò lo spirito” (Giovanni 19,30).
L’invio di missione, con l’annuncio autorevole del perdono, è strettamente collegato al dono dello Spirito Santo. Quando Gesù si era rivolto ai giudei, si era definito come “colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo” (Giovanni 10,36) e nella preghiera sacerdotale aveva chiesto al Padre di santificare nella verità i suoi discepoli, per il fatto che essi erano inviati nel mondo (“Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo” Giovanni 17,17-18). Questa santificazione o consacrazione è ora attuata concretamente attraverso il dono dello Spirito Santo, ed è lo Spirito Santo che rende possibile il compimento della missione dei discepoli nel mondo. È lo Spirito Santo che, consacrandoli, attesta loro il perdono di Dio, che supera il loro precedente abbandono del Maestro e li fa portatori dell’annuncio del perdono. Non si tratterà solo di parole che essi dovranno pronunciare, ma della comunicazione di una realtà misteriosa ma effettiva, per cui chi accoglierà la loro parola sarà rivestito del perdono di Dio, proprio perché le loro parole diventeranno come quelle del loro Signore: spirito e vita.
Lo Spirito Santo, in quanto principio di nuova creazione, implica necessariamente il dono della remissione dei peccati, così come è esplicitamente asserito nella seconda parte di Giovanni 20,23: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati …”. È la prima e l’unica volta che il quarto vangelo parla del perdono dei peccati, ma in ciò si riconosce il compimento della parola del Battista proferita quando Gesù entra in scena la prima volta e viene presentato quale Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo (cfr Giovanni 1,29). L’Agnello toglie il peccato del mondo offrendo se stesso fino alla morte e donando così il suo Spirito Santo!
Sequenza allo Spirito Santo
Vieni Santo Spirito, / manda a noi dal cielo / un raggio della tua luce.
Vieni Padre dei poveri, / vieni datore dei doni, / vieni luce dei cuori.
Consolatore perfetto, / ospite dolce dell’anima, / dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo, / nella calura, riparo, / nel pianto, conforto.
O luce beatissima, / invadi nell’intimo / il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza, / nulla è nell’uomo, / nulla senza colpa.
Lava ciò che è sòrdido, / bagna ciò che è arido, / sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido, / scalda ciò che è gelido, / drizza ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli / che solo in Te confidano / i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, / dona morte santa, / dona gioia eterna: Amen! Alleluia!
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