sabato 12 maggio 2012

387 - L’AMORE È IL DONO DEL RISORTO - 13 MAGGIO 2012 – Sesta Domenica di Pasqua

(Atti 10,25-48  1ªGiovanni 4,7-10  Giovanni 15,9-17)
L’amore è il dono del Risorto e il segno distintivo dei cristiani. San Paolo afferma che «la realtà è Cristo» (Col 2,17) e dunque occorre provare a pensare e a vedere Cristo in tutti e in tutto. Realista è chi costruisce la storia su questo fondamento, Cristo. La realtà di Cristo è sempre lo spazio creativo dell’amore. «Andare avanti» nella vita cristiana significa sempre «andare dentro» le profondità dell’Amore. Solo amando si possono toccare le profondità della realtà di Cristo, perché si entra nell’amore gratuito di Dio per l’umanità, nell’amore sorgivo del Padre, nella gratuita comunicazione che il Figlio di Dio ha fatto di se stesso donandosi agli uomini, nella fecondità dell’amore divino che è lo Spirito Santo; in un cuore trinitario, in un abbraccio: si entra nel mistero.
L’attenzione cade sul «come io ho amato voi». Cristo, che ha donato totalmente la propria vita, diventa il modello del rapporto con gli altri. Il comandamento di Gesù è lui stesso, la stessa vita: è come se dicesse: «Se ami, allora vivrai come me», una vita buona e riuscita, felice e costruttiva. L’amore generato dallo Spirito spinge a donarsi, non proietta fuori di sé, alla ricerca di ciò che non si ha, non si è e non si può. L’ira e l’odio, il giudizio sugli altri e la paura, l’egoismo e la lamentela, fanno perdere il controllo e l’armonia di sé, tolgono piacere alle scelte, innescano l’autodistruzione, scagliano sempre fuori di sé e impediscono il collegamento con Gesù. Si tratta invece di ‘rimanere’ nell’Amore, di restare uniti a Gesù perché egli possa essere presente nei credenti con tutta la sua energia vitale.
Amando come Gesù si evitano due rischi: il ‘mipiacismo’ e il ‘migiovismo’. Il primo male appartiene alla cultura del diletto, di ciò che piace: è la scuola dell’egoismo e del relativismo, con al centro l’io e non Cristo.
Il secondo male è il frutto della cultura del giovamento. È lecito ciò che giova al singolo: è utilitarismo sfrenato, indipendentemente dal discernimento di ciò che è oggettivamente bene o male. È la via dell’illegalità e della devianza.
Dalla parola gratis ne derivano due completamente opposte: gratificazione e gratitudine. Il cristianesimo della gratitudine, della gratuità, è dei generosi di cuore che danno la vita per la Chiesa, per gli ultimi, per i fratelli. Il cristianesimo della gratificazione è incentrato sulla ricerca orgogliosa di se stessi, sulla pretesa e sulla contabilizzazione (dare per avere, accumulo), senza oblazione del proprio tempo e delle proprie capacità. Questo sfigura la persona e genera una perdita di umanità.
Cristo testimonia che non basta non fare il male, occorre compiere il bene. Non c’è solo passività, ma ci deve essere attività nello Spirito, un di più nello Spirito. Dio non dice solo ‘date’, ma date ‘con larghezza’; non dice solo ‘aiutate’, ma aiutate ‘con sollecitudine’; non dice ‘fate opere di misericordia’, ma fatelo ‘con allegrezza’; non dice solo ‘amate’, ma amate ‘sinceramente’; non dice solo ‘astenetevi dal male’, ma ‘odiatelo’; non dice solo ‘attenetevi al bene’, ma ‘aderitevi con il cuore’. Ecco il fervore che scaturisce dalla relazione personale e comunitaria con Cristo.
PREGHIERA - Tu non vuoi, Gesù, che la nostra relazione con te sia all’insegna dell’effimero: tu ci chiedi di viverla nella trama quotidiana dei giorni, nella solidità e nella fedeltà che sfidano il tempo.
Tu non ci offri, Gesù, contatti eccezionali, seppur sporadici, ma un amore durevole, una fiducia a tutta prova, un legame indissolubile che, se lo vogliamo, nulla e nessuno potrà mai spezzare.
E ci chiedi di passare dalle parole ai fatti: di mostrarci obbedienti ai tuoi comandi proprio come hai fatto tu che hai accolto la volontà del Padre tuo anche nell’ora oscura dell’angoscia e del dolore. Come il tuo amore si è reso visibile e concreto nella nostra storia, così tu ci inviti a rendere la nostra risposta autentica e credibile nello spazio della nostra esistenza.
Donaci, allora, un amore generoso e perseverante che non viene meno nel tempo della prova quando gli viene chiesto di sacrificarsi.

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