sabato 1 ottobre 2011

282 - IL SIGNORE DARÀ LA VIGNA AD ALTRI CONTADINI - 02 Ottobre 2011 – Domenica XXVIIª Tempo Ordinario

(Isaia 5,1-7 Filippesi 4,6-9 Matteo 21,33-43)

L’immagine della ‘vigna’ richiama la comunità alla sua responsabilità. Anche la Chiesa cristiana può vivere in se stessa il rischio del rifiuto, della non accoglienza e della ingratitudine. La ribellione, l’autonomia da Dio non sono atteggiamenti che alcuni hanno da sempre, rispetto ad altri che non li assumerebbero mai. La distanza da Dio è una fuga che si decide quando si sogna di far a meno di lui, quando si crede di vivere autonomamente!
La simbologia della vigna fa da riferimento anche per il testo evangelico di questa domenica. Proveniente dalla tradizione profetica dell’Antico Testamento – soprattutto dalla sua più celebre e stupenda pagina allegorica di Isaia 5,1-7 che si legge nella prima lettura di questa domenica – l’argomento della vita nella vigna è stato proposto proprio dal vangelo secondo Matteo attraverso altre due parabole: quella degli operai assunti per lavorare nella vigna a tutte le ore del giorno (cfr. Matteo 20,1-16 Vangelo della 25ª domenica del 18 Settembre) e quella dei due figli-fratelli, a cui il padre chiede di andare a lavorare nella vigna di famiglia (cfr. Matteo 21,28-32 pagina proclamata quale Vangelo nella 26ª domenica il 25 Settembre).
Per la terza domenica consecutiva, dunque, il primo evangelista ci guida nella «vigna del Signore», non tanto per vedere o gustare i frutti che vi si producono, quanto per venire a contatto con forme differenti di rapporto fra il proprietario, datore di lavoro, e coloro che vengono assunti per lavorare a farla fruttificare. Ben più che nelle altre due parabole, in quella di questa domenica la vicenda dei vignaioli è segnata in negativo da rivolta con omicidio e conseguente finale tragico. Il padrone della vigna si vede costretto ad allontanare i suoi operai e a sostituirli con altri più fedeli. Evidentemente, dentro la vicenda delineata dalla pagina evangelica si adombra una storia non solamente evocativa del tempo di Israele – cui si riferiva Gesù – bensì di esperienze sempre possibili, anche nella relazione attuale con Dio.
Forse è proprio perché si cercano oggi altri nomi e altri salvatori che non troviamo salvezza; sperimentando la delusione di chi ha confidato in persone e in ideologie impotenti. Anche oggi può essere difficile costruire la Chiesa perché noi, volutamente, diventiamo pietre di scarto perché parliamo di giustizia e badiamo solo ai nostri affari; parliamo di amore ai poveri, ma curiamo solo i nostri interessi. Il moloch del consumo tutto corrompe, tutto snatura, tutto deforma.
Se vogliamo lavorare nella vigna dobbiamo cercare le pietre di scarto … Quanti non sono in prima linea, quanti non possono mai decidere, quanti devono solo sottostare, quanti mancano di tutto, quanti non hanno mai sperimentato l’amore, quanti sognano e non vedono mai nulla; occorre soffrire per la furbizia, gioire per la trasparenza.
Preghiera - Mi è stata affidata questa vita ed io, Gesù, ho ritenuto di esserne non l’amministratore, ma il padrone. Così ho pensato che non avrei dovuto mai renderne conto davanti a Dio. L’ho considerata una proprietà di cui disporre secondo i miei gusti, così ne ho fatto un trampolino per il mio successo, per il mio potere, per il mio vantaggio, per il mio piacere … come se fosse solo mia!
Sono stato colmato di doni immeritati, Gesù, e ho creduto di esserne l’unico destinatario: risorse e qualità date solo a me, una ricchezza a mio esclusivo beneficio e non da condividere con tanti fratelli e sorelle.
Sempre pronto a ricevere qualcosa dalla tua bontà e dalla tua misericordia, non sono altrettanto disposto ad aprire le mie mani e ritardo il più possibile una verifica seria sul mio operato. Anzi, mi arrogo il diritto di respingere chi me lo ricorda, di giudicare le tue parole, di scegliere quelle che più mi aggradano.
Signore Gesù, apri una breccia nella mia coscienza!

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.