mercoledì 23 marzo 2011

156 - ASCOLTATELO! - 24 Marzo 2011 – Giovedì 2ª sett. Quaresima

L’apparizione della nube ha interrotto il discorso di Pietro e ha sbarrato il godimento della visione. Ancor di più, lo fa la parola che esce dalla nube: “Questi è il Figlio mio, l’Amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!”. È chiaro che questa parola viene da Dio e come avveniva nel Primo Testamento per la presentazione che YHWH faceva del proprio Servo (cfr., ad es., Isaia 42,1), così la voce della nube dichiara che Gesù è colui in cui Dio si è compiaciuto. Ma la voce teofanica afferma anche di più, dichiarando Gesù “suo Figlio”, e proclamandolo come l’Amato proprio come era avvenuto in occasione del battesimo (Mt 3,17). Nel battesimo il destinatario della voce era Gesù stesso, ora lo sono i discepoli, che vengono dunque introdotti nel mistero della relazione esistente tra il Padre e il Figlio. In Mt 11,27 Gesù aveva affermato che il mistero del Padre sarebbe stato reso accessibile dal Figlio ai suoi amici ( “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo” ), ora il mistero del Figlio è reso accessibile ai discepoli dal Padre stesso! Ma non basta conoscere il mistero del Figlio perché, proprio in quanto portatore della salvezza definitiva, egli esige un riconoscimento che si fa ascolto obbediente. È evidente che il comando di ascoltare il Figlio rimanda alle parole che il Figlio ha detto ai discepoli e, di queste parole, quelle che certamente risuonano come più problematiche e insieme anche più recenti, più prossime, sono quelle riguardanti la sequela ( “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” Matteo 16,24). La reazione dei discepoli alla voce misteriosa, carica di autorità, proveniente dalla nube, è un cadere con la faccia a terra, in un gesto che indica adorazione, accompagnata però da quel timore sbigottito che l’uomo prova quando si avvicina al sacro. Sorprendente è comunque che questo gettarsi faccia a terra non avvenga di fronte alla visione, ma davanti all’audizione. Il messaggio è chiaro: è solo la fede che nasce dall’ascolto della Parola che consente di incontrare davvero il mistero di Dio, almeno finché l’uomo è in questa dimensione carnale, terrena.

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