La fede e l’umiltà di coloro che sanno farsi, davanti a Dio, piccoli e semplici,permette loro di scoprirne le tracce altrimenti invisibili. E permette altresì di fare esperienza della sua protezione e guida, di trovare in lui ristoro se stanchi e liberazione se oppressi. Per questo i ‘piccoli’ sanno anche esprimere la loro gioia di fronte ai segni di Dio, presente anche nel nostro mondo distratto.
«Venite a me…»(Matteo 11,28) Gesù si propone come nostro maestro, come colui che apre uno spazio di libertà, che ci educa a intuire un certo senso della vita. Vuole aprire la nostra vita alla serenità e alla gioia. In che modo ci educa a un nuovo modo di rapportarci con Dio e trovare serenità? Preferisce un asino al cavallo dei vincitori; sceglie lo scandalo della croce, piuttosto che la corona dei potenti; sceglie di spiegare il Regno con le storie della vita di ogni giorno, piuttosto che con dotti e profondi ragionamenti e sentenze sulla Legge di Mosè. Ascoltando Gesù, ma soprattutto guardando la sua vita noi capiamo chi è Dio. Questo è il suo modo di fare il Messia. Questo strano maestro ci fa fare a poco a poco l’apprendistato dei tempi nuovi e dell’amore a Dio e dell’amore ai fratelli.
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra…» (Matteo 11,25) a dare lode per l’opera meravigliosa compiuta nella rivelazione del Figlio. Il vangelo non sopporta dei cristiani immusoniti. La rivelazione di Dio e la rivelazione del cammino di libertà per accostarci a lui è un dono di cui si deve essere riconoscenti. Nello stesso tempo la pagina evangelica invita a vivere la beatitudine dei poveri, beatitudine che Gesù ha vissuto per primo. Questo è un cammino aperto a tutti, senza distinzioni, anche a quanti sono schiacciati dalla vita, addirittura oppressi da religiosità asfissianti. Per intraprendere questa strada non c’è bisogno di avere una superiorità intellettuale o una integrità morale scaturita da una dura lotta. Basta intessere un legame fiducioso e profondo con Gesù «mite e umile di cuore».
Preghiera - Non ti è bastato venire alla luce in un alloggio di fortuna, nel bel mezzo del censimento e di avere come culla una mangiatoia. Tutta la tua vita, Gesù, dall’inizio alla fine, reca i connotati della povertà, della semplicità e dell’umiltà.
Nulla di appariscente e straordinario nei trent’anni della tua vita a Nazaret, tanto da destare la sorpresa dei tuoi compaesani alla tua prima uscita ufficiale, alla prima dichiarazione sconcertante. E anche il tuo ministero non si avvale di un grande spiegamento di forze, di risorse consistenti, dell’appoggio di persone in vista.
Tu rifuggi dall’uso della forza, dall’esibizione del tuo potere e non ti proponi di sbaragliare i tuoi oppositori, i tuoi avversari. Preferisci essere il Messia che cavalca un asino, disposto ad offrire la tua vita piuttosto che toglierla agli altri, pronto ad essere addirittura giudicato e condannato, inchiodato ad una croce. Eppure, Gesù, è proprio così che tu hai cambiato il corso della storia e hai rivelato ai piccoli e ai poveri l’amore di Dio che raggiunge ogni creatura.
«Venite a me…»(Matteo 11,28) Gesù si propone come nostro maestro, come colui che apre uno spazio di libertà, che ci educa a intuire un certo senso della vita. Vuole aprire la nostra vita alla serenità e alla gioia. In che modo ci educa a un nuovo modo di rapportarci con Dio e trovare serenità? Preferisce un asino al cavallo dei vincitori; sceglie lo scandalo della croce, piuttosto che la corona dei potenti; sceglie di spiegare il Regno con le storie della vita di ogni giorno, piuttosto che con dotti e profondi ragionamenti e sentenze sulla Legge di Mosè. Ascoltando Gesù, ma soprattutto guardando la sua vita noi capiamo chi è Dio. Questo è il suo modo di fare il Messia. Questo strano maestro ci fa fare a poco a poco l’apprendistato dei tempi nuovi e dell’amore a Dio e dell’amore ai fratelli.
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra…» (Matteo 11,25) a dare lode per l’opera meravigliosa compiuta nella rivelazione del Figlio. Il vangelo non sopporta dei cristiani immusoniti. La rivelazione di Dio e la rivelazione del cammino di libertà per accostarci a lui è un dono di cui si deve essere riconoscenti. Nello stesso tempo la pagina evangelica invita a vivere la beatitudine dei poveri, beatitudine che Gesù ha vissuto per primo. Questo è un cammino aperto a tutti, senza distinzioni, anche a quanti sono schiacciati dalla vita, addirittura oppressi da religiosità asfissianti. Per intraprendere questa strada non c’è bisogno di avere una superiorità intellettuale o una integrità morale scaturita da una dura lotta. Basta intessere un legame fiducioso e profondo con Gesù «mite e umile di cuore».
Preghiera - Non ti è bastato venire alla luce in un alloggio di fortuna, nel bel mezzo del censimento e di avere come culla una mangiatoia. Tutta la tua vita, Gesù, dall’inizio alla fine, reca i connotati della povertà, della semplicità e dell’umiltà.
Nulla di appariscente e straordinario nei trent’anni della tua vita a Nazaret, tanto da destare la sorpresa dei tuoi compaesani alla tua prima uscita ufficiale, alla prima dichiarazione sconcertante. E anche il tuo ministero non si avvale di un grande spiegamento di forze, di risorse consistenti, dell’appoggio di persone in vista.
Tu rifuggi dall’uso della forza, dall’esibizione del tuo potere e non ti proponi di sbaragliare i tuoi oppositori, i tuoi avversari. Preferisci essere il Messia che cavalca un asino, disposto ad offrire la tua vita piuttosto che toglierla agli altri, pronto ad essere addirittura giudicato e condannato, inchiodato ad una croce. Eppure, Gesù, è proprio così che tu hai cambiato il corso della storia e hai rivelato ai piccoli e ai poveri l’amore di Dio che raggiunge ogni creatura.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.