L’immagine del seminatore, o meglio del seme gettato su molti tipi di terreno, ci parla della nostra vita e della originalità della Parola che può operare meraviglie in noi, se lasciata agire. La parabola ispira profonda fiducia, poiché nessun terreno è privato della parola di Dio.
La recente esortazione apostolica Verbum Domini di Benedetto XVI ripropone il tema centrale della parola di Dio nella vita della Chiesa ed in un passaggio richiama il dialogo d’amore al quale Dio chiama l’uomo e in cui lo vuole suo partner. Dice il Papa al n.22: “Il mistero dell’Alleanza esprime questa relazione tra Dio che chiama con la sua Parola e l’uomo che risponde, nella chiara consapevolezza che non si tratta di un incontro tra due contraenti alla pari; ciò che noi chiamiamo Antica e Nuova Alleanza non è un atto di intesa tra due parti uguali, ma puro dono di Dio. Mediante questo dono del suo amore Egli, superando ogni distanza, ci rende veramente suoi «partner», così da realizzare il mistero nuziale dell’amore tra Cristo e la Chiesa. In questa visione ogni uomo appare come il destinatario della Parola, interpellato e chiamato ad entrare in tale dialogo d’amore con una risposta libera. Ciascuno di noi è reso così da Dio capace di ascoltare e rispondere alla divina Parola. L’uomo è creato nella Parola e vive in essa; egli non può capire se stesso se non si apre a questo dialogo. La Parola di Dio rivela la natura filiale e relazionale della nostra vita. Siamo davvero chiamati per grazia a conformarci a Cristo, il Figlio del Padre, ed essere trasformati in Lui”.
Accogliere la proposta di dialogo che il Signore instaura è l’atto della fede con cui il cristiano riconosce di non bastare a se stesso, ma di avere bisogno della Parola che chiama, illumina, nutre, dà senso, salva; riconosce che la Parola sollecita di essere
accolta e allora diventa feconda. L’azione liturgica è luogo privilegiato per questo dialogo, perché ciò che viene annunciato si realizza, diventa vivo nel sacramento che si celebra per essere attuale, storicamente attuale nella vita del cristiano. Il frutto che essa produce è ora la coerenza di vita che sa respingere ciò che è contrario al nome cristiano per seguire ciò che invece gli è proprio.
La recente esortazione apostolica Verbum Domini di Benedetto XVI ripropone il tema centrale della parola di Dio nella vita della Chiesa ed in un passaggio richiama il dialogo d’amore al quale Dio chiama l’uomo e in cui lo vuole suo partner. Dice il Papa al n.22: “Il mistero dell’Alleanza esprime questa relazione tra Dio che chiama con la sua Parola e l’uomo che risponde, nella chiara consapevolezza che non si tratta di un incontro tra due contraenti alla pari; ciò che noi chiamiamo Antica e Nuova Alleanza non è un atto di intesa tra due parti uguali, ma puro dono di Dio. Mediante questo dono del suo amore Egli, superando ogni distanza, ci rende veramente suoi «partner», così da realizzare il mistero nuziale dell’amore tra Cristo e la Chiesa. In questa visione ogni uomo appare come il destinatario della Parola, interpellato e chiamato ad entrare in tale dialogo d’amore con una risposta libera. Ciascuno di noi è reso così da Dio capace di ascoltare e rispondere alla divina Parola. L’uomo è creato nella Parola e vive in essa; egli non può capire se stesso se non si apre a questo dialogo. La Parola di Dio rivela la natura filiale e relazionale della nostra vita. Siamo davvero chiamati per grazia a conformarci a Cristo, il Figlio del Padre, ed essere trasformati in Lui”.
Accogliere la proposta di dialogo che il Signore instaura è l’atto della fede con cui il cristiano riconosce di non bastare a se stesso, ma di avere bisogno della Parola che chiama, illumina, nutre, dà senso, salva; riconosce che la Parola sollecita di essere
accolta e allora diventa feconda. L’azione liturgica è luogo privilegiato per questo dialogo, perché ciò che viene annunciato si realizza, diventa vivo nel sacramento che si celebra per essere attuale, storicamente attuale nella vita del cristiano. Il frutto che essa produce è ora la coerenza di vita che sa respingere ciò che è contrario al nome cristiano per seguire ciò che invece gli è proprio.
Preghiera - La tua parola, Gesù, è come un seme: un seme che scompare nella terra, un seme divorato dagli uccelli, un seme ingoiato dal frastuono, un seme destinato immediatamente a terminare la sua storia.
La tua parola, Gesù, è come un seme: spunta presto un germoglio e già fa intravedere la possibilità di un frutto, ma è un’illusione fugace perché basta poco per farlo seccare, per soffocarlo e spegnere un futuro troppo fragile.
La tua parola, Gesù, è come un seme: così piccolo da far pensare ad un raccolto striminzito, ad una spiga misera, ad un cibo insufficiente. E invece, al di là delle apparenze, questo seme può manifestare una fecondità insperata, una ricchezza imprevista, un’abbondanza che supera le più rosee aspettative.
A noi, che cerchiamo spasmodicamente un’efficacia immediata, una forza travolgente, risultati magici, tu proponi un dono dall’aspetto dimesso e modesto, ma dagli effetti smisurati.
La tua parola, Gesù, è come un seme: spunta presto un germoglio e già fa intravedere la possibilità di un frutto, ma è un’illusione fugace perché basta poco per farlo seccare, per soffocarlo e spegnere un futuro troppo fragile.
La tua parola, Gesù, è come un seme: così piccolo da far pensare ad un raccolto striminzito, ad una spiga misera, ad un cibo insufficiente. E invece, al di là delle apparenze, questo seme può manifestare una fecondità insperata, una ricchezza imprevista, un’abbondanza che supera le più rosee aspettative.
A noi, che cerchiamo spasmodicamente un’efficacia immediata, una forza travolgente, risultati magici, tu proponi un dono dall’aspetto dimesso e modesto, ma dagli effetti smisurati.
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