Quinto giorno: Gratuità, gratitudine, fede nella coppia
Possiamo parlare di gratuità nella coppia?
Bella la parola “gratuità”, ma per capirla e viverla bisogna impararne un’altra: gratitudine. Nel momento in cui siamo riconoscenti per i doni ricevuti, ecco, allora sì, possiamo fare di noi stessi un dono. La gratitudine rende possibile la gratuità verso l’altro/a anche nei momenti difficili.
L’amore ci aiuta a capire quella che abbiamo detto al terzo giorno, cioè che la nostra vita si fa bella mentre abbelliamo la vita di un altro/a. Donarsi significa mettere il nostro io in un noi più grande: nella matematica della coppia, uno più uno non fa due, ma un’unità. E’ questo il miracolo dell’amore!
Un messaggio controcorrente in tempi di individualismo diffuso…
Dio ci ha creati più fragili di ogni altro essere vivente, ma capaci di ricevere più di tutti. Ci ha fatti bene! Ci dice: ti creo con una potenzialità meravigliosa, ma non te la do in un colpo solo. Ti creo in un modo tale che ti sorprenderò mano a mano. La tua vita sarà piena di sorprese. In queste sorprese della vita capirai sempre più profondamente che sei fatto per qualcosa di molto grande. Ti lascerò vulnerabile, perché tu possa reagire di frante all’amore e ogni volta, reagendo, tu possa capire qualcosa in più sulla grandezza a cui sei chiamato.
E per le coppie lontane dall’esperienza della fede?
La tensione erotica è qualcosa che Dio ha messo nell’esistenza della persona perché potesse essere il luogo per cogliere il divino. Alcuni teologi cristiani hanno elaborato una bella riflessione sulla creazione, che viene descritta come lo sgorgare libero della pienezza di Dio che, con uno stesso movimento, esce da Lui ed è chiamata a rientrare nel Suo cuore. Anche il movimento dell’uomo verso la donna, e viceversa, è un modo di attirare le creature verso la comunione con Dio. il fatto di poter ritornare nel cuore di Dio proprio attraverso la sessualità e l’amore ci responsabilizza molto: ci chiede di prestare un’intelligente cura a questo aspetto del vivere di coppia, per costruire qualcosa di bello.
(Intervista a Padre José Noriega, vicepreside del Pontificio Istituto per studi su matrimonio e famiglia fondato da Giovanni Paolo II nel 1981)
Il farsi l’uno con l’altro è il senso profondo dell’amore. La persona non si fa da sola, si fa con l’altra. E’ l’altro che ti stimola, ti fa crescere, ti inquieta, ti chiama per nome. Lo sposarsi è partorirsi l’uno con l’altro, è generarsi. E’ la sposa (e viceversa) che genera lo sposo, che dischiude le sue possibilità. Ciascuno ‘io’ viene sollecitato, sprigionato dall’altro. E’ la relazione con l’altro che fa uscire le ricchezze e le potenzialità dell’io. Spesso tale schiudersi è così lento, progressivo, silenzioso che neanche si avverte, ma esiste e progredisce. Per questo devi esplodere la gratitudine.
Possiamo parlare di gratuità nella coppia?
Bella la parola “gratuità”, ma per capirla e viverla bisogna impararne un’altra: gratitudine. Nel momento in cui siamo riconoscenti per i doni ricevuti, ecco, allora sì, possiamo fare di noi stessi un dono. La gratitudine rende possibile la gratuità verso l’altro/a anche nei momenti difficili.
L’amore ci aiuta a capire quella che abbiamo detto al terzo giorno, cioè che la nostra vita si fa bella mentre abbelliamo la vita di un altro/a. Donarsi significa mettere il nostro io in un noi più grande: nella matematica della coppia, uno più uno non fa due, ma un’unità. E’ questo il miracolo dell’amore!
Un messaggio controcorrente in tempi di individualismo diffuso…
Dio ci ha creati più fragili di ogni altro essere vivente, ma capaci di ricevere più di tutti. Ci ha fatti bene! Ci dice: ti creo con una potenzialità meravigliosa, ma non te la do in un colpo solo. Ti creo in un modo tale che ti sorprenderò mano a mano. La tua vita sarà piena di sorprese. In queste sorprese della vita capirai sempre più profondamente che sei fatto per qualcosa di molto grande. Ti lascerò vulnerabile, perché tu possa reagire di frante all’amore e ogni volta, reagendo, tu possa capire qualcosa in più sulla grandezza a cui sei chiamato.
E per le coppie lontane dall’esperienza della fede?
La tensione erotica è qualcosa che Dio ha messo nell’esistenza della persona perché potesse essere il luogo per cogliere il divino. Alcuni teologi cristiani hanno elaborato una bella riflessione sulla creazione, che viene descritta come lo sgorgare libero della pienezza di Dio che, con uno stesso movimento, esce da Lui ed è chiamata a rientrare nel Suo cuore. Anche il movimento dell’uomo verso la donna, e viceversa, è un modo di attirare le creature verso la comunione con Dio. il fatto di poter ritornare nel cuore di Dio proprio attraverso la sessualità e l’amore ci responsabilizza molto: ci chiede di prestare un’intelligente cura a questo aspetto del vivere di coppia, per costruire qualcosa di bello.
(Intervista a Padre José Noriega, vicepreside del Pontificio Istituto per studi su matrimonio e famiglia fondato da Giovanni Paolo II nel 1981)
Il farsi l’uno con l’altro è il senso profondo dell’amore. La persona non si fa da sola, si fa con l’altra. E’ l’altro che ti stimola, ti fa crescere, ti inquieta, ti chiama per nome. Lo sposarsi è partorirsi l’uno con l’altro, è generarsi. E’ la sposa (e viceversa) che genera lo sposo, che dischiude le sue possibilità. Ciascuno ‘io’ viene sollecitato, sprigionato dall’altro. E’ la relazione con l’altro che fa uscire le ricchezze e le potenzialità dell’io. Spesso tale schiudersi è così lento, progressivo, silenzioso che neanche si avverte, ma esiste e progredisce. Per questo devi esplodere la gratitudine.
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