sabato 17 dicembre 2011

310 - QUALE TESTIMONIANZA OGGI?

Per una pausa spirituale durante la IIIª Settimana di Avvento

Nel Quarto vangelo la testimonianza «non è una qualità personale, ma è l’azione precisa del discepolo di riferirsi a qualcun altro in tutto ciò che dice e fa. Così render testimonianza equivale a parlare non di sé, ma di un altro, che è più grande ed importante. Il che significa accettare di essere sempre al secondo posto, perché si sa chi ha il primo posto». Da questo punto di vista il Battista è l’autentico discepolo, il vero servitore. E lo riconosce senza mezzi termini. Non lavora per sé, ma per Colui che viene dopo di lui. Quando due dei suoi discepoli seguiranno l’Agnello di Dio, non farà dunque nulla per trattenerli con sé perché è proprio per questo che è stato mandato. Il suo è un compito a termine e quindi arriva il momento in cui è chiamato a scomparire. Umiltà? Abnegazione? Certo, ma anche la gioia del seminatore che, nella fede, partecipa all’entusiasmo e all’allegria della mietitura.
Possiamo chiederci: “Come vivere questi giorni che ci separano dal Natale?”. Con lo stesso spirito di Giovanni il Battista: pronto a rendere testimonianza a Gesù, il Figlio di Dio venuto nella carne di un uomo; disposto a riconoscere la sua grandezza e a seguirlo, a volgere sguardi e cuore verso di lui. Nei luoghi in cui ci troviamo a vivere, con le nostre diverse responsabilità, con i nostri differenti compiti, siamo spesso tentati di rincorrere un successo personale, di ‘appropriarci’ di quelli che ci aiutano e collaborano con noi, a costo in qualche modo di imprigionarli. E non di rado ci accade di rifiutare in modo maldestro coloro che arrivano ad investire e ad innovare proprio nel terreno da noi considerato terreno di caccia … Com’è difficile, poi, accettare che uno prenda il nostro posto senza criticarlo! Ma gli operai del Vangelo devono essere pronti a lasciarsi superare e a rallegrarsi quando vedono qualcuno crescere e scoprire la vera luce.
Come suggeriva il card. Martini, «Il riconoscerci servi ci ricorda che siamo di fronte ad un compito immensamente più grande di noi, affidatoci da Dio con un gesto di fiducia. Il riconoscerci servi inutili rende liberi e sciolti nel presente: liberi dal peso insopportabile di dover rispondere a ogni costo a tutte le attese, di dover essere sempre perfettamente all’altezza di tutte le sfide storiche di ogni tempo. Questa libertà e scioltezza ci rende umili e modesti, disponibili a fare quanto sta in noi, a riconoscere quanto ci sta ancora davanti e a collaborare con semplicità e senza pretese».
Allora in quali ambiti siamo chiamati a dare testimonianza? Con quali priorità? Alcuni suggerimenti:
• È la testimonianza innanzitutto dell’amore fraterno che fa della comunità un’autentica famiglia, attraverso rapporti personali sinceri, pazienti, accoglienti, disposti a correggere e ad essere corretti, con dolcezza e franchezza, pronti a edificarsi reciprocamente con parole ricche di sapienza cristiana e con esempi di luminosa bontà.
• È la testimonianza della prossimità verso gli ultimi, i più bisognosi, i più trascurati, quanti sono al limite della resistenza, attraverso interventi immediati che non pretendono di risolvere tutto, ma fanno quel che è possibile al momento.
• È la testimonianza dell’animazione sociale e dell’impegno politico, percorsi da un’attenzione più vera ai bisogni delle persone, da interventi che favoriscono l’accoglienza, l’inserimento sociale, la crescita libera di ognuno.
• È la testimonianza del discernimento spirituale. Di fronte a scelte economiche e politiche, a costumi sociali che si vanno consolidando, ad orientamenti che nascono nella vita familiare… la visione cristiana intuisce quali fenomeni rappresentino un inizio promettente di un mondo nuovo e quanti invece, nonostante l’ampio consenso che incontrano, allontanino gli uomini da una vita di libertà e di pace.

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