GIOVANNI 15,26-27; 16,12-15: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncer”.
Il brano evangelico è una compilazione di due testi distinti, tratti dai discorsi dell’Ultima Cena, che presentano due delle profezie del Paraclito, poste da Giovanni sulle labbra di Gesù in quella solenne occasione. La promessa si è dunque compiuta e l’evangelista, forte della sua esperienza ecclesiale, rielabora con fine abilità teologica le parole del Cristo per precisare come lo Spirito Santo continui l’opera messianica attraverso la missione apostolica.
La prima parte della pericope contiene la terza profezia del Paraclito (Gv 15,26-27). La traduzione CEI 1971 rendeva questo vocabolo con «Consolatore», mentre l’attuale versione CEI 2008 ha conservato la parola greca, che indica l’avvocato difensore, colui che è stato chiamato vicino per difendere e sostenere. Infatti il termine para-klētós indica una persona ‘chiamata’ (klētós) ‘vicino’ (pará) e corrisponde perfettamente al latino ad-vocatus. In 1 Gv 2,1 lo stesso titolo viene attribuito al Cristo risorto in quanto garante ufficiale che difende la nostra causa presso il Padre. È un termine che richiama il grande schema giovanneo del processo: il processo intentato contro Gesù continua anche contro i suoi discepoli, ma essi non sono soli. Dopo la glorificazione di Gesù essi saranno assistiti da un «altro» Paraclito (cfr. Gv 14,16): il primo è stato Gesù stesso e i discepoli lo conoscono perché egli dimora presso di loro. Dopo la risurrezione, però, egli sarà dentro di loro: non più una compagnia esterna, ma una presenza interna.
Prima (Gv 14,16.26) Gesù aveva detto che il Padre manderà lo Spirito Santo; ora invece afferma di inviarlo egli stesso da parte del Padre: con queste fini modifiche Giovanni vuole evidenziare la ricchezza e la complessità del mistero divino, mai esauribile da una sola formula. Questo ‘Avvocato’ viene qualificato come lo «Spirito della verità» e si precisa che «procede dal Padre». Nel linguaggio giovanneo Gesù è la verità, nel senso etimologico greco di a-lḗtheia, cioè ‘non-nascondimento’, ovvero ‘rivelazione’: egli è la stessa vita di Dio che il Figlio ha rivelato e ha comunicato. Perciò lo Spirito di verità è lo Spirito di Gesù, strettamente unito alla sua persona e continuatore della sua opera. Inoltre è legato al Padre poiché «procede» (ek-poréuetai) da lui, cioè uscendo dalla stessa intimità divina si muove verso l’umanità attraverso la preziosa mediazione del Figlio. Tale particolare è stato approfondito dalla tradizione dogmatica dei Padri ed inserito come formula teologica importante nella professione di fede.
Il compito del Paraclito è caratterizzato da diversi verbi nelle varie profezie; in questo caso si parla di testimonianza e si aggiunge che tale funzione è in stretta correlazione con l’opera degli apostoli, i quali danno testimonianza su Gesù per il fatto di essere stati con lui fin dal principio. È chiaro che si vuole evidenziare come dietro le dichiarazioni degli apostoli sia all’opera lo stesso Spirito di Dio e di Gesù. Siamo ancora in contesto giudiziario: nel processo contro Gesù lungo la storia il testimone fondamentale è lo Spirito, che dà ai discepoli la forza e la capacità di testimoniare l’esperienza che hanno vissuto.
La seconda parte del brano liturgico presenta la quinta profezia (Gv 16,12-15), che riprende la formula «Spirito della verità» e insiste sul suo compito, già indicato dai verbi ‘insegnare’ e ‘ricordare’ (Gv 14,26). Ora vengono aggiunte altre quattro importanti forme verbali per caratterizzare la funzione del Paraclito: 1) «vi guiderà a tutta la verità»; 2) «dirà tutto ciò che avrà udito»; 3) «vi annuncerà le cose future»; 4) «mi glorificherà». L’opera di Gesù infatti ha bisogno di essere capita e, senza lo Spirito di Gesù, i discepoli non possono giungere alla comprensione. Durante la sua vita terrena egli è stato il maestro esteriore; dopo la risurrezione, tramite lo Spirito, diventa il maestro interiore che fa capire il senso di tutto, guidandoli verso la pienezza, continuando a trasmettere loro la parola di Dio e illuminando la loro comprensione riguardo a ciò che accadrà in seguito lungo la storia umana.
Emerge con chiarezza che il processo della rivelazione è continuato dallo Spirito anche dopo la risurrezione di Gesù. La comprensione piena del Vangelo è opera dello Spirito; come opera sua è la comprensione del senso della storia e la capacità di cogliere i segni dei tempi. In questa opera di rivelazione («parlerà») lo Spirito glorifica il Cristo, cioè ne mostra la reale presenza e potenza in tutte le vicende del tempo, rendendo viva ed efficace la sua parola.
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