venerdì 20 aprile 2012

374 - PASQUA … UN’OCCASIONE DA NON PERDERE

Per una pausa spirituale durante la IIª Settimana di Pasqua

La Pasqua è un’occasione singolare per annunciare il centro della fede cristiana, la risurrezione di Cristo, e per collegarla con l’esperienza quotidiana, facendo scoprire ad ognuno il ruolo di testimone del Risorto. L’attuale contesto è segnato dal congedo dal sacro, dalla «secolarizzazione della secolarizzazione» (S. Natoli), dalla indifferenza, dalla cultura anticattolica, dalla sostituzione della salvezza (ultra-mondana, escatologica, totale) con l’ossessione (tutta mondana) della salute, dal consolidarsi di una religione sociale che usa la fede come collante fra le persone o, peggio, dall’impiantarsi di una religione senza fede, di un cristianesimo senza Cristo, di una liturgia senza celebrazione.
Ma in quello che a volte sembra essere solo un deserto, resta sempre risorgente la domanda di senso, la constatazione di un ‘oltre’ che trafigge le singole esistenze finite, di un mistero che continua a provocare. È dunque necessario ripartire dalla novità rivoluzionaria del cristianesimo, dalla grammatica della fede che ritrova nello stesso tempo semplicità ed efficienza. L’augurio della Chiesa è di «respirare Pasqua ora», secondo l’espressione del poeta inglese G. M. Hopkins.
Il termine ebraico ‘Pasqua’ indica l’‘andare oltre’. Per gli Ebrei è la memoria del passaggio dalla schiavitù alla terra di libertà. La Pasqua cristiana costituisce il superamento della morte da parte di Cristo. La garanzia della verità della fede cristiana poggia dunque sul pilastro della risurrezione. Al credente non basta sapere che Gesù è morto; si tratterebbe di una croce in più tra i tanti patiboli della storia. Solo i cristiani pongono la loro fede in Cristo risorto, e non si è cristiani se non lo si crede. Essi non adorano neppure la croce ma il Crocifisso risorto: «Ciò che fa credere è la croce, ma ciò in cui crediamo è la vittoria della croce» (B. Pascal). Scrive Benedetto XVI: «Se si toglie questo, la fede cristiana è morta. Gesù in tal caso è una personalità religiosa fallita. Egli non è più il criterio di misura». Gesù al centro!
La Pasqua è il più grande evento della storia dell’universo, è come un’onda energetica, un movimento di espansione che avanza nel tempo. All’uomo, che lungo tutta la sua esistenza, dal concepimento alla morte, è sempre immerso in relazioni, viene donata una Compagnia senza fine. L’uomo post-moderno, impegnato con le sole sue forze a vincere ciò che distrugge la vita individuale e collettiva, sarebbe destinato a perdere irrimediabilmente la sfida. La Pasqua ha una valenza antropologica originale, risponde ad un’esigenza profonda ed universale del cuore di ogni donna e di ogni uomo: sconfiggere la paura della morte, con i suoi ‘anticipi’.
Con la resurrezione di Gesù, Dio ha avallato l’operato del Figlio: Cristo è l’uomo riuscito, la pietra angolare della casa, il Signore della vita, l’asse portante della storia. Ha scritto il poeta francese A. de Lamartine: «Il sepolcro di Cristo è il punto di partenza di un’idea che ha rinnovato l’universo; di una civiltà che ha trasformato tutto… Quella tomba è il sepolcro del vecchio mondo e la culla del nuovo». Gesù non è passato dalla tomba alla terra, bensì dal soggiorno dei morti al Padre, alla vita eterna. La risurrezione di Gesù è una vita trasfigurata: «Una vita che ha inaugurato una nuova dimensione dell’essere uomini … una sorta di “mutazione decisiva”, un salto di qualità» (Benedetto XVI).
Per noi, è l’avvenire che viene solo da Dio, con una totale gratuità. La nostra esistenza o è inconsistenza/inganno o è una promessa fondata. In società assai fluide come quelle europee, l’uomo ha bisogno di taluni punti fermi su cui poggiare. La fede nel Risorto è il dono più potente e straordinario che l’uomo possa ricevere, perché gli consente di porre con estremo realismo la questione della vita. Questa è la speranza cristiana: siamo destinati a durare per sempre!

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