sabato 11 giugno 2011

235 - LA RISURREZIONE DI GESÙ NEL VANGELO DI MARCO - 08 Giugno 2011 – Mercoledì 7ª sett. di Pasqua

La risurrezione di Gesù non è una semplice rianimazione di cadavere, come nel caso della figlia di Giaro che torna a vivere una vita “mortale”. È partecipazione del corpo alla sua gloria di Figlio, primizia di tutti noi che saremo per sempre con lui, nostra vita ormai nascosta in Dio (cfr. 1 Ts 4,17; Fil 1,21; Col 3,3).
La risurrezione non è deducibile da nessuna premessa né producibile da nessuna pretesa umana. Prima che gli altri (cfr. At 17,18-32; 26,24!), risulta incredibile ai discepoli stessi. Sia loro che noi possiamo dedurla solo dalla promessa di Dio e attenderla dalla comunione con lui. La conoscenza delle Scritture e della sua potenza (12,24) è per tutti la via d’accesso alla fede nel Risorto. I primi l’hanno anche visto, per testimoniarlo a noi che veniamo dopo. Ma pure chi l’ha visto, lo riconosce come noi attraverso la luce della Parola e la forza del Pane.
La risurrezione di Gesù – e la nostra futura – è corporea, come lo fu anche la sua morte! La prova ne è il sepolcro vuoto, riportato da tutti quattro i vangeli. Paolo tenta di spiegarci con quale corpo risorgeranno i morti. Non sarà più mortale, ma trasformato a immagine dell’uomo celeste, come quello di Gesù risorto (cfr. 1Cor 15,35 ss).
Il sepolcro vuoto smentisce l’ultima attesa dell’uomo. Infrange la sola certezza assoluta ponendogli un enigma insolubile. L’unica spiegazione è l’annuncio del Risorto, l’unica verifica è l’incontro personale con Lui, offerto a chiunque accoglie con fede la Parola.
Marco non narra le apparizioni. Pur conoscendole, termina il vangelo con un “infatti” (greco: gár), lasciandolo chiaramente in sospeso. Invece di concludere, lo apre con l’invito a tornare in Galilea, luogo in cui comincia il racconto.
Il finale quindi rimanda all’inizio, dove Gesù annuncia che il tempo è finito e il regno di Dio è qui per chi si volge a lui e si mette a seguirlo (cfr Marco1,14 s). Non resta che verificarlo. Chi è disponibile, esperimenta il primo incontro col Risorto: la sua Parola ha la forza di dargli animo, per affidarsi a lui e seguirlo (cfr Marco1,16-20). Poi lo libera dal male e gli dà la capacità di servire (1,21-31); monda la sua vita dalla lebbra e la purifica dalla morte; gli perdona i peccati e lo fa camminare; gli fa aprire la mano per ricevere il dono, ecc. (cfr Marco 1,45-3,6). Ogni miracolo raccontato è ciò che la parola potente del Signore risorto opera in noi, adesso come allora. Essa infatti è un seme che ha il potere di generarci figli di Dio, trasformando tratto dopo tratto la nostra esistenza.
A metà vangelo, chi accetta “la Parola” e l’invito a seguirlo, lo “vede” trasfigurato (cfr Marco8,31-9,9). La trasfigurazione in Marco sostituisce i racconti della risurrezione. Il discepolo, guarito passo dopo passo, vede il volto del Figlio nel proprio di fratello, e sperimenta la sua potenza di risorto nella propria vita rinnovata.
La trasfigurazione rivela non solo la divinità di Gesù, ma anche la gloria che lui dà a noi. Chi ha conosciuto e creduto all’amore di un Dio crocifisso, abbandona in lui la propria vita e la propria morte, e diventa un uomo nuovo, passato dalla notte al giorno. È la piena illuminazione battesimale, alla quale Marco vuol portare il suo lettore.

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