venerdì 3 giugno 2011

227 - LA RISURREZIONE DI GESU’ NEL VANGELO DI LUCA - 31 Maggio 2011 – Martedì 6ª sett. di Pasqua

Come gli altri racconti del Vangelo, a maggior ragione questi della risurrezione non sono il semplice resoconto di fatti accaduti una volta per sempre. Una volta per sempre si è svuotato il sepolcro e Gesù è risorto con il suo corpo glorioso. Ma ogni racconto intende mostrarci come noi ancora oggi possiamo incontrarlo. Tra le sue varie manifestazioni, avvenute a Gerusalemme e in Galilea, gli evangelisti scelgono quelle che ritengono più adatte ad aiutare la loro comunità a questo scopo, seguendo la loro particolare ottica catechetica. In tutte le narrazioni è costante la scoperta del sepolcro vuoto, l’annuncio della risurrezione, l’incredulità, l’incontro con il Risorto non riconosciuto, il riconoscimento attraverso il ricordo (Parola ed Eucarestia!) e un cambiamento gioioso e sconvolgente nella consapevolezza di una vita nuova in unione con lui. Luca insiste particolarmente sulla corporeità della risurrezione, perché l’ambito culturale al quale si rivolge la ritiene impossibile o anche disdicevole. Il capitolo è racchiuso tra due assenze corporee: il corpo del Signore si assenta dall’abisso nella risurrezione e dalla terra nell’ascensione. È un moto dal sepolcro al cielo, dalla morte alla vita. Nel tempo che intercorre tra l’uscita dagli inferi e il ritorno al Padre, Gesù, parlando e mangiando con loro ha confortato e introdotto i discepoli nei misteri del Regno che si sono realizzati in lui: ha spiegato le Scritture e ha mostrato la propria vita come loro via, in cui camminare nella forza del suo Spirito. Al centro c’è l’incontro di Gesù con i discepoli di Emmaus che abbiamo già meditato. Nella parola e nel pane Cleopa e l’amico Lo “riconoscono” e si accomunano all’esperienza di coloro dai quali “fu visto”. Giardiniere per la Maddalena nel giardino, pescatore per i suoi discepoli sul lago, Gesù si fa viandante per quanti sono ancora per via. Per i due discepoli di Emmaus l’incontro con Gesù cambia il senso del loro cammino senza speranza e li fa correre verso Gerusalemme. In questo brano (Luca 24,1-12) c’è la duplice costatazione del sepolcro vuoto – delle donne e di Pietro – e il duplice annuncio che proclama il Risorto – degli angeli alle donne e di queste ai discepoli. Il dubbio e l’incredulità sono il luogo dove le nostre attese di morte si scontrano con l’annuncio della vita nuova : “ Perché cercate il Vivente con i morti? Non è qui. È risorto”(v.5). la consapevolezza di morte deve giungere a confrontarsi con il sepolcro vuoto. Qui l’uomo perde l’unica sua certezza indubitabile e si trova davanti a un’aporia, dalla quale può uscire solo attraverso l’annuncio e il ricordo delle parole del Signore che culminano nel banchetto. In questo far memoria di lui incontriamo il Vivente. La comunione con lui ci trasforma: viviamo del suo stesso Spirito con abbondante frutto di “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Galati 5,22). Già ora simili a lui, attendiamo la piena manifestazione del dono ricevuto, quando alla fine “lo vedremo così come Egli è” (1ªGiovanni 3,2).
Preghiera a Maria – “Te beata, perché hai creduto nell’adempimento delle parole del Signore!”. Così ha proclamato Elisabetta, illuminata dalla Spirito, mentre accoglieva la visita della cugina, riconoscendola, per la carità premurosa, madre del Signore. Vergine Maria, anch’io ti proclamo beata e chiedo la tua intercessione: che io possa, per te, riconoscere negli eventi di ogni giorno Colui che ha visitato e redento il suo popolo; che io possa portarlo ai fratelli e raggiungere con loro una più intensa comunione d’amore; che io possa magnificare la sua misericordia e cantare la gioia della vita e la salvezza.

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