giovedì 5 aprile 2012

358 - PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO SECONDO MARCO (seconda parte)

Per una pausa spirituale durante il Martedì Santo - 03 Aprile 2012

MARCO PRESENTA UN RITRATTO DI GESÙ - Il Vangelo di Marco è stato definito «un racconto della passione con una lunga introduzione»: infatti il suo racconto della passione è la presentazione più eloquente della persona e della missione di Gesù. La sua morte anzitutto è conseguenza di una missione messianica: egli muore a causa del modo in cui è vissuto. Gesù si è impegnato a favore del Regno di Dio, ma la sua missione urta necessariamente contro l’opposizione e il rifiuto.
Questa intima connessione tra il ministero di Gesù e la sua condanna a morte conferisce alla croce un significato attivo, in quanto è l’espressione estrema dell’impegno di Gesù di dare la vita per gli altri. Non è una semplice vittima cui sia stata imposta la morte: Gesù ha scelto la via che conduce alla croce, perché quello è il nucleo fondamentale del suo insegnamento. Con frequenti riferimenti letterari alla figura veterotestamentaria del Servo di Dio, la morte di Gesù viene proclamata con chiarezza come una morte-per-gli-altri.
Secondo il provocatorio racconto di Marco, la vera identità di Gesù è riconosciuta attraverso la sua morte: la natura di Gesù Figlio di Dio si manifesta nella debolezza estrema della croce. Questa teologia di Marco, molto simile all’insegnamento di Paolo, mostra nella croce la potenza e la sapienza di Dio. Attraverso la croce Dio confonde la sapienza umana: Marco mostra che la passione è il momento più efficace del suo ministero, perché raccoglie i valori più profondi del suo ministero: servizio, superamento di sé, apertura agli altri. È questa un’idea di potenza completamente diversa dalla logica umana.
Attraverso la croce Dio si fa conoscere: come al battesimo e nella trasfigurazione, anche nella morte di Gesù c’è una teofania. È la «rivelazione misteriosa» che presenta Marco: un Dio presente e sfuggente, illuminante e sconcertante; il suo tocco guarisce e lascia storditi. Con questi toni sommessi e misteriosi Marco descrive l’ottusità del cuore umano e indica pure l’imponente trascendenza del Dio che Gesù proclama. Dio non è prevedibile o facilmente conquistabile.
NELLA PASSIONE C’È ANCHE UN RITRATTO DELLA CHIESA - Lo scopo
fondamentale della narrazione di Marco è quello di impartire direttive alla sua chiesa: la passione quindi contiene importanti insegnamenti sulla sequela cristiana.
Particolare attenzione Marco dedica ai discepoli: a loro riconosce alcune qualità positive, ma sottolinea anche la loro debolezza, l’incapacità di capire e i cedimenti. La vita dei discepoli con Gesù ha la forma di un viaggio: dalla Galilea a Gerusalemme fino alla croce e poi di nuovo in Galilea. Queste componenti hanno un significato metaforico. Essere discepolo autentico è un processo che inizia con una chiamata divina, ma deve anche includere un processo di conversione a lunga scadenza. La passione è il momento della crisi e diventa scandalo: i discepoli devono assimilare il messaggio di Gesù, soprattutto l’uso corretto del potere.
Di fronte alla croce i discepoli fuggono; ma la narrazione non termina con un fallimento. La risurrezione segna la purificazione dei falsi valori nella sofferenza e nel crollo fino alla riconciliazione e al rinnovamento. Di fronte alla fuga dei discepoli, emergono altri personaggi che rispondono positivamente e coraggiosamente. Il contrasto è forte e voluto. La donna di Betania intuisce che Gesù è destinato alla morte; Simone di Cirene porta la croce; Giuseppe d’Arimatea si occupa di un Cristo crocifisso. Le tre donne presenti alla croce hanno le caratteristiche dei discepoli: lo seguono, lo servono, sono salite con lui a Gerusalemme. Soprattutto il centurione romano è un imprevisto discepolo.
Questo tipo di discepolo è presente in tutto il vangelo di Marco: molti personaggi rispondono a Gesù meglio dei discepoli.
Questo contrasto fra «iniziati» ed «estranei» serve al secondo evangelista per dire che la chiesa deve essere aperta a tutti, senza esclusivismo e pretesi privilegi.
Altro tema significativo dell’ecclesiologia di Marco è la visione della chiesa come tempio vivo. Gesù ha condannato un culto ipocrita ed esclusivista e con la sua morte ha inaugurato un «tempio non fatto da mani d’uomo». Nel momento in cui Gesù muore, il vecchio tempio è finito e al centurione è data la capacità di vedere Dio nella morte sacrificale di Gesù: questo è il primo atto di culto nel nuovo tempio. La croce offre un nuovo senso del sacro.
La morte di Gesù ha un significato cosmico e rivela un modello di esperienza che caratterizza la chiesa: infatti la sofferenza e il trionfo di Gesù anticipano il compito della comunità nella storia. Anche la missione della chiesa ha un significato cosmico: il destino finale dell’umanità non sarà raggiunto finché la predicazione del Vangelo non avrà raggiunto i confini del mondo. Il travaglio della Chiesa è il dolore per la nascita di un mondo nuovo.
Il racconto della passione diventa così una parabola della lotta personale della comunità nella storia: mostra quanto costi predicare il Vangelo con coerenza. Nonostante i toni sobri, è un racconto di vittoria. Nonostante la prospettiva delle difficoltà, l’attenzione di Marco è all’annuncio del Vangelo nel mondo e per il bene del mondo finché nasca una nuova vita.

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