“Gesù il Nazareno, il Crocifisso, è risorto”. E’ il grido pasquale di vittoria sulla morte, che dal sepolcro risuona per il mondo intero. L’annuncio incredibile del Crocifisso risorto è il principio del “vangelo” di Gesù Cristo Figlio di Dio (Marco1,1). Le donne sono le prime ad ascoltarlo e a ricevere la missione di raccontarlo.
La prova negativa è l’assenza indebita del suo corpo là dove dovrebbe essere presente: “Non è qui, ecco il luogo dove era deposto!”. Il sepolcro è vuoto. Allora come adesso, chiunque può costatarlo.
La prova positiva è la promessa ricevuta dalle donne e trasmessa agli apostoli, che giunge fino a noi: “Vi precede nella Galilea; lì lo vedrete, come vi ha detto” (Marco 16,7).
I quattro evangelisti si diversificano molto in questa parte finale. Vogliono infatti portare il lettore all’incontro col Risorto. E questo avviene secondo livelli diversi, corrispondenti alle diverse tappe del cammino di fede in cui ciascuno si ritrova. Marco, vangelo del catecumeno, vuol portare alla fede nella potenza della Parola. In essa incontriamo il Signore vivo e operante in mezzo a noi, in modo che gli affidiamo la nostra vita nel Battesimo e, introdotti nella stanza superiore, mangiamo con lui. Comunque tutti concordano nel fatto che la Parola e il Pane sono il luogo del riconoscimento pieno di colui che sempre accompagna la sua Chiesa nel cammino, come i due discepoli di Emmaus (cfr. Luca 24.q13-35)
Non è la fede principio della risurrezione, bensì la risurrezione principio della fede: “Se Cristo non è risorto, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede” (1 Cor 15,14.17), ribadisce Paolo. La gioia del Risorto è la forza del nostro cammino; ci mette alla sua sequela, vivendo e morendo con lui, per aver parte alla sua stessa vita oltre la morte (cfr. Filippesi 3,10).
La prova negativa è l’assenza indebita del suo corpo là dove dovrebbe essere presente: “Non è qui, ecco il luogo dove era deposto!”. Il sepolcro è vuoto. Allora come adesso, chiunque può costatarlo.
La prova positiva è la promessa ricevuta dalle donne e trasmessa agli apostoli, che giunge fino a noi: “Vi precede nella Galilea; lì lo vedrete, come vi ha detto” (Marco 16,7).
I quattro evangelisti si diversificano molto in questa parte finale. Vogliono infatti portare il lettore all’incontro col Risorto. E questo avviene secondo livelli diversi, corrispondenti alle diverse tappe del cammino di fede in cui ciascuno si ritrova. Marco, vangelo del catecumeno, vuol portare alla fede nella potenza della Parola. In essa incontriamo il Signore vivo e operante in mezzo a noi, in modo che gli affidiamo la nostra vita nel Battesimo e, introdotti nella stanza superiore, mangiamo con lui. Comunque tutti concordano nel fatto che la Parola e il Pane sono il luogo del riconoscimento pieno di colui che sempre accompagna la sua Chiesa nel cammino, come i due discepoli di Emmaus (cfr. Luca 24.q13-35)
Non è la fede principio della risurrezione, bensì la risurrezione principio della fede: “Se Cristo non è risorto, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede” (1 Cor 15,14.17), ribadisce Paolo. La gioia del Risorto è la forza del nostro cammino; ci mette alla sua sequela, vivendo e morendo con lui, per aver parte alla sua stessa vita oltre la morte (cfr. Filippesi 3,10).
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