La pedagogia del tempo
La Vergine dell’ascolto, della preghiera e della memoria diventa l’icona dell’atteggiamento del cristiano di fronte al mistero del tempo. Quando Maria dà alla luce Gesù, il tempo raggiunge la sua pienezza, svela il suo principio. Custodire la coscienza di quell’inizio è fondamentale per garantire la vera misura della dignità dell’uomo e per sapersi stupire di se stessi. Il fluire degli anni fa pensare alla mèta cui il tempo è orientato e ci fa chiedere se siamo persone capaci di speranza o semplicemente rassegnate perché destinate al nulla eterno. Il Figlio di Dio, nato nel tempo, riesce a trascenderlo e a rispondere al desiderio di un destino non più incrinato dalla precarietà attuale e dalla morte.
Se il finito presente è tutto, allora i sogni non hanno lo sguardo lungo del presente e la morale diventa un’opzione soggettiva. La frenesia e il cinismo sono gli ingredienti di questa impostazione di vita, ripetitiva e nevrotica perché basata solo sul consumo. Tutte le richieste più recenti parlano della bassa percentuale di speranza e apertura al futuro da parte dei giovani e adulti, segnati dalle “passioni tristi” (scoraggiamento e sfiducia, passività e resa). Palestrati ma poveri di spirito, insicuri e senza il coraggio di scelte forti e durature. Il tempo appare come solo un contenitore vuoto, da riempire di giorni che rotolano l’uno sull’altro.
In una società che ricorre a maghi e cartomanti, a esperti di oroscopi e medium, la Chiesa invita ad “aguzzare” lo sguardo per registrare le voci e le esperienze che, nonostante tutto, anticipano i segni di una rinascita”. Va cercata l’unità di vita, la sintesi tra azione e contemplazione, la fedeltà a Dio nella frantumazione del tempo, l’impegno senza affanno, l’abbandono al Signore nel quotidiano, la speranza nelle piccole speranze umane. Dio non solo dona il tempo, ma egli stesso è entrato nella storia per aprirla all’eterno e farla diventare storia di alleanza. Per Gesù a governare il mondo e l’uomo non sono gli elementi del cosmo o le leggi della materia, ma un Dio personale, che ha trasformato dal di dentro la vita e che ora accompagna noi, pellegrini. Tempo e amore si richiamano a vicenda. L’eternità non viene dopo il tempo, ma è un’altra dimensione della realtà attuale. Per i santi le realtà prive di valore eterno sono un nulla.
Come i pastori, occorre mettersi in viaggio anche nel buio della notte, cogliendo il futuro “dentro al presente” e affrontando la vita con questa certezza. E’ il vino nuovo, da mettere in otri nuovi. Alla presenza del Signore e col suo aiuto, il futuro non spaventa più. Anzi, i pastori diffondono le sorprese della fede e le ragioni della speranza con entusiasmo, “glorificando e lodando Dio”.
La Vergine dell’ascolto, della preghiera e della memoria diventa l’icona dell’atteggiamento del cristiano di fronte al mistero del tempo. Quando Maria dà alla luce Gesù, il tempo raggiunge la sua pienezza, svela il suo principio. Custodire la coscienza di quell’inizio è fondamentale per garantire la vera misura della dignità dell’uomo e per sapersi stupire di se stessi. Il fluire degli anni fa pensare alla mèta cui il tempo è orientato e ci fa chiedere se siamo persone capaci di speranza o semplicemente rassegnate perché destinate al nulla eterno. Il Figlio di Dio, nato nel tempo, riesce a trascenderlo e a rispondere al desiderio di un destino non più incrinato dalla precarietà attuale e dalla morte.
Se il finito presente è tutto, allora i sogni non hanno lo sguardo lungo del presente e la morale diventa un’opzione soggettiva. La frenesia e il cinismo sono gli ingredienti di questa impostazione di vita, ripetitiva e nevrotica perché basata solo sul consumo. Tutte le richieste più recenti parlano della bassa percentuale di speranza e apertura al futuro da parte dei giovani e adulti, segnati dalle “passioni tristi” (scoraggiamento e sfiducia, passività e resa). Palestrati ma poveri di spirito, insicuri e senza il coraggio di scelte forti e durature. Il tempo appare come solo un contenitore vuoto, da riempire di giorni che rotolano l’uno sull’altro.
In una società che ricorre a maghi e cartomanti, a esperti di oroscopi e medium, la Chiesa invita ad “aguzzare” lo sguardo per registrare le voci e le esperienze che, nonostante tutto, anticipano i segni di una rinascita”. Va cercata l’unità di vita, la sintesi tra azione e contemplazione, la fedeltà a Dio nella frantumazione del tempo, l’impegno senza affanno, l’abbandono al Signore nel quotidiano, la speranza nelle piccole speranze umane. Dio non solo dona il tempo, ma egli stesso è entrato nella storia per aprirla all’eterno e farla diventare storia di alleanza. Per Gesù a governare il mondo e l’uomo non sono gli elementi del cosmo o le leggi della materia, ma un Dio personale, che ha trasformato dal di dentro la vita e che ora accompagna noi, pellegrini. Tempo e amore si richiamano a vicenda. L’eternità non viene dopo il tempo, ma è un’altra dimensione della realtà attuale. Per i santi le realtà prive di valore eterno sono un nulla.
Come i pastori, occorre mettersi in viaggio anche nel buio della notte, cogliendo il futuro “dentro al presente” e affrontando la vita con questa certezza. E’ il vino nuovo, da mettere in otri nuovi. Alla presenza del Signore e col suo aiuto, il futuro non spaventa più. Anzi, i pastori diffondono le sorprese della fede e le ragioni della speranza con entusiasmo, “glorificando e lodando Dio”.