La quarta
domenica di Pasqua è detta, tradizionalmente, del Buon Pastore: in essa infatti
la liturgia propone sempre brani evangelici in cui Gesù è presentato con le
immagini del pastore. Proprio per questo motivo è stata anche scelta come
giornata di preghiera per le vocazioni: a Colui che pasce il gregge di Dio si chiede
con particolare fiducia l’aiuto e la grazia per coloro che lungo la storia sono
chiamati a continuare la sua opera pastorale.
L’icona del ‘Bel Pastore’
esprime il rapporto unico e personalizzato tra Gesù e i suoi, fatto di trasparenza sponsale e di fiducia
totale. La bellezza è «l’esca del divino» (S. Weil), perché si impone per
la sua capacità di attrarre con gratuità, oltre i pregiudizi e con
nuove prospettive. La bellezza di Gesù, legata al dono di sé, rovescia i criteri del
mondo: la sapienza è nella stoltezza della Croce e la potenza è nella debolezza
dell’amore che
tutto trasforma. In Gesù, ascoltato con «le orecchie del cuore» (S.
Benedetto) e preferito ai maestri del nulla, Dio si interessa a ciascuno,
lo chiama per nome, lo cerca ovunque, lo salva pagando di persona.
C’è
diffidenza verso questa immagine ‘pastorizia’ e rifiuto sdegnoso del proprio
ruolo di ‘pecora’. Ci si crede tanto autonomi, pur essendo spesso dei ‘gregari’
negli acquisti, nelle correnti di pensiero, nel ‘politicamente corretto’… Ci si
consegna facilmente a ‘pastori’, che offrono (o ‘impongono’?) servizi a
pagamento, ‘mercenari’, ai quali non importa nulla della nostra vita e
felicità.
In
tempo di Pasqua, la porta evoca l’obbedienza del Figlio alla volontà del Padre
fino alla croce, l’accesso alla terra promessa della risurrezione, il grande
dono del Battesimo, l’unicità del Signore capace di radunare le pecore da tutti
i luoghi della dispersione.
PREGHIERA - Sei tu, Gesù, il buon pastore: ognuno di noi è prezioso ai
tuoi occhi tanto che non hai esitato a versare il tuo sangue. È questo che ci
dà la certezza del tuo amore totalmente gratuito: non è nessun calcolo a
guidare la tua relazione con noi, ma solo un amore smisurato che ti conduce ad
esporti in prima persona per difenderci dal male.
Sei tu, Gesù, il buon pastore: tu ci conosci fin nel profondo con uno
sguardo colmo di benevolenza e di compassione. Davanti a te noi sappiamo di
poter stare con fiducia, senza nascondere le nostre fragilità, le nostre
debolezze, le nostre ferite. Nulla, infatti, ti è ignoto di quello che passa
per l’anima e proprio per questo, assieme a te, possiamo affrontare senza paura
anche i percorsi più difficili.
Sei tu, Gesù, il buon pastore: la tua voce ha un timbro unico capace di
raggiungere le zone più profonde della nostra esistenza e di destare in noi il
desiderio di seguirti.
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