LA PAROLA DOMENICALE LETTA IN FAMIGLIA
(Isaia 35, 1-6.8.10 Genesi 5, 7-10 Matteo 11, 2-11)
Tutta la storia è un grande Avvento che porta con sé le domande dell’uomo, e Gesù è sempre la risposta.
Gesù “sorprende” sempre e tutti, non rientra mai negli schemi preconfezionati. Anche Giovanni Battista pensava che il Messia avrebbe dovuto incutere timore con più forza, tagliare alla radice gli alberi infruttuosi e con ventilabro separare i buoni dai cattivi…
Gesù invece, sembra agire in modo del tutto diverso. Il Nazareno chiama sì alla conversione, ma con una modalità nuova rispetto allo stile del Precursore. Non si vede nulla né si sente nulla sulla bocca di Gesù a proposito di scuri, di fuoco e di trebbiature. Egli parla piuttosto di alberi infruttuosi che vanno zappati e concimati, e paragona il Regno di Dio ad un seme in crescita. Si vendica dei cattivi trasformandoli in buoni.
Chi è aperto al reale capisce o perlomeno ascolta. Se la realtà è “segno” che rimanda l’uomo a qualcosa d’altro, allora l’educazione alla libertà è educazione alla responsabilità, termine quest’ultimo che deriva da “rispondere”. La vera questione è se si vuole essere gente “sistemata” oppure se vuole partecipare alla nuova avventura della fede. Occorre promuovere un’educazione all’attenzione e all’accettazione. Chi segue quello che il Signore fa accadere davanti a noi, fiorisce; chi non si lascia generare da quanto accade, marcisce. Beati quelli che hanno “fame e sete” e maledetti quanti non si aspettano più niente di veramente nuovo o autentico, rifugiandosi dietro i “ma, se, forse, però” ecc...
Cristo è la vera risposta alle domande dell’uomo ed è sempre più di quanto ognuno osi sperare. Ma la proposta di Gesù risulta sconvolgente per tanti: egli verrà ucciso perché non corrispondente all’immagine di Dio che i capi avevano in testa. Ecco perché ha detto: “Beato chi non si scandalizza di me”!
Avvento in famiglia… terza tappa
Un’infinita serie di pubblicità presenta l’individuo libero da ogni limite (ad esempio, “Tu senza confini”). Presi da tale illusione, si fatica ad accettare le proprie debolezze, limiti e fragilità. Molti studiosi mettono l’accento sulla fatica dei ragazzi ad accettare le frustrazioni dell’attesa e del rinvio: “Life is now”, la vita è adesso, ripete ossessivamente una nota pubblicità. Si crea quindi un’abitudine ad una soddisfazione immediata che contrasta con la pazienza e gli sforzi che il viaggio della vita richiede. Noi non vorremmo avere limiti e, quando li avvertiamo, li vorremmo superare con un balzo. L’agricoltore ben conosce lo stile del seme, che muore per portare frutto. L’agricoltore bene addestrato nella virtù della pazienza, attende per mesi la gemma che spunta al tepore della primavera, la spiga che biondeggia al sole cocente. Noi invece, spesso, pretendiamo che le cose e la vita stessa vibrino durante il breve attimo del nostro possesso. Non accettiamo l’impegno dell’attesa perseverante, dell’impegno costante. Occorre educare mente e cuore a superare il “tutto e subito”, in ogni ambito del vivere, compresa la vita affettiva. Le nostre fragilità possono diventare cifre positive, a patto di accettare la fatica di percorrere gradualmente il sentiero della vita con apertura di mente e di cuore.
(Isaia 35, 1-6.8.10 Genesi 5, 7-10 Matteo 11, 2-11)
Tutta la storia è un grande Avvento che porta con sé le domande dell’uomo, e Gesù è sempre la risposta.
Gesù “sorprende” sempre e tutti, non rientra mai negli schemi preconfezionati. Anche Giovanni Battista pensava che il Messia avrebbe dovuto incutere timore con più forza, tagliare alla radice gli alberi infruttuosi e con ventilabro separare i buoni dai cattivi…
Gesù invece, sembra agire in modo del tutto diverso. Il Nazareno chiama sì alla conversione, ma con una modalità nuova rispetto allo stile del Precursore. Non si vede nulla né si sente nulla sulla bocca di Gesù a proposito di scuri, di fuoco e di trebbiature. Egli parla piuttosto di alberi infruttuosi che vanno zappati e concimati, e paragona il Regno di Dio ad un seme in crescita. Si vendica dei cattivi trasformandoli in buoni.
Chi è aperto al reale capisce o perlomeno ascolta. Se la realtà è “segno” che rimanda l’uomo a qualcosa d’altro, allora l’educazione alla libertà è educazione alla responsabilità, termine quest’ultimo che deriva da “rispondere”. La vera questione è se si vuole essere gente “sistemata” oppure se vuole partecipare alla nuova avventura della fede. Occorre promuovere un’educazione all’attenzione e all’accettazione. Chi segue quello che il Signore fa accadere davanti a noi, fiorisce; chi non si lascia generare da quanto accade, marcisce. Beati quelli che hanno “fame e sete” e maledetti quanti non si aspettano più niente di veramente nuovo o autentico, rifugiandosi dietro i “ma, se, forse, però” ecc...
Cristo è la vera risposta alle domande dell’uomo ed è sempre più di quanto ognuno osi sperare. Ma la proposta di Gesù risulta sconvolgente per tanti: egli verrà ucciso perché non corrispondente all’immagine di Dio che i capi avevano in testa. Ecco perché ha detto: “Beato chi non si scandalizza di me”!
Avvento in famiglia… terza tappa
Un’infinita serie di pubblicità presenta l’individuo libero da ogni limite (ad esempio, “Tu senza confini”). Presi da tale illusione, si fatica ad accettare le proprie debolezze, limiti e fragilità. Molti studiosi mettono l’accento sulla fatica dei ragazzi ad accettare le frustrazioni dell’attesa e del rinvio: “Life is now”, la vita è adesso, ripete ossessivamente una nota pubblicità. Si crea quindi un’abitudine ad una soddisfazione immediata che contrasta con la pazienza e gli sforzi che il viaggio della vita richiede. Noi non vorremmo avere limiti e, quando li avvertiamo, li vorremmo superare con un balzo. L’agricoltore ben conosce lo stile del seme, che muore per portare frutto. L’agricoltore bene addestrato nella virtù della pazienza, attende per mesi la gemma che spunta al tepore della primavera, la spiga che biondeggia al sole cocente. Noi invece, spesso, pretendiamo che le cose e la vita stessa vibrino durante il breve attimo del nostro possesso. Non accettiamo l’impegno dell’attesa perseverante, dell’impegno costante. Occorre educare mente e cuore a superare il “tutto e subito”, in ogni ambito del vivere, compresa la vita affettiva. Le nostre fragilità possono diventare cifre positive, a patto di accettare la fatica di percorrere gradualmente il sentiero della vita con apertura di mente e di cuore.
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