sabato 31 marzo 2012

356 - VERAMENTE QUEST’UOMO ERA FIGLIO DI DIO - 01 Aprile 2012 – Domenica delle Palme

(Isaia 50,4-7 Filippesi 2,6-11 Marco 14,1-15.47)


Il racconto dellaPassione di Gesù, secondo Marco, è il più antico, il più realisticamente aderente allo svolgimento dei fatti. La linea essenziale del ripensamento dei giorni della passione di Gesù è l’esigenza di mostrare che l’amore del Padre per Gesù si manifesta nell’estremo abbandono, nel fallimento più totale del Figlio diletto. Questa raffigurazione di Gesù la vediamo nella preghiera nel Getsemani, quando egli geme e chiede a Dio che il calice sia allontanato. Marco riporta le parole con cui Gesù, sulla croce, invoca il Padre. L’umanità di Gesù qui viene presentata senza orpelli, nel suo smarrimento. Abbiamo bisogno di ritrovare proprio questo Gesù-uomo, in cui il fallimento di tutti mnoi è prefigurato, la morte di tutti noi è già vissuta e la negatività del mondo è spalancata in modo impietoso.



Il momento in cui l’uomo rivela se stesso è quando la sovrastruttura, all’improvviso, è gettata via, la Chiesa, i credenti, i non credenti: questo è il luogo in cui dobbiamo giudicarci. È qui che noi possiamo ritrovare anche la nostra comune umanità. Dire di aver fede è cosa facile, ma, se ci poniamo dinanzi alla morte, aver fede o non aver fede non è questione così chiara. La fede è veramente un atto di abbandono, senza appoggi, ad una misericordia di Dio che affermiamo. La linea delle verifiche storiche finisce col grido sulla croce: ciò che viene dopo è già manifestazione di fede.
La Passione di Gesù è un messaggio universale; qui c’è la rivelazione totale di che cosa è l’uomo. Quest’uomo, Gesù di Nazareth, è morto per amore. È nell’adempiere l’impegno dell’amore che l’uomo trova il versante stupendo di se stesso su cui batte la luce della promessa di Dio.



PREGHIERA - Ti acclamano come il Messia, l’atteso discendente di Davide, eppure tu sai bene che la tua vita non terminerà con un percorso trionfale, ma con una salita dolorosa verso il Calvario, luogo dell’esecuzione.Si attendono un segno di forza che rompa ogni dubbio, cancelli ogni equivoco e dichiari il tuo ruolo, la tua dignità. Ma tu sei pronto a percorrere un sentiero irto e difficile in cui apparirai soprattutto come il debole, il perdente, come lo sconfitto tolto di mezzo.


Ti dichiarano il loro entusiasmo con gesti solenni ricolmi di deferenza e di rispetto, ma ben presto saranno grida di morte a risuonare nelle tue orecchie e a percuotere il tuo animo. Tu accetti l’accoglienza festosa che ti viene riservata, ma nello stesso tempo sei pronto ad affrontare anche l’ingratitudine, l’abbandono da parte di tutti, la crudeltà che si scatena ingiustamente contro di te. Non fai nulla per incentivare sogni di gloria, illusioni di indipendenza: a dorso di un
asino ti riveli come un re mite, che condivide la sorte dei piccoli e dei poveri.

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