La seconda parte del vangelo di Marco diventa poi tutta un confronto tra la Parola fatta Pane e la nostra vita nelle sue diverse relazioni con noi stessi, con gli altri, con le cose e con Dio.
Giunti alla fine del vangelo, siamo sempre di nuovo rimandati all’inizio, in un movimento concentrico a spirale, in modo che ogni volta cresciamo sempre di più, fino alla statura piena di Cristo (cfr. Efesini 4,13), quando Dio sarà tutto in tutti (cfr. 1 Corinti 15,28). Ma già fin d’ora, al centro della nostra vita come a metà del vangelo, c’è una esperienza di trasfigurazione, che procede di pari passo con l’accettazione della croce.
Ogni rilettura del vangelo non è una semplice ripetizione per non dimenticarlo. Ogni volta ci riporta al “principio” (1,1), e ne usciamo più simili a lui, invitati a tornare sempre allo stesso principio.
Volendo distinguere i vari livelli successivi di lettura – l’uno conduce all’altro ed è da esso incluso – potremmo parlare di un primo che porta dal precatecumenato al catecumenato, di un secondo che porta dal catecumenato al battesimo, e di un terzo infine che è proprio del battezzato, chiamato a un progresso senza fine nella conoscenza e nella sequela del suo Signore. La sorgente non dà mai la stessa acqua: una vita che si ferma, è morta.
Il precatecumeno comincia a conoscere la storia di Gesù. Essa, facendogli balenare la promessa di Dio, libera in lui i desideri profondi per cui è fatto. È il primo incontro con il Risorto, che con la sua parola apre il cuore (cfr. Atti 16,14). Il finale gli propone di riprendere dall’inizio, credendo che lui compie quanto dice. Allora si scatenano tutte le resistenze contrarie alle speranze concepite. A lui scegliere se ripiegare con paura nel silenzio e nella fuga, come anche le donne in un primo tempo, o tentare il rischio, chiedendo la fede. Chi accetta il salto, esce dalla folla. Cessa di essere semplice spettatore e diventa parte interessata, coattore con Gesù di ogni scena. Diventa catecumeno.
Il catecumeno crede alla Parola e ritorna in Galilea, lasciandosi coinvolgere da ciò che il Signore dice con autorità. Sperimenta allora di essere sempre l’altra persona per la quale lui dice o fa qualcosa: è il discepolo chiamato che segue, l’indemoniato che è liberato, la suocera che è guarita, il lebbroso che è mondato, ecc. in questa ripetizione è importante la preghiera, in cui chiedo con fede che quanto è raccontato avvenga anche a me. Incontro così il Signore risorto nelle sue parole e nelle sue azioni, che mi trasformano perché possa seguirlo fino alla croce e contemplarlo come mio Salvatore e Signore. Allora scopro che la mia paura è diventata fiducia, la mia fuga sequela e il mio silenzio urgenza d’annuncio. Sono quindi pronto al battesimo: affido la mia vita e la mia morte a lui che è morto per me ed è risorto, ed entro nella Chiesa, la comunità dei fratelli che vivono la vita nuova.
Il battezzato desidera seguire sempre più da vicino il suo Signore, per essere con lui (cfr Marco 3,14) ed essere mandato ad annunciarlo (cfr, Marco 6,6ss), percorrendo il suo stesso cammino dalla croce alla gloria (cfr. Marco 8,34ss.). Mentre la prima tappa, che è per tutti, porta il curioso al catecumenato, e la seconda porta il catecumenato al battesimo, questa terza, più tipicamente ecclesiale, non porta altrove. E tuttavia non resta mai conclusa. Anche qui il finale rimanda daccapo, in un crescendo di amorosa conoscenza. Ogni rilettura è un nuovo tocco di Cristo che mi illumina ulteriormente. “Vedi forse qualcosa?”, domanda Gesù al cieco di Betsaida. La mia vista è sempre inadeguata a ciò che c’è da vedere: più è pulita, più contempla e riceve Gloria, in un moto di desiderio e sazietà senza fine.
Gesù è il Crocifisso risorto, presente nella Parola, che mi invita ad accogliere e sperimentare il suo amore per me, per seguirlo e a mia volta annunciarlo.
Il discepolo, entrato nel sepolcro, lo trova vuoto di morte e pieno dell’annuncio di vita. Come le donne, reagisce dapprima con paura (=incredulità), fuga e silenzio. È invitato a superare questa, per sperimentare il potere della Parola, che cambia la paura in fede, la fuga in sequela e il silenzio in annuncio. È l’esistenza del battezzato che, commorto e consepolto con Cristo, conrisorge con lui a una vita nuova, quella di figlio di Dio e fratello degli uomini, uguale a Gesù. Se a una prima lettura il vangelo è un introduzione alla sua morte-risurrezione, a una seconda ne diventa lo svolgimento in noi.
Giunti alla fine del vangelo, siamo sempre di nuovo rimandati all’inizio, in un movimento concentrico a spirale, in modo che ogni volta cresciamo sempre di più, fino alla statura piena di Cristo (cfr. Efesini 4,13), quando Dio sarà tutto in tutti (cfr. 1 Corinti 15,28). Ma già fin d’ora, al centro della nostra vita come a metà del vangelo, c’è una esperienza di trasfigurazione, che procede di pari passo con l’accettazione della croce.
Ogni rilettura del vangelo non è una semplice ripetizione per non dimenticarlo. Ogni volta ci riporta al “principio” (1,1), e ne usciamo più simili a lui, invitati a tornare sempre allo stesso principio.
Volendo distinguere i vari livelli successivi di lettura – l’uno conduce all’altro ed è da esso incluso – potremmo parlare di un primo che porta dal precatecumenato al catecumenato, di un secondo che porta dal catecumenato al battesimo, e di un terzo infine che è proprio del battezzato, chiamato a un progresso senza fine nella conoscenza e nella sequela del suo Signore. La sorgente non dà mai la stessa acqua: una vita che si ferma, è morta.
Il precatecumeno comincia a conoscere la storia di Gesù. Essa, facendogli balenare la promessa di Dio, libera in lui i desideri profondi per cui è fatto. È il primo incontro con il Risorto, che con la sua parola apre il cuore (cfr. Atti 16,14). Il finale gli propone di riprendere dall’inizio, credendo che lui compie quanto dice. Allora si scatenano tutte le resistenze contrarie alle speranze concepite. A lui scegliere se ripiegare con paura nel silenzio e nella fuga, come anche le donne in un primo tempo, o tentare il rischio, chiedendo la fede. Chi accetta il salto, esce dalla folla. Cessa di essere semplice spettatore e diventa parte interessata, coattore con Gesù di ogni scena. Diventa catecumeno.
Il catecumeno crede alla Parola e ritorna in Galilea, lasciandosi coinvolgere da ciò che il Signore dice con autorità. Sperimenta allora di essere sempre l’altra persona per la quale lui dice o fa qualcosa: è il discepolo chiamato che segue, l’indemoniato che è liberato, la suocera che è guarita, il lebbroso che è mondato, ecc. in questa ripetizione è importante la preghiera, in cui chiedo con fede che quanto è raccontato avvenga anche a me. Incontro così il Signore risorto nelle sue parole e nelle sue azioni, che mi trasformano perché possa seguirlo fino alla croce e contemplarlo come mio Salvatore e Signore. Allora scopro che la mia paura è diventata fiducia, la mia fuga sequela e il mio silenzio urgenza d’annuncio. Sono quindi pronto al battesimo: affido la mia vita e la mia morte a lui che è morto per me ed è risorto, ed entro nella Chiesa, la comunità dei fratelli che vivono la vita nuova.
Il battezzato desidera seguire sempre più da vicino il suo Signore, per essere con lui (cfr Marco 3,14) ed essere mandato ad annunciarlo (cfr, Marco 6,6ss), percorrendo il suo stesso cammino dalla croce alla gloria (cfr. Marco 8,34ss.). Mentre la prima tappa, che è per tutti, porta il curioso al catecumenato, e la seconda porta il catecumenato al battesimo, questa terza, più tipicamente ecclesiale, non porta altrove. E tuttavia non resta mai conclusa. Anche qui il finale rimanda daccapo, in un crescendo di amorosa conoscenza. Ogni rilettura è un nuovo tocco di Cristo che mi illumina ulteriormente. “Vedi forse qualcosa?”, domanda Gesù al cieco di Betsaida. La mia vista è sempre inadeguata a ciò che c’è da vedere: più è pulita, più contempla e riceve Gloria, in un moto di desiderio e sazietà senza fine.
Gesù è il Crocifisso risorto, presente nella Parola, che mi invita ad accogliere e sperimentare il suo amore per me, per seguirlo e a mia volta annunciarlo.
Il discepolo, entrato nel sepolcro, lo trova vuoto di morte e pieno dell’annuncio di vita. Come le donne, reagisce dapprima con paura (=incredulità), fuga e silenzio. È invitato a superare questa, per sperimentare il potere della Parola, che cambia la paura in fede, la fuga in sequela e il silenzio in annuncio. È l’esistenza del battezzato che, commorto e consepolto con Cristo, conrisorge con lui a una vita nuova, quella di figlio di Dio e fratello degli uomini, uguale a Gesù. Se a una prima lettura il vangelo è un introduzione alla sua morte-risurrezione, a una seconda ne diventa lo svolgimento in noi.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.