giovedì 15 marzo 2012

343 - LE DIECI PAROLE-DECALOGO-I DIECI COMANDAMENTI

Prima giornata: LA TÔRAH

L’ebraico tôrah possiede un significato più largo, meno strettamente giuridico, del greco nòmos con cui l’hanno tradotto i Settanta. Designa un “insegnamento” dato da Dio agli uomini per regolare la loro condotta. Si applica innanzitutto all’insieme legislativo che la tradizione del Antico Testamento collegava a Mosè. Questa legge si deve cercare esclusivamente nei cinque libri del Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
La storia sacra che delinea il disegno di Dio dalle origini alla morte di Mosè è inframmezzata dai testi legislativi, che hanno come cornice la creazione, l’alleanza di Noè, l’alleanza di Abramo, l’esodo, l’alleanza del Sinai ed il soggiorno nel deserto. Una simile massa di legislazione racchiude materiali di tutti gli ordini, perché la torah regola la vita del popolo di Dio in tutti i campi. Nulla è lasciato al caso; e poiché il popolo di Dio ha come sostegno una nazione particolare di cui assume le strutture, le istituzioni temporali di questa nazione dipendono anch’esse dal diritto religioso positivo. Tenuto conto di questa varietà la legge nel Antico Testamento riceve diversi nomi: insegnamento (tôrah), testimonianza, precetto, comandamento, decisione (o giudizio), parola, volontà, via di Dio. Di qui si vede che essa trascende in tutti i modi i limiti delle legislazioni umane.
La legge è in rapporto intimo con l’alleanza. Quando Dio, per mezzo dell’alleanza, fa di Israele il suo popolo particolare, a questa elezione unisce promesse la cui realizzazione dominerà la storia seguente, pone anche delle condizioni: Israele dovrà obbedire alla sua voce ed osservare le sue prescrizioni; diversamente le maledizioni divine cadranno su di esso. Questo legame della legge con l’alleanza spiega come in Israele non ci sia altra legge che quella di Mosè. Infatti Mosè è il mediatore per mezzo del quale Dio fa conoscere al suo popolo le esigenze che ne derivano. Questo fatto essenziale è reso nei testi in due modi. Nessun legislatore umano, neppure all’epoca di David e di Salomone, che segnano il periodo aureo del regno d’Israele, sostituisce od aggiunge mai la sua autorità a quella del creatore della nazione (neppure Ezechiele 40-48, di ispirazione mosaica, è stato inserito nella tôrah). Viceversa, i testi legislativi sono posti tutti in bocca a Mosè e nella cornice narrativa del soggiorno al Sinai.
Ciò non vuol dire che la tôrah non sia sviluppata nel tempo. La critica interna vi distingue giustamente dei complessi letterari di tono e di carattere diverso. È il segno che l’eredità di Mosè è stata trasmessa attraverso canali diversi, correlativi alle fonti del Pentateuco.

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