sabato 24 dicembre 2011

312 - UNA MISSIONE PIÙ CHE UN’ANNUNCIAZIONE …

Per una pausa spirituale durante la IVª Settimana di Avvento

“L’angelo Gabriele fu mandato da Dio …” È vero: il messaggio di Gabriele rappresenta un autentico ‘invio in missione’, al modo delle vocazioni profetiche. In effetti Maria porterà la Parola nella sua stessa carne, nel suo grembo, e il Magnificat è un canto che riassume le attese e le speranze destate dai profeti. Il vangelo dell’annunciazione ci permette di reperire le caratteristiche salienti delle nostre vocazioni: umane, spirituali ed ecclesiali. È un testo che non consente alcun commento psicologico o soggettivo della scena evocata. Con arte consumata, ma anche con estrema delicatezza, Luca ha costruito un racconto che è la presentazione – divinamente ispirata – dell’esperienza, di per sé incomunicabile, fatta da Maria. Sotto forma di un dialogostrutturato mirabilmente e colmo di riferimenti all’Antico Testamento, ci viene offerta la sostanza dell’evento. Per raggiungere tale obiettivo nessuna concessione al pittoresco o all’aneddotico. Questa pagina non è stata scritta per soddisfare la nostra curiosità, ma per rivelare un mistero e nutrire la nostra fede.
a. Una missione che trova origine in un dono! «Rallègrati, piena di grazia…». Non si tratta di un convenevole, di una forma usuale di saluto, altrimenti Maria non rimarrebbe ‘turbata’. Le viene rivelato l’amore gratuito e smisurato che Dio ha per lei… Per questo riceve l’assicurazione che è alla base di ogni vocazione profetica: «Il Signore è con te!». Ogni chiamata comincia proprio così: da un dono d’amore del Dio fedele, che porta a compimento, in modo imprevisto, ogni sua promessa. Quando siamo tentati di considerare il compito che ci è stato affidato come un incarico oneroso, di cui percepiamo solo il rischio o la fatica, non dovremmo dimenticare la fiducia e la tenerezza di cui siamo stati oggetto. L’impressione di essere soli, abbandonati a noi stessi, è una ‘prova’, che mette al vaglio la nostra vocazione e talora è anche il ‘sintomo’ di un’incapacità a riconoscere e ad accogliere «Colui che cammina con noi».
b. Una missione da affrontare senza timore. «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio». Maria si sente piccola, prova turbamento «di fronte al mistero di Dio che si avvicina ad un uomo». Percepisce come l’irruzione di Dio sconvolga la sua vita e la proietti nell’inatteso. Ma l’angelo la rassicura: non è davanti ad un progetto bizzarro. È la grazia di Dio che l’ha concepito e che si impegna a portarlo a compimento.
La reazione di Maria non è estranea alle chiamate che ci raggiungono. Capita anche a noi, quando il Signore bussa alla nostra porta, di sobbalzare. In effetti temiamo questa ‘intrusione’, che manda all’aria la nostra tranquillità ed i nostri progetti. Il Dio vicino, che interviene, è da sempre anche un Dio scomodo. Quello che ci propone non riusciamo a comprenderlo fino in fondo e tuttavia rappresenta non un ostacolo, ma un’occasione di grazia, una chance, da afferrare con fiducia.
c. Una missione confortata dai segni. «Come avverrà questo?». Pronta ad accettare il progetto di Dio su di lei, Maria non può fare a meno di porre una ‘giusta domanda’ circa la sua condizione. È l’atto interiore di una persona che mette in dialogo parti contrapposte e pensa attraverso vari ragionamenti per prendere una decisione. La risposta dell’angelo non si fa attendere. Lo Spirito Santo, detto anche potenza dell’Altissimo, realizzerà il piano di Dio ‘scendendo’ e ‘coprendo’ Maria con la sua ombra. Le viene, comunque, offerto un segno, per mostrare che «nulla è impossibile a Dio»: Elisabetta, la sterile, già avanti negli anni, attende un bambino. Anche noi, in effetti, ci poniamo la stessa domanda di Maria: «Come avverrà questo?». Lo facciamo quando veniamo messi di fronte ad impegni rischiosi, ad obiettivi che hanno dell’inverosimile, a cambiamenti che riteniamo al di là delle nostre forze… Se vogliamo imitare Maria, non dobbiamo però approfittarne per sottrarci alla nostra responsabilità. Lo Spirito viene a fecondare la nostra fragilità, basta che noi siamo disponibili ad assecondare il volere di Dio, il suo progetto.
d. Uno stile missionario. Per il cristiano la missione non è un optional, un impegno affidato ai più volenterosi. Condividere l’amore del Padre e di Cristo spinge ad andare in cerca dei bisogni umani, a lasciarsi afferrare dalla loro urgenza. Valorizza le risonanze suscitate, utilizza gli strumenti dell’analisi sociale che li mette in evidenza. Ma scopre anche aspetti nuovi ed insospettati. Rivela l’uomo a se stesso secondo le dimensioni reali del suo essere. Smaschera i desideri scorretti e peccaminosi. Approfondisce le tensioni puramente epidermiche suscitando desideri più ampi. Apre il cuore e le opere dell’uomo alla presenza di Dio nella storia. Annuncia un perdono capace di distruggere l’egoismo e di rigenerare le energie più belle. Un’opera del genere esige uno stile particolare:
– essenzialità, perché siano sempre chiare le priorità, le precedenze, le gerarchie di valore;
– povertà, in armonia con il modo in cui Dio stesso ha realizzato il suo progetto;
– gratuità, perché emerga il dono che ci è stato fatto e che intendiamo trasmettere;
– fraternità, che implica un clima di serenità, di cordialità, di immediatezza nei rapporti personali, così da mettere ognuno a proprio agio favorendo la comunicazione e lo scambio di esperienze.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.