(Geremia 31,31-34 Ebrei 8,7-9 Giovanni 12,20-33)
L’attesa di ogni cristiano può essere sintetizzata nel desiderio di «vedere Gesù». Che significa però per un cristiano d’oggi questo desiderio di vedere Gesù? L’esperienza della fede non assicura una vita di successi e gratificazioni, poiché seguire lui significa accettare di confrontarsi con l’esperienza della croce. Croce può essere per noi l’impegno quotidiano di una testimonianza seria, può essere il servizio disinteressato al prossimo, può essere la sofferenza portata con dignità e speranza. Il chicco di grano, se non muore, non diventa spiga.
Oggi la nostra realtà è percorsa da inquietudine sociale, da malcontento vistoso, dall’attesa di qualcuno e di qualcosa non ben definito, ma profondamente sentito: questi dati indicano che nel cuore di molti c’è nostalgia amara di una nuova saggezza, di una nuova moralità della coscienza, di alleanza con qualcuno che non tradisce. Troppi ideali sono caduti, troppe speranze socio-politiche sono evanescenti per non aspettarci qualche sollievo storico; ma, nonostante le apparenze, non c’è nessun eroe pronto a darci questo sollievo. Per di più nessuno di noi, ormai, oggi, crede a siffatti eroi. Siamo disincantati. Ed ecco, allora, la parola di Dio, mai stanca di interpellarci, che ci dà ragione: non è di alleanze umane che abbiamo bisogno, ma dell’Alleanza che ci ha creato e salvato. Le leggi umane non bastano più; le norme esterne cadono, la legalità è incerta.
Dio ci offre la moralità autentica, quella che è scritta nel cuore e rende saggi dall’intimo dell’io. La nostra società, invece, è senza norma nell’animo; tende a scansare ogni obbedienza fin che può. Forse questo è anche il frutto di tanta autorità mal esercitata. Ma noi abbiamo bisogno di obbedire a Dio. Non obbedire a chiunque perché comanda: non iustum quia iussum, ma iussum quia iustum (non giusto perché comandato, ma comandato perché giusto). La parola di Dio ci conduce su questo percorso esigente, ma profondamente liberante.
Vivere, oggi, questi atteggiamenti può risultare drammatico per un cristiano perché il vento spinge totalmente all’opposto. Si perde la tranquillità, si entra come in una tempesta. Ma l’esperienza ci dice che quando una tempesta scuote la foresta è per portare più lontani i semi della vita … cioè la Chiesa, nell’accoglienza della diversità, se va al martirio è perché ritorna all’Evangelo. Sceglie la povertà di fronte agli ambigui privilegi che il potere, cosiddetto forte, vorrebbe offrirle, alzando la sua voce profetica, con franchezza, per dare la parola a chi questa parola è stata tolta con la violenza. Tutto, oggi, è scelto, giudicato e fatto nel segno dell’interesse. Per il cristiano no! Le idee valgono non per quello che rendono, ma per quello che costano. Infatti che senso avrebbe per noi andare incontro ad un Dio crocifisso se non per ricordarci che la nostra salvezza è costata cara a Dio: è costata la vita del Figlio. Per questo è per noi salvezza eterna.
PREGHIERA - Per questo tu sei venuto: perché quest’ora si compia e si realizzi il disegno d’amore che il Padre ti ha affidato.
È un’ora di tenebre, ma proprio in essa si manifesta una luce meravigliosa e la nostra storia viene rischiarata e trova un senso e una direzione.
È un’ora in cui il male, la violenza e la cattiveria sembrano prendere il sopravvento, eppure proprio attraverso di essa veniamo liberati da tutto ciò che attenta alla nostra felicità ed appare in piena luce la nostra dignità di figli.
È un’ora di dolore in cui l’innocente viene ingiustamente colpito, umiliato e calpestato, eppure proprio da essa sorge un’umanità nuova e nasciamo alla speranza.
È un’ora di morte, e di una morte atroce, preceduta da angoscia, tristezza e abbandono, eppure proprio da questo baratro sgorga una vita, una pienezza sconosciuta, una forza indicibile, che nulla potrà mai fermare.
L’attesa di ogni cristiano può essere sintetizzata nel desiderio di «vedere Gesù». Che significa però per un cristiano d’oggi questo desiderio di vedere Gesù? L’esperienza della fede non assicura una vita di successi e gratificazioni, poiché seguire lui significa accettare di confrontarsi con l’esperienza della croce. Croce può essere per noi l’impegno quotidiano di una testimonianza seria, può essere il servizio disinteressato al prossimo, può essere la sofferenza portata con dignità e speranza. Il chicco di grano, se non muore, non diventa spiga.
Oggi la nostra realtà è percorsa da inquietudine sociale, da malcontento vistoso, dall’attesa di qualcuno e di qualcosa non ben definito, ma profondamente sentito: questi dati indicano che nel cuore di molti c’è nostalgia amara di una nuova saggezza, di una nuova moralità della coscienza, di alleanza con qualcuno che non tradisce. Troppi ideali sono caduti, troppe speranze socio-politiche sono evanescenti per non aspettarci qualche sollievo storico; ma, nonostante le apparenze, non c’è nessun eroe pronto a darci questo sollievo. Per di più nessuno di noi, ormai, oggi, crede a siffatti eroi. Siamo disincantati. Ed ecco, allora, la parola di Dio, mai stanca di interpellarci, che ci dà ragione: non è di alleanze umane che abbiamo bisogno, ma dell’Alleanza che ci ha creato e salvato. Le leggi umane non bastano più; le norme esterne cadono, la legalità è incerta.
Dio ci offre la moralità autentica, quella che è scritta nel cuore e rende saggi dall’intimo dell’io. La nostra società, invece, è senza norma nell’animo; tende a scansare ogni obbedienza fin che può. Forse questo è anche il frutto di tanta autorità mal esercitata. Ma noi abbiamo bisogno di obbedire a Dio. Non obbedire a chiunque perché comanda: non iustum quia iussum, ma iussum quia iustum (non giusto perché comandato, ma comandato perché giusto). La parola di Dio ci conduce su questo percorso esigente, ma profondamente liberante.
Vivere, oggi, questi atteggiamenti può risultare drammatico per un cristiano perché il vento spinge totalmente all’opposto. Si perde la tranquillità, si entra come in una tempesta. Ma l’esperienza ci dice che quando una tempesta scuote la foresta è per portare più lontani i semi della vita … cioè la Chiesa, nell’accoglienza della diversità, se va al martirio è perché ritorna all’Evangelo. Sceglie la povertà di fronte agli ambigui privilegi che il potere, cosiddetto forte, vorrebbe offrirle, alzando la sua voce profetica, con franchezza, per dare la parola a chi questa parola è stata tolta con la violenza. Tutto, oggi, è scelto, giudicato e fatto nel segno dell’interesse. Per il cristiano no! Le idee valgono non per quello che rendono, ma per quello che costano. Infatti che senso avrebbe per noi andare incontro ad un Dio crocifisso se non per ricordarci che la nostra salvezza è costata cara a Dio: è costata la vita del Figlio. Per questo è per noi salvezza eterna.
PREGHIERA - Per questo tu sei venuto: perché quest’ora si compia e si realizzi il disegno d’amore che il Padre ti ha affidato.
È un’ora di tenebre, ma proprio in essa si manifesta una luce meravigliosa e la nostra storia viene rischiarata e trova un senso e una direzione.
È un’ora in cui il male, la violenza e la cattiveria sembrano prendere il sopravvento, eppure proprio attraverso di essa veniamo liberati da tutto ciò che attenta alla nostra felicità ed appare in piena luce la nostra dignità di figli.
È un’ora di dolore in cui l’innocente viene ingiustamente colpito, umiliato e calpestato, eppure proprio da essa sorge un’umanità nuova e nasciamo alla speranza.
È un’ora di morte, e di una morte atroce, preceduta da angoscia, tristezza e abbandono, eppure proprio da questo baratro sgorga una vita, una pienezza sconosciuta, una forza indicibile, che nulla potrà mai fermare.
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