lunedì 8 ottobre 2012

439 - L’UOMO NON DIVIDA QUELLO CHE DIO HA CONGIUNTO

Una settimana di riflessione sul Matrimonio

Quinto giorno

Alla domanda provocatoria rivoltagli da alcuni farisei «per metterlo alla prova», Gesù risponde prendendo posizione su di un tema scottante e delicato: quello del divorzio, meglio sarebbe dire del ripudio della propria moglie. La risposta di Gesù è un invito a riandare al disegno originario di Dio, così come si è espresso «dall’inizio della creazione …». Ai farisei che richiamavano la legge stabilita da Mosè, egli contrappone la legge di Dio scritta nella creazione stessa. I farisei tendevano a giustificare la superiorità dell’uomo sulla donna, che poteva essere ripudiata, cacciata via dal marito, anche per motivi futili secondo alcuni rabbini. Gesù risale all’origine, che non è solo l’origine della creazione, ma anche il momento in cui un uomo e una donna decidono di costruire insieme una storia. L’amore (o il destino – a volte viene definito così – che ha fatto incontrare e scattare l’innamoramento), deve diventare l’amore che i due scelgono e fanno crescere, facendolo diventare storia concreta. In questo modo l’amore diventerà di volta in volta anche pazienza, ascolto, perdono, sacrificio, attenzione, sopportazione, riconciliazione. Diventerà in altre parole un amore fedele: la fedeltà è infatti costitutiva del matrimonio cristiano. La promessa scambiata il giorno del matrimonio non deve venir meno, perché l’uomo non può separare ciò che Dio ha congiunto. Da qui la necessità di non giungere impreparati a questo passo, di non considerarlo con leggerezza come una realtà provvisoria e soggetta agli umori e alle circostanze del momento.

Le affermazioni di principio però sempre più frequentemente si devono confrontare con situazioni in cui l’ideale evangelico sembra irraggiungibile, in cui la rottura del vincolo diviene a volte inevitabile, o comunque subita. Queste situazioni richiedono da parte di tutta la comunità cristiana molta attenzione e comprensione, soprattutto verso la parte più debole, che soffre maggiormente o che comunque non ha altra scelta che subire la scelta di altri. Sono situazioni che però interrogano anche il modo con il quale educhiamo fin da piccoli i nostri figli su questi temi. Proviamo a chiederci: Come educhiamo all’amore? Quale visione della sessualità trasmettiamo? Al matrimonio infatti ci si prepara non solo nei mesi immediatamente precedenti con il ‘corso’. Se il matrimonio, al pari della vita consacrata, è vocazione, ci si prepara iniziando da quando si nasce!

È interessante il seguente passo tratto dal Direttorio di pastorale familiare della CEI: «[Il matrimonio] ci appare, perché realmente lo è, come ‘grazia’ e ‘vocazione’, che specificano e sviluppano il dono e il compito ricevuti nel Battesimo. Infatti, all’origine di ogni matrimonio, prima ancora della pur necessaria volontà di amore dei due coniugi, sta un atto di predestinazione ad essere conformi all’immagine di Gesù Cristo e a realizzare questa conformità secondo il dono e il carisma della coppia. L’amore coniugale tra un uomo e una donna può sgorgare e può consolidarsi perché trova nell’amore di Gesù in croce la sua sorgente ultima, la sua forza plasmatrice, il suo costante alimento; e così ogni matrimonio può e deve dirsi una eco del sì di Cristo in croce. È grazie al dono dello Spirito che, giorno dopo giorno, Gesù Cristo viene plasmato nel cuore e nella vita degli sposi, i quali diventano sacramento reale del suo amore totale, unico, fedele e fecondo» (n. 12).

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