sabato 14 aprile 2012

372 - DALL’INCREDULITÀ ALLA FEDE - 15 Aprile 2012 – Ottava di Pasqua

(Atti 4,32-35 1ªGiovanni 5,1-6 Giovanni 20,19-31)

L’incredulità di Tommaso aiuta a purificare ogni falsa concezione di Dio e a scoprire il volto autentico di Dio che, in Cristo, si è caricato delle piaghe dell’umanità ferita. La misericordia è un tratto disarmante e incredibile del volto del Dio cristiano: Tommaso si sente amato anche nella sua incertezza e debolezza.
David M. Turoldo definiva Cristo «la mia dolce rovina»: se lo si incontra davvero, non si può più fare a meno di lui e, se si scappa lontano da lui, a poco a poco o prepotentemente si è obbligati a tornare sui propri passi, ancora più sedotti di prima. Per fare esperienza di Cristo, occorre mettersi in gioco totalmente: non basta il ‘sentito dire’, l’emozione momentanea, il ‘provare’…
Carlo Carretto diceva che Cristo non prende gusto a nascondersi, ma invita a superarci e a ritrovarlo concreto là dove si temeva che fosse assente. Tutta la storia sacra, da Abramo a Maria, presenta personaggi che hanno trovato Dio là dove la loro vita stava per naufragare. Dio è sempre più grande delle previsioni umane, sa precedere e raggiungere chiunque ed ovunque.
Si tratta di non lasciarsi condizionare dalla voce del buon senso, della prudenza e della paura per credere al sasso del piccolo Davide di fronte al gigante Golia, per imparare a danzare al ritmo della speranza, per nutrirsi di futuro più che di nostalgia.
Credere è bello, appagante e contagioso. Per vincere la tentazione dell’attivismo, spesso denunciato dall’attuale Pontefice, la Chiesa ha bisogno di formarsi alla scuola di Tommaso, che si fa di nuovo discepolo.
La fede cristiana coinvolge il corpo, non solo la mente. Tommaso ha visto il corpo crocifisso e sepolto di Gesù: ora abbisogna di un incontro diretto con lui, per crederlo vivo. La risurrezione è un fatto storico, che introduce Gesù con la sua umanità, fatta di carne e di spirito, in una dimensione di vita profondamente nuova. Per T. Verdon, studioso di arte, nessuna grande fede attribuisce importanza al corpo umano quanto il cristianesimo. Erroneamente annoverato tra le ‘religioni del libro’, esso in realtà crede in un Verbo divino che «si fece carne in Gesù Cristo». Tutto allora diventa ‘carnale’ e ‘corporeo’: l’immaginario, il linguaggio e la ritualità. Nessun cedimento allo gnosticismo e ad una fede disincarnata.
Le ferite di quel corpo crocifisso diventano ‘feritoie’ che lasciano trasparire l’amore del Padre, il prezzo dello scontro drammatico con le forze del peccato, la condivisione con le sofferenze dell’uomo. Quelle mani e quegli occhi purificati nel contatto con Cristo potranno accogliere e diffondere la pace, lenire e consolare, costruire la vita buona del Vangelo, trasmettere la gioia ricevuta dal Risorto.
Allo Spirito Santo vanno chiesti occhi di Pasqua, capaci di guardare nella morte fino alla vita, nella colpa fino al perdono, nella divisione fino all’unità, nella piaga fino allo splendore, nell’uomo fino a Dio, in Dio fino all’uomo, nell’io fino al tu. Si crede, si prega, si vive con tutto se stessi: anima e corpo, relazione coi fratelli di fede, legame col mondo.
PREGHIERA - La professione di fede di Tommaso squarcia oggi, Gesù, i nostri silenzi, dissolve i nostri dubbi, vince le nostre ultime resistenze. E ci proietta nel mondo della fede, con uno slancio colmo d’amore. Non è facile né immediato credere alla tua risurrezione, soprattutto dopo aver vissuto in prima persona gli eventi dolorosi della tua passione e morte.
Eppure tu ci prendi per mano come hai fatto con Tommaso. Ci offri la tua presenza, ci fai dono della tua pace. Tu immetti nella nostra esistenza il soffio del tuo Spirito che dischiude orizzonti nuovi di compassione e di misericordia. Tu ci mostri i segni indelebili della tua sofferenza, ma anche del tuo amore smisurato. E ci inviti ad abbandonarci senza alcuna reticenza alla tua grazia che rigenera.
È proprio allora che avvertiamo il bisogno di dirti con semplicità quanto sei importante per noi: alle tue mani affidiamo questa nostra vita perché tu ci conduca alla pienezza e alla gioia dell’eternità.

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