sabato 26 maggio 2012

397 - LO SPIRITO SANTO NELLA PERSONA E NELLA COMUNITÀ

Sabato – Per una pausa spirituale nella settimana di Pentecoste

Lo Spirito è donato personalmente ad ognuno e insieme cementa la comunità in un legame nuovo e divino. Lo Spirito comunica la stessa agape trinitaria, che cambia il credente facendolo passare da individuo chiuso in se stesso a persona in sintonia con Dio e con i fratelli. Persona e comunità sono saldate sempre di più dallo Spirito, che opera sia nella profondità (coinvolge tutti gli strati dell’io) sia nella dilatazione (amalgamando sempre più persone diverse).

A Pentecoste la Chiesa appare come segno e strumento di unità di tutto il genere umano, ma questo è possibile solo se essa rimane autonoma da ogni Stato e da ogni cultura particolare. Lo Spirito rende fusi ma non confusi, distinti ma non distanti, uguali ma diversi, differenti ma uniti. Contro l’emergente ‘sindrome del campanile’ (chiesuole, partitini, leghe, rioni) va riscoperto il carisma della sintesi tipico del ministero del Papa, del Vescovo e del parroco: il maestro del coro che aiuta la comunità ad eseguire lo spartito del Vangelo e a cantare con voci diverse, ma all’unisono, con un solo cuore e un solo Spirito. Lo Spirito, infatti, consuma le scorie che corrompono ogni battezzato e lo ostacolano nelle sue relazioni, facendone emergere la parte migliore.

Lo Spirito di Cristo suscita e alimenta le molteplici dimensioni dell’azione educativa:

1) La dimensione missionaria: il Cenacolo toglie il complesso dell’ostrica, cioè fa superare la paura di rompere gli ormeggi, di spiegare le vele e di andare al largo dell’evangelizzazione. Il Signore invia per strade che egli ha già percorso, per primo: egli è la Via.

2) La dimensione ecumenica e dialogica: lo Spirito promuove il movimento dell’amore, che si apre a tutti, senza escludere nulla e nessuno, ma anzi armonizzando le differenze e tenendo uniti gli opposti. Se i doni dello Spirito dimenticano la loro sorgente comune, soffrono, impazziscono e contribuiscono al caos. Lo Spirito è principio di unità, ispira il desiderio della comunione visibile e favorisce l’incontro, incoraggia al bene comune.

3) La dimensione caritativa e sociale: lo Spirito promuove un ordine soprannaturale di relazioni, insegna non a dare tutto a tutti, ma a tutti amore e a nessuno ingiustizia (S. Agostino). Il primato della carità non sta solo nel fuggire il male, ma soprattutto nel fare il bene. Il cuore del cristianesimo è un Dio che si è fatto uomo per essere «di tutti, per tutti e con tutti». L’amore fa rimanere in Dio e lui in noi. Senza l’amore non c’è umanità: il contrario dell’amore è morte.

4) La dimensione escatologica: lo Spirito attesta la grande dignità dell’essere figli di Dio, con una destinazione eterna, che non allontana dall’impegno nelle realtà terrene, ma preserva dal cadere nell’idolatria di se stessi, delle cose e del mondo. Lo Spirito è respiro di Dio che dilata e non soffoca la vita dell’uomo, unità di anima e corpo. La durezza del cuore è la peggiore malattia spirituale, impedisce di cogliere il Tutto nel frammento.

Solo una cultura dell’interiorità può promuovere un cristianesimo dinamico e veramente costruttivo. Urge una nuova Pentecoste in un’epoca sempre più martoriata dagli egoismi autoreferenziali e insipienti della politica, dall’onnipotenza atea dell sviluppo tecnologico ed economico, dalla debolezza sino all’insignificanza dei principali istituti educativi, fra i quali la famiglia.

C’è bisogno di invocare lo Spirito per ritrovare Gesù nella propria vita e, in lui, incontrare gli altri. Chi non sa dedicare tempo a Dio nell’orazione, non riesce a parlare di Dio agli uomini. Solo lo Spirito rende pure e rette le intenzioni e le azioni dei cristiani nel mondo, genera l’umiltà del cuore, garantisce la fedeltà al Vangelo anche quando è scomodo e crocifigge, trasforma la povertà e la semplicità della fede in potenza di Dio, fa sperimentare il coraggio e la pace di Gesù, educa ad ascoltare per servire. Solo lo Spirito risponde alle domande che noi non poniamo più, tiene ferma la sapienza della consolazione e illumina la strada della vita spesso data per persa, tiene vivo il fuoco dell’amore fedele e edifica la comunità con individui impossibili.

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