giovedì 5 aprile 2012

357 - PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO SECONDO MARCO (prima parte)

Per una pausa spirituale durante il Lunedì Santo - 02 Aprile 2012

Il racconto della Passione secondo Marco (Mc 14,1–15,47) presenta nella sua drammaticità la cruda realtà dei fatti: di fronte al mistero della morte di Gesù l’evangelista non vuole aggiungere nulla, proclama lucidamente gli eventi perché siano essi a produrre uno choc nel lettore. Raccontando la realizzazione sconcertante del piano di Dio, espone i fatti nella loro oggettiva realtà e lo stile è spesso quello dell’improvvisazione orale, che dà al racconto maggiore vivacità. Sembra proprio il racconto di un testimone, che è rimasto colpito dall’evento e non teme di urtare il lettore; anzi cerca di farlo. Mette in risalto i contrasti, sottolinea il paradosso: la croce si rivela scandalosa, ma nello stesso tempo rivela il Figlio di Dio.
Nella Passione secondo Marco è impressionante soprattutto il silenzio di Gesù. Poiché il suo mistero è troppo grande per essere compreso dagli uomini, Marco fa risaltare la solitudine di Gesù in tutta la sua durezza: solo, abbandonato da tutti, in preda all’angoscia, da vero uomo egli affronta la croce.
LE SCENE DEL RACCONTO DI MARCO - Per comporre il suo racconto Marco attinge da una narrazione precedente, ma dà nuova forma al materiale secondo la propria prospettiva teologica. Il racconto ha ritmo veloce e teso: in rapide scene, molto movimentate, si susseguono gli eventi più drammatici.
1) Fedeltà e tradimento segnano l’inizio della passione: una anonima donna di Betania onora Gesù ormai incamminato verso la morte, proprio mentre un discepolo si appresta a tradirlo (14,1-11).
2) La celebrazione dell’ultima Pasqua (14,12-31) mostra la piena coscienza di Gesù, nonché la libera e generosa volontà di donare la propria vita per la moltitudine: egli preannuncia la caduta dei discepoli, ma supera questo momento di crisi con la promessa della riconciliazione dopo la risurrezione.
3) Nel Getsemani è descritta la preghiera fiduciosa e angosciata di Gesù; il suo arresto è brutale e violento (14,32-52). Inizia il periodo critico per i discepoli, che fuggono e abbandonano il Maestro; il contrasto fra il comportamento di Gesù e quello dei discepoli è grandissimo.
4) Il processo davanti al sinedrio (14,53-72), incorniciato dalla negazione di Pietro, contiene l’affermazione più solenne sull’identità di Gesù, il quale esplicitamente ammette di essere «il Cristo, il Figlio di Dio benedetto» (14,62): per Marco infatti solo nel contesto della passione si può capire chi è Gesù, la cui forza si manifesta proprio nella debolezza.
5) Il processo davanti a Pilato (15,1-20) concentra l’attenzione sulla regalità di Gesù: alla domanda se sia il «re dei Giudei» la sua risposta è ambigua, perché la frase è equivoca; da questo momento inizia il silenzio di Gesù.
6) La crocifissione e la morte (15,20-41) sono descritte in tre scene scandite dal tempo con un racconto asciutto e senza fronzoli; il vertice della narrazione di Marco è raggiunto dalla confessione di fede del centurione romano: «Veramente quest’uomo
era Figlio di Dio» (15,39).
7) L’ultima scena, sommessa e sobria, mostra la sepoltura di Gesù (15,42-47) e si presenta come il preludio della risurrezione.

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