sabato 19 maggio 2012

390 - L’ESALTAZIONE DEL RISORTO - 20 MAGGIO 2012 – Ascensione del Signore

(Atti 1,1-11 Efesini 4,1-13 Marco 16,15-20)
C’è una pedagogia nella scelta della liturgia della Chiesa, Madre e Maestra, di differenziare la Pasqua, l’Ascensione e la Pentecoste. L’unico Mistero viene offerto gradualmente, per aiutare i fedeli a coglierne la grande ricchezza. Ma l’unitario evento di grazia non va ‘separato’.

Anche la sobrietà con cui le Scritture presentano l’Ascensione stimola a non sostare sulla notizia protocollare di un fatto in sé non riproducibile, non rappresentabile, ma a dischiudere il significato teologico ed ecclesiologico-missionario dell’esaltazione di Gesù come ‘Signore’ della storia. Quel Gesù, apparentemente fallito, è invece il Salvatore di tutti: è il capovolgimento dei criteri della logica dell’attuale mondo. La storia non è un cammino senza senso e verso il nulla, ma tende al suo compimento. Solo il cristianesimo ha osato collocare un corpo d’uomo nella profondità di Dio, come riscatto di ogni vera umanità donata. Ecco la bella notizia per tutti, in particolare per gli umiliati e offesi nella loro dignità umano-divina.

Per Benedetto XVI il Gesù che si congeda «non va da qualche parte su un astro lontano. Egli entra nella comunione di vita e di potere con il Dio vivente, nella situazione di superiorità di Dio su ogni parzialità. Siccome è presso il Padre, Egli non è lontano, ma vicino a noi. Ora non si trova più in un singolo posto del mondo come prima dell’ascensione; ora, nel suo potere che supera ogni spazialità, Egli è solo uscito dal nostro campo visivo, ma è presente accanto a tutti ed è invocabile da parte di tutti e in tutti i luoghi» (Gesù di Nazaret, pp. 314-315).

La Chiesa accoglie e diffonde l’ultimo atto del Risorto sul mondo: la benedizione. Fino alla Pasqua, Gesù è il protagonista assoluto, mentre gli apostoli sono spettatori sbalorditi di quanto lui ha operato. Ora i discepoli diventano attivi per la prima volta: con libertà si sottomettono alla missione, partendo dall’ascolto della Parola. Gesù vuole rinnovare la sua Pasqua in noi, cioè passare incessantemente in tutti i pensieri, in tutte le parole e in tutte le opere dell’esistenza del credente. Tutta la vita dovrebbe risultare un ininterrotto ‘tempo pasquale’, fatto di comunione intima con Cristo e di nuovo entusiasmo per il nostro quotidiano. Nel credente che ospita veramente in sé il Risorto, tutto riprende vita e tutto produce vita, tutto porta alla vita.

La Chiesa vive della fedeltà al Signore: riposa (non dorme) sulla Parola, vive (non sopravvive) della Parola, obbedisce (sempre senza ‘se’ e senza ‘ma’) alla Parola, tutto inizia (non ritarda) con la Parola. La Chiesa non piega il Vangelo alle nostre convenzioni sociali (modernità) né lo conforma ai tempi (relativismo). È essenziale essere nel pensiero di Gesù, desiderare le sue promesse, non anelare ad altro. Questo genera una grande pace e aiuta a purificare le proprie intenzioni, per cercare solo la volontà di Dio, senza cedere alla virulenza delle proprie passioni incontrollate e delle proprie miopie pastorali.

La Chiesa è chiamata a portare una Parola che non ha perduto il suo fascino creativo e miracoloso, che a tutti giova e nessuno offende, che tutti può rendere migliori e salvare. La missione della Chiesa «non è quella di far trionfare la verità, ma di essere suoi testimoni» (H. De Lubac), per renderla più viva e a tutti visibile. È tempo di dilatare e costruire, non di raccogliere.

PREGHIERA - Signore Gesù, tu ascendi al Padre tuo ma questo non vuol dire che abbandoni la nostra terra. Anzi, i tuoi discepoli hanno la certezza di poter contare su di te in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.

Ecco perché tu li invii in missione e affidi loro il compito di portare dovunque il tuo Vangelo. Gli ostacoli non mancheranno e tuttavia non si sentiranno abbandonati a se stessi.

Tu li metti in grado di parlare un idioma internazionale, il linguaggio dell’amore. Tu li rendi immuni da qualsiasi cattiveria, da qualsiasi veleno, capaci di attraversare anche le zone più infide senza perdere la fiducia e la pace del cuore.

Tu trasmetti loro il potere di risanare e di guarire, di liberare gli uomini da quanto rovina la loro vita. Attraverso di loro tu chiami alla fede coloro che accolgono la Buona Notizia della salvezza e si lasciano condurre e cambiare dalla tua parola.

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