giovedì 15 marzo 2012

349 - LE DIECI PAROLE-DECALOGO-I DIECI COMANDAMENTI

Settima giornata: IL DECALOGO OGGI

Il Decalogo può essere definito la «costituzione di ogni uomo»; potremmo chiamarlo la «prima carta dei diritti e doveri dell’uomo» che la Bibbia ci ha insegnato. L’uomo, ogni uomo, e la creazione stessa sono difesi molto di più se gli uomini si sentono moralmente responsabili di tutti e di tutto di fronte a Dio.
Anche il mondo contemporaneo, con tutti i suoi manifesti sui diritti e doveri dell’uomo, è chiamato a riscoprire Dio creatore, l’unica vera sorgente della comune responsabilità per una promozione dell’intera famiglia umana nella giustizia e nella pace.
Per altro una visione puramente umana dei diritti può dare adito a risvolti bellicosi (N. Bobbio con «L’età dei diritti» ha giustificato la guerra, mentre Giovanni Paolo II, con il riferimento al V comandamento «non uccidere», afferma che la guerra, ogni guerra, è un’avventura senza ritorno).
1. “Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro dio di fronte a Me” - Te solo io desidero, Signore: nessun idolo si frapponga tra Te e me: non l’idolo del mio io, sordo e cieco, né l’idolo della ricchezza e del prestigio; ma Te, unicamente Te, io riconosca veramente degno di essere servito, amato, adorato.
2. “Non nominare il nome di Dio invano” - Purifica, Signore, il mio cuore e le mie labbra perché mai mi accada di nominarti senza rispetto e venerazione. Mai, con un’indegna condotta di figlio, io disonori il tuo santo Nome di Padre che il Figlio tuo unigenito ha rivelato e glorificato con l’obbedienza fino alla croce.
3. “Ricordati di santificare le feste” - Tuo è il tempo, o Eterno Creatore: tutta la mia esistenza scorra nell’unico giorno che Cristo, sorgendo da morte, ha dischiuso sul capo del genere umano. E il ricordo dei tuoi benefici sia la dolce festa di tutta la mia vita.
4. “Onora tuo padre e tua madre” - Ogni paternità e maternità da te proviene, o Dio, fonte e pienezza della vita: infondi in me profonda venerazione e gratitudine verso chiunque, con santo timore e umiltà, partecipa della potenza generatrice del tuo amore.
5. “Non uccidere” - Nessun fomite di violenza, Signore, si insinui nei miei pensieri, nei miei sentimenti, nelle mie azioni verso gli uomini miei fratelli. Vedendo in essi la tua stessa immagine, fa che li tratti con somma riverenza, qualunque sia il loro colore e la loro condizione. Se li ucciderò anche soltanto nel mio cuore con il rifiuto o con l’indifferenza, il grido della loro angoscia giungerà al tuo volto, e un infinito dolore darò al tuo cuore di Padre, che mi vedrà più morto di quelli che avrò ucciso, un infinito dolore per la grandezza del mio peccato!
6. “Non commettere atti impuri” - Di questo comando oggi ci si stupisce: perché non lasciare libero sfogo alla nostra natura? Non si può dimenticare che la malizia ha corrotto il cuore umano, che l’amore è degenerato in concupiscenza, la gratuita in egoismo possessivo.
7. “Non rubare” - Signore, che io non rubi la tua gloria vantandomi di ciò che non è merito mio; che non sottragga ai miei fratelli quanto hai loro concesso per la vita fisica e morale: la stima, la libertà, il pane, la salute, … che io goda più del loro bene che del mio, perché, avendo te, nulla mi manca.
8. “Non dire falsa testimonianza” - Tutta la mia condotta di vita sia tale da riflettere la tua giustizia e la tua misericordia, Signore. Mai la menzogna o l’ambiguità oscurino lo specchio della mia coscienza.
9. “Non desiderare la donna o l’uomo del tuo prossimo” - Il mio cuore sia semplice e puro affinché anche il mio sguardo si posi su ogni creatura senza contaminarla. Tutto io vedo nella tua luce, Signore, nel vergine candore della tua bellezza.
10. “Non desiderare le cose d’altri” - Preservami, Signore, dalla cupidigia, dalla brama di possedere e di godere, dall’invidia per i beni del mio prossimo. Il mio cuore sia davvero trasferito la dove è il mio tesoro: Tu, sommo Bene, nostra eterna Beatitudine.

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