Per una pausa spirituale durante il Giovedì Santo - 05 Aprile 2012
È il giorno della Cena del Signore con i suoi. Nel memoriale eucaristico la comunità cristiana accoglie il testamento del Signore: «Fate questo in memoria di me». I segni del pane e del vino rimandano al dono di se stesso, da ripetere nella storia come contrassegno essenziale della sequela. Per questo la tradizione ha associato alla Cena il rito della lavanda dei piedi, a testimonianza dell’impegno di servizio che, nella fedeltà a Gesù, la Chiesa si assume.
L’evangelista Giovanni, per presentare la Cena, si è affidato al Testamento di Gesù: il servizio della lavanda dei piedi, il comandamento dell’amore vicendevole. Il tutto può essere inquadrato nell’affermazione: «Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mc 10, 45). La comunità cristiana deve sentirsi, nel cuore dell’umanità, una comunità di servizio.
Alla sua Chiesa, chiamata ad essere serva come lui, Gesù consegna il segno della sua presenza: il nutrimento che la incorpora a lui, la ricolma del suo Spirito di amore e le dona la forza di offrire la vita per il bene di tutti. Come Dio è passato in Egitto per servire il suo popolo liberandolo dalla schiavitù e rendendolo un popolo di servi, così Gesù, questa sera, passa in mezzo alla comunità, ci lava, ci nutre e ci manda nel mondo per servire: questa è la Pasqua del Signore!
PREGHIERA - Amare fino in fondo, con un’offerta totale, senza nulla trattenere per te, come un pane spezzato per diventare cibo che nutre, come sangue versato per bagnare e trasformare questa nostra terra: ecco cosa tu ci offri, Signore. E per rivelare il tuo dono, smisurato e inestimabile, compi un gesto che stupisce, sconcerta e scandalizza.
Deponi le tue vesti per assumere la tenuta dei servi, versi l’acqua nel catino e ti pieghi fino a terra per compiere un’operazione umiliante e sgradevole. Se vogliamo portarci dentro un’immagine nitida e forte della tua missione, della tua identità, ecco cosa viene consegnato alla nostra memoria: tu che lavi i piedi agli apostoli, incurante delle loro proteste, tu che ti abbassi senza vergogna per poter raggiungere la loro sporcizia e le loro ferite. Tu affidi ad ogni discepolo una consegna precisa: Fate quello che io ho fatto a voi!
È il giorno della Cena del Signore con i suoi. Nel memoriale eucaristico la comunità cristiana accoglie il testamento del Signore: «Fate questo in memoria di me». I segni del pane e del vino rimandano al dono di se stesso, da ripetere nella storia come contrassegno essenziale della sequela. Per questo la tradizione ha associato alla Cena il rito della lavanda dei piedi, a testimonianza dell’impegno di servizio che, nella fedeltà a Gesù, la Chiesa si assume.
L’evangelista Giovanni, per presentare la Cena, si è affidato al Testamento di Gesù: il servizio della lavanda dei piedi, il comandamento dell’amore vicendevole. Il tutto può essere inquadrato nell’affermazione: «Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Mc 10, 45). La comunità cristiana deve sentirsi, nel cuore dell’umanità, una comunità di servizio.
Alla sua Chiesa, chiamata ad essere serva come lui, Gesù consegna il segno della sua presenza: il nutrimento che la incorpora a lui, la ricolma del suo Spirito di amore e le dona la forza di offrire la vita per il bene di tutti. Come Dio è passato in Egitto per servire il suo popolo liberandolo dalla schiavitù e rendendolo un popolo di servi, così Gesù, questa sera, passa in mezzo alla comunità, ci lava, ci nutre e ci manda nel mondo per servire: questa è la Pasqua del Signore!
PREGHIERA - Amare fino in fondo, con un’offerta totale, senza nulla trattenere per te, come un pane spezzato per diventare cibo che nutre, come sangue versato per bagnare e trasformare questa nostra terra: ecco cosa tu ci offri, Signore. E per rivelare il tuo dono, smisurato e inestimabile, compi un gesto che stupisce, sconcerta e scandalizza.
Deponi le tue vesti per assumere la tenuta dei servi, versi l’acqua nel catino e ti pieghi fino a terra per compiere un’operazione umiliante e sgradevole. Se vogliamo portarci dentro un’immagine nitida e forte della tua missione, della tua identità, ecco cosa viene consegnato alla nostra memoria: tu che lavi i piedi agli apostoli, incurante delle loro proteste, tu che ti abbassi senza vergogna per poter raggiungere la loro sporcizia e le loro ferite. Tu affidi ad ogni discepolo una consegna precisa: Fate quello che io ho fatto a voi!
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