sabato 26 maggio 2012

396 - LA PENTECOSTE È LA FONTE DELLA PERENNE GIOVINEZZA DELLA CHIESA

Venerdì – Per una pausa spirituale nella settimana di Pentecoste

La Chiesa vive del movimento del cuore: ha bisogno di chiudersi e di aprirsi, in modo alternativo e costante, pena la morte. Lo Spirito genera questo moto, che va dal Cenacolo alla piazza di Gerusalemme, dalla preghiera alla predicazione, dal piccolo gruppo alla folla, dal ‘vieni’ al ‘vai’. Il discepolato richiede il tempo dell’attesa e della ricezione dello Spirito, della conoscenza e dell’amore per Gesù, e contempla pure il tempo della trasmissione delle ‘cose’ dello Spirito, dell’impegno nella storia a partire dall’amore di Cristo.

Chi incontra il cristiano deve potersi rendere conto ‘da dove viene’, a quale scuola di vita si è formato. Prima della missione c’è l’immissione per grazia nella vita di Gesù: un rapporto nuovo, originale ed inscindibile con lui. La ‘vita eterna’ è venire da Gesù e andare nel mondo portando Gesù. Il cristiano non è un libero professionista o un avventuriero, ma un testimone di Gesù.

Il Cenacolo è una tappa essenziale, come riserva insostituibile di Spirito Santo, che rende vigilanti, con occhi ben aperti e orecchie spalancate, al fine di non lasciare morire la comunità nell’abitudine e nella mancanza di passione, intenta a sciupare tempo prezioso per ‘accomodare’ le difficoltà derivanti dalla vita comunitaria, sottraendolo all’evangelizzazione.

Nel documento “Educare alla vita buona del Vangelo” i vescovi raccomandano primariamente ai fedeli «un’autentica vita spirituale, cioè un’esistenza secondo lo Spirito», il quale forma il cristiano secondo i sentimenti di Cristo, guida alla verità tutta intera, illumina le menti, infonde l’amore nei cuori, fortifica i deboli, apre alla conoscenza del Padre e del Figlio, e garantisce a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità. Lo Spirito fa sì che ogni particolare dell’esistenza sia esaltato, in quanto vissuto dentro il rapporto con Cristo e come offerta a Dio (n. 22).

La Pentecoste è la fonte della perenne giovinezza della Chiesa, la quale non è la somma di tutti i singoli credenti, dei loro sforzi e delle loro attività, ma è un tutto vivente, che possiede in se stesso il suo principio di vita, lo Spirito Santo. Nella Chiesa, c’è il già dato (la vita di Dio in Cristo-alfa) e l’agito (quanto viene liberamente costruito dall’uomo, il traffico dei talenti ricevuti come apparire della pienezza iniziale). È il rapporto del divino e dell’umano nella Chiesa. Se la Chiesa come tale è sempre unita allo Spirito Santo e dunque sempre santa, sempre sposa, le anime singole possono essere o non essere unite a Dio. Questo comporta la fallibilità, l’errore e il peccato, ma anche la conversione e la riforma.

Si può parlare di una vera e falsa riforma della Chiesa. Occorre ricuperare le condizioni di ogni riforma ecclesiale, al di là delle astuzie inutili e dell’immobilismo presuntuoso, che scambia la sopravvivenza del passato con la permanenza dell’eterno. È vera la riforma che è fedele al principio in profondità (le fonti, il “depositum fidei”, i principi animatori e permanenti della vita ecclesiale). Gli autentici riformatori (i Santi) sono ben diversi dagli innovatori (concentrati sull’adattabile e mutevole, sull’attualità). Il Catechismo della Chiesa Cattolica, a vent’anni dalla sua promulgazione, chiede di evitare pressapochismo e superficialità nella vita ecclesiale.

Diceva Paolo VI nel 1969, a quattro anni dalla chiusura del Concilio: «Il soffio ossigenante dello Spirito è venuto a svegliare nella Chiesa energie assopite, a risuscitare carismi dormienti, a infondere quel senso di vitalità e di letizia che ad ogni epoca della storia definisce giovane e attuale la Chiesa stessa». A cinquant’anni dall’apertura del Vaticano II c’è ancora bisogno del vento dello Spirito. L’Incontro internazionale delle famiglie, che si svolge a Milano dal 30 maggio al 3 giugno e che ha come tema: «Famiglia, lavoro e festa», può aiutare le comunità cristiane a farsi compagne di viaggio per la gente del nostro tempo.

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