martedì 10 aprile 2012

368 - COME ALLENARSI AL SORRISO

IL SORRISO
Salvifico e terapeutico, cura le piaghe del corpo e medica le ferite dell’anima. Un’espressione del viso semplice e contagiosa, simbolo di un profondo
bisogno di dialogo, di amore e di solidarietà.

Alla scoperta del perché è così importante imparare a sorridere.

13 Aprile Venerdì di Pasqua: COME ALLENARSI AL SORRISO

I pensieri positivi della sera. Questo esercizio è un classico della psicologia positiva. Consiste nel focalizzarsi, poco prima di addormentarsi, sui bei momenti trascorsi durante la giornata. Non occorre ricercare grandi vissuti, basta evocare piccole gioie quotidiane.
Sostenersi nei momenti positivi. La condivisione sociale è un regolatore delle emozioni che funziona al ribasso per quelle negative, grazie a un effetto di sostegno, e al rialzo per quelle positive. Esprimerle, dunque, consente di codificarle nella nostra memoria, trasformandole in risorse a cui attingere per affrontare le avversità future.
Conoscere le proprie esigenze di felicità. La tendenza a fossilizzarsi sulle abitudini e ad accontentarsi delle “felicità commerciali” deve essere contrastata riflettendo regolarmente su ciò che realmente piace.
Non perdere mai di vista le proprie priorità. È fondamentale avere sempre ben presente la differenza tra ciò che è urgente e ciò che è importante. Tra le cose urgenti rientra, ad esempio, fare la spesa, cucinare, lavorare; tra quelle importanti, stare bene con le persone care, meditare, dedicarsi a una lettura, pregare. In generale, ciò che è urgente è rumoroso e mobilita, mentre ciò che è importante è silenzioso e si lascia dimenticare facilmente. Perdere di vista le cose importanti provoca un’inspiegabile sensazione di frustrazione e di vuoto esistenziale a cui, in un primo momento, è difficile dare una spiegazione. Sino a quando finalmente capiamo: da quanto tempo non sorrido? E se fosse questa la mia malattia?
Pregare. “La preghiera dell’uomo triste non ha mai la forza di salire fino a Dio. Poiché si prega solo nello sconforto, se ne dedurrà che nessuna preghiera è mai giunta a destinazione”. Questa frase paradossale, attribuita a uno gnostico del II secolo, insegna una cosa importante: si prega anche con il sorriso.
Annoverare il sorriso tra i propri valori personali. Memorizziamo meglio una situazione di emozioni se queste ultime sono associate a dei valori. Pertanto, valorizzando il potere, saranno ricordati soprattutto i successi; privilegiando il denaro, i guadagni e gli arricchimenti conquistati. Al contrario, ricercando il sorriso, risulterà più facile far riaffiorare i ricordi legati ai momenti felici.
( tratto da Cristophe André, “Quattro lezioni di pace interiore. Viaggio attraverso gli stati d’animo”, Corbaccio, Milano)
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