E’ possibile dalle ceneri della nostra vita spirituale farne uscire una speranza?!?
C’è una lezione che possiamo trarre da ciò che accadeva nel passato. La saggezza di un tempo sapeva utilizzare anche la cenere. Così nasceva una lisciva che conferiva un biancore insperato alla biancheria, quando veniva immersa nell’acqua bollente mista a cenere. Così essa svolgeva il ruolo di fertilizzante: sparsa nei prati, a primavera, permetteva all’erba di crescere più bella e più verde. Ebbene, proprio questa Buona Notizia che deve risuonare nella celebrazione odierna. Dio sa trarre la vita anche dalla morte. Dio può trasfigurare anche le nostre ceneri e farci passare dal fallimento ad una nuova fecondità. Perché questo avvenga, tuttavia, bisogna che le nostre ceneri siano ravvivate dal soffio del desiderio:
° il desiderio di una vita diversa, di quella esistenza buona e bella che Gesù ci fa cogliere attraverso le sue parole ed i suoi gesti (la conversione);
° il desiderio di una ritrovata armonia con se stessi, liberi da ansie e da affanni, dagli idoli di sempre, capaci di disfarci di tanta zavorra per ritrovare la fame di ciò che conta veramente (il digiuno);
° il desiderio di un rapporto autentico con Dio in cui il monologo lascia il posto al dialogo, passando attraverso l’ascolto di una Parola che di volta in volta si fa consolante, ma anche esigente, Parola che ci rivela con lucidità il nostro peccato, ma anche traccia la strada di una nuova possibilità, Parola che suscita una risposta che viene dal cuore e trova espressione attraverso le labbra, ma anche nella trama feriale dell’esistenza ( la preghiera);
° il desiderio di una relazione vera con gli altri, di un’esperienza benefica di reciprocità, in cui si accoglie e si è accolti, si dona e si riceve, all’insegna di una solidarietà che non umilia, di un’equità che rinuncia ai privilegi, di una fraternità che considera la diversità non un pericolo, ma una ricchezza (l’elemosina).
C’è una lezione che possiamo trarre da ciò che accadeva nel passato. La saggezza di un tempo sapeva utilizzare anche la cenere. Così nasceva una lisciva che conferiva un biancore insperato alla biancheria, quando veniva immersa nell’acqua bollente mista a cenere. Così essa svolgeva il ruolo di fertilizzante: sparsa nei prati, a primavera, permetteva all’erba di crescere più bella e più verde. Ebbene, proprio questa Buona Notizia che deve risuonare nella celebrazione odierna. Dio sa trarre la vita anche dalla morte. Dio può trasfigurare anche le nostre ceneri e farci passare dal fallimento ad una nuova fecondità. Perché questo avvenga, tuttavia, bisogna che le nostre ceneri siano ravvivate dal soffio del desiderio:
° il desiderio di una vita diversa, di quella esistenza buona e bella che Gesù ci fa cogliere attraverso le sue parole ed i suoi gesti (la conversione);
° il desiderio di una ritrovata armonia con se stessi, liberi da ansie e da affanni, dagli idoli di sempre, capaci di disfarci di tanta zavorra per ritrovare la fame di ciò che conta veramente (il digiuno);
° il desiderio di un rapporto autentico con Dio in cui il monologo lascia il posto al dialogo, passando attraverso l’ascolto di una Parola che di volta in volta si fa consolante, ma anche esigente, Parola che ci rivela con lucidità il nostro peccato, ma anche traccia la strada di una nuova possibilità, Parola che suscita una risposta che viene dal cuore e trova espressione attraverso le labbra, ma anche nella trama feriale dell’esistenza ( la preghiera);
° il desiderio di una relazione vera con gli altri, di un’esperienza benefica di reciprocità, in cui si accoglie e si è accolti, si dona e si riceve, all’insegna di una solidarietà che non umilia, di un’equità che rinuncia ai privilegi, di una fraternità che considera la diversità non un pericolo, ma una ricchezza (l’elemosina).
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