Il valore dei segni.
Riprendiamo la nostra riflessione sul Vangelo di Matteo (11, 2-11) che abbiamo letto domenica.
Gesù non risponde alla domanda degli inviati di Giovanni, ma li invita ad andare a riferire al Battista ciò che vedono, Gesù ridice le parole di Isaia, quando questi aveva parlato del Messia.
· “I ciechi vedono”. Gesù dà fiducia alle perone affrante o disperate. Egli desidera che gli uomini guardino avanti, non in basso.
· “I paralitici camminano”. Il Messia libera quanti sono bloccati per aver delegato la propria vita nelle mani altrui e li mette in condizione di procedere con le proprie forze.
· “I lebbrosi sono mondati”. Le persone che hanno sensi di colpa, che si sentono non accettate e inguardabili, si vedono improvvisamente pure e buone e non temono più il confronto con gli altri.
· “I sordi odono”. Le orecchie soffocate da messaggi fatui e distraesti imparano a gustare la voce di Dio, il richiamo dell’essenziale e la bellezza del dialogo.
· “I morti risuscitano”: la vita trionfa sulla morte, che pareva definitiva. Chi pone a fondamento della propria vita Dio-Amore, si sente ripetere nel profondo: “Tu non morirai mai”.
· “Ai poveri è predicata la buona notizia”: i veri protagonisti della nuova storia, inaugurata da Cristo, sono i poveri di cuore, che diventano capaci di confondere i potenti.
La risposta di Gesù ai discepoli del Battista ripropone il “metodo cristiano”: la fede produce un cambiamento in grado di toccare la radice dell’io, che si esprime innanzitutto nel modo di guardare il reale. Il discernimento delle cose del cielo passa attraverso l’atteggiamento che si assume di fronte alle cose terrene. Quanto più una persona vive la fede nella presenza di Cristo nella Chiesa, tanto più lo stupore dei segni di Dio scatta anche nella situazione più nascosta e normale. Gesù ha denunciato con rammarico la gente che riesce a riconoscere i segni del tempo (nuvole e scirocco) e non riconosce i segni dell’azione di Dio (Lc 12, 54-56). Non perché ne sia incapace, ma perché non è disponibile a farlo, in quanto bloccata dal pregiudizio o dalla distrazione.
Gesù quindi non ci dà risposte preconfezionate e questa è la grande novità della Sua presenza. Gesù non è un’idea, ma una vita nuova da sperimentare. Per sua natura, la fede non è evidente, perché Dio non è il risultato di un ragionamento scientifico. Non è Dio che deve dimostrare qualcosa, siamo noi che dobbiamo aprirci a Lui e cambiare.
Riprendiamo la nostra riflessione sul Vangelo di Matteo (11, 2-11) che abbiamo letto domenica.
Gesù non risponde alla domanda degli inviati di Giovanni, ma li invita ad andare a riferire al Battista ciò che vedono, Gesù ridice le parole di Isaia, quando questi aveva parlato del Messia.
· “I ciechi vedono”. Gesù dà fiducia alle perone affrante o disperate. Egli desidera che gli uomini guardino avanti, non in basso.
· “I paralitici camminano”. Il Messia libera quanti sono bloccati per aver delegato la propria vita nelle mani altrui e li mette in condizione di procedere con le proprie forze.
· “I lebbrosi sono mondati”. Le persone che hanno sensi di colpa, che si sentono non accettate e inguardabili, si vedono improvvisamente pure e buone e non temono più il confronto con gli altri.
· “I sordi odono”. Le orecchie soffocate da messaggi fatui e distraesti imparano a gustare la voce di Dio, il richiamo dell’essenziale e la bellezza del dialogo.
· “I morti risuscitano”: la vita trionfa sulla morte, che pareva definitiva. Chi pone a fondamento della propria vita Dio-Amore, si sente ripetere nel profondo: “Tu non morirai mai”.
· “Ai poveri è predicata la buona notizia”: i veri protagonisti della nuova storia, inaugurata da Cristo, sono i poveri di cuore, che diventano capaci di confondere i potenti.
La risposta di Gesù ai discepoli del Battista ripropone il “metodo cristiano”: la fede produce un cambiamento in grado di toccare la radice dell’io, che si esprime innanzitutto nel modo di guardare il reale. Il discernimento delle cose del cielo passa attraverso l’atteggiamento che si assume di fronte alle cose terrene. Quanto più una persona vive la fede nella presenza di Cristo nella Chiesa, tanto più lo stupore dei segni di Dio scatta anche nella situazione più nascosta e normale. Gesù ha denunciato con rammarico la gente che riesce a riconoscere i segni del tempo (nuvole e scirocco) e non riconosce i segni dell’azione di Dio (Lc 12, 54-56). Non perché ne sia incapace, ma perché non è disponibile a farlo, in quanto bloccata dal pregiudizio o dalla distrazione.
Gesù quindi non ci dà risposte preconfezionate e questa è la grande novità della Sua presenza. Gesù non è un’idea, ma una vita nuova da sperimentare. Per sua natura, la fede non è evidente, perché Dio non è il risultato di un ragionamento scientifico. Non è Dio che deve dimostrare qualcosa, siamo noi che dobbiamo aprirci a Lui e cambiare.
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